Giovanna Casadio, la Repubblica 01/11/2012, 1 novembre 2012
DI PIETRO SOTTO ASSEDIO “SCIOLGO L’ITALIA DEI VALORI E FACCIO LA COSA CON LA FIOM”
[Il leader punta a un fronte con Grillo] –
ROMA
— La sorte dell’Idv è ancora tutta nelle sue mani. Se qualcuno aveva pensato di sfiduciarlo, non c’è riuscito. Però nelle ore di passione che Antonio
Di Pietro sta vivendo ormai da settimane - sotto accusa lui personalmente e non solo di dipietristi corrotti - ecco la mossa a sorpresa: l’ex pm pensa di sciogliere il partito. Basta “Italia dei valori”, via a un grande Movimento. Un Movimentone, in cui coinvolgere soprattutto la Fiom di Landini.
Dopo quattro ore di ufficio di presidenza, il comunicato alle agenzie di stampa parla di «fase costituente» che sarà inaugurata a dicembre con una mega assemblea «aperta a tutti gli eletti, gli amministratori e gli iscritti
Idv». Sarà la tappa in vista di un Congresso straordinario che accoglierà «figure rappresentative di realtà e movimenti». Ma ieri, durante il vertice - secondo round delle otto ore di martedì -Di Pietro fa la mossa del cavallo. Tra l’estinzione e il rilancio, sceglie lo scioglimento. Il termine che usa è «trasformazione». Trasformare Idv. Guidare il processo, e non da solo, insieme ad altri leader.
Del resto, è una strettoia quella in cui Di Pietro si trova. Il Pd gli ha chiuso la porta in faccia, dopo la deriva grillina. Grillo non vuole sentire parlare di alleanze, però è proprio a lui che l’ex pm pensa per saldare «il fronte dei non allineati». Ci sarà «un gran bisogno di oppositori seri», scrive Marco Travaglio sul Fatto, e Di Pietro posta sul suo blog l’editoriale. Lo fa suo. Il Movimentone dipietrista potrebbe anche correre da solo alle elezioni, ma in un patto con «i ragazzi di Grillo». «Amareggiato»: è l’aggettivo che gli stessi amici dell’ufficio di presidenza usano per descrivere lo stato d’animo del leader. Metà giornata ieri Di Pietro la passa a recuperare persino le visure catastali delle case che possiede. Nell’intervista tv di Report, domenica, è stato accusato di aver investito in immobili per sé, i soldi del partito. Sul sito da un paio di giorni ha messo le carte che dimostrano come il finanziamento pubblico non sia mai passato per le sue tasche, né per quelle della sua famiglia. Ma il web è ancora scatenato contro di lui: erano passati gli Scilipoli, i Razzi, prima ancora i De Gregorio, giudicati da iscritti e simpatizzanti dei “traditori”. Ora nel partito dell’anticorruzione, creato dal giudice-simbolo di Mani pu-lite, la vicenda di Vincenzo Maruccio pesa come un macigno. «Le mele marce stanno diventando un frutteto»: ha denunciato il sindaco di Napoli, De Magistris chiedendo di fatto a Di Pietro di fare un passo indietro. «Rinnovamento e rilancio», vuole Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo. Lo showdown è solo rinviato. Intanto sono state stabilite regole severe per la selezione delle candidature con il massimo di trasparenza (in rete i curricula dei candidati) e un comitato di garanti per valutarli. Il bilancio del partito sarà passato al setaccio da un collegio di revisori.
A fare pressing per riportare Idv nell’alleanza di centrosinistra con Pd e Sel è Massimo Donadi. Capogruppo dipietrista a Montecitorio, Donadi aveva chiesto il congresso straordinario subito. Commenta: «Prendo atto che la mia richiesta di un congresso subito, necessaria per rilanciare l’azione del partito in vista delle elezioni, non è stata accolta e ho il timore che rinviare a dopo, significhi attendere troppo». Tuttavia, ritiene che «un passo avanti» sia stato fatto, e annuncia battaglia in assemblea. Comunque nella Terza Repubblica che verrà, il partito “personale” dell’ex pm di Mani pulite non ci sarà più. Alla guida del Movimentone o di quel che verrà, non ci sarà Di Pietro. Perlomeno non da solo. Lo scioglimento del resto - aveva ammesso anche alla kermesse di Vasto - è inevitabile. Prevedeva sarebbe avvenuto dopo le elezioni del 2013. Tutto quello che è accaduto, lo costringe ad accelerare.