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 2012  novembre 01 Giovedì calendario

TRASPARENTI ANCHE NOI?


(con schede dei VIP)

Scarsa concentrazione, insonnia, calo della libido, aumento di peso e depressione. Sono i campanelli d’allarme che hanno l’ingrato compito di segnalare al maschio ultracinquantenne l’imminente débâcle psicofisica dovuta al calo del testosterone: l’andropausa. Gli inglesi, dotati di proverbiale ironia, la chiamano irritable male syndrom (la sindrome dell’uomo sull’orlo di una crisi di nervi). Dalle nostre parti, invece, l’andropausa è tabù più infausto del suo corrispettivo al femminile, menopausa. Parola da chiudere tra le pagine dei vocabolari, da esaminare nell’atmosfera asettica degli studi medici: il testosterone, ormone dell’alcova, relegato sulla panchina ai giardinetti è più imbarazzante dell’impotenza, sdoganata dalle barzellette. La domanda che sorge spontanea (agli uomini) è: ma l’andropausa esiste davvero? O è una montatura delle case farmaceutiche, pronte a lucrare sull’ossessione dell’eterna giovinezza? E se sì: cosa succede al maschio metropolitano femminilizzato, insomma al metrosexual di nostra conoscenza, quando va in andropausa? «È un dato di fatto che, dopo i 50 anni, un certo numero di uomini dimostri un calo di testosterone nel sangue», spiega Fabrizio Menchini Fabris, direttore del centro di Andrologia dell’Università di Pisa. Ovviamente il fenomeno si può aggravare: dipende dalla predisposizione genetica, dallo stile di vita che si conduce o se, nel corso degli anni, si sono verificati stress prolungati. «Se intervengono sintomi significativi come deficit immunitari, osteoporosi e mancanza di fertilità si può intervenire con una terapia sostitutiva a base di testosterone», aggiunge il professor Fabris. Insomma il dibattito rimane aperto, purché si parli sottovoce. E a un’unica condizione: l’anonimato degli intervistati.
«L’andropausa non esiste, è solo una questione di testa», sbotta Luca, 59 anni, imprenditore. «A quasi 60 anni, se voglio fare l’amore, non ho problemi, ma devono cambiare le modalità. Altrimenti si resta impantanati nell’ansia da prestazione. I maschi, dopo i cinquant’anni, devono evolversi dalla scopata del sabato sera che rimbocca le coperte alla coscienza fino al weekend successivo. Io mi sono trasformato nell’uomo degli abbracci notturni, scoprendo una sensualità che gioca una partita più intensa. Spogliando l’anima dalla ruggine o dal timore di apparire troppo femminile e romantico. Ma il risultato è stato molto coinvolgente. Sia per me, sia per mia moglie».
Così, poco alla volta, affiorano ultracinquantenni reattivi e curiosi di scoprire cosa si nasconde, girato l’angolo dei 60. Non più rapaci, ma capaci di vivere rapporti più maturi e selettivi che in passato. Uomini che stanno perdendo il pelo, ma forse anche il vizio di rincorrere le trentenni come formula antiage, «perché una ragazza accanto a un sessantenne è l’evidenziatore fosforescente della differenza d’età», incalza Fabrizio, 58 anni, art director. Insomma l’eroe è stanco. Superman non chiude più la zip della tuta perché ha cambiato taglia e forse anche testa. Ebbene sì, il maschio brizzolato avverte la rilassata urgenza di sganciarsi da una virilità stremata dai timbri di cartellino. E dal cuore di questa disubbidienza si fanno avanti maschi ganzissimi, over-50. Ribelli alle regole del gioco, refrattari alla chimica («mi sembra una follia che mia moglie debba impasticcarsi ogni sera per sedare la paura di invecchiare») e molto, ma molto prudenti con il Viagra. Perché oscillare tra dipendenza e perdita di controllo è il sistema migliore per farsi inghiottire dalle sabbie mobili dell’inadeguatezza. Una buona notizia per le loro coetanee. Si scopre infatti che l’uomo che non deve chiedere mai, superati i 50, si tormenta con gli stessi nostri dilemmi: «Sono davvero fuori gioco?», «Sarà il caso di mettermi a dieta o mollo gli ormeggi?». Ma anche: «Che io sia diventato trasparente?». E la sindrome da Vetril, l’ansia da improvvisa invisibilità che lacera le cinquantenni, contagia anche i loro mariti. Poi, qualcuno, finalmente, intuisce, pure come noi, che forse il segreto è riuscire a stare bene al mondo. Trovando un posto comodo, il più vicino possibile alla serenità. Finché dura. Finché durano i capelli, i muscoli, la salute, la voglia di esserci, la curiosità.
Funziona però anche qualche colpo di testa postadolescenziale. Come quello di Marco, avvocato 57enne, che «tanto per capire se l’andropausa si può sconfiggere o no, a forza di fare l’amore con la mia compagna, siamo rimasti incinti». Con tanto di plurale gagliardo. Colpo di genio più esplosivo di qualsiasi terapia. Rivoluzione ormonale che, invece di sostituire, mescola estrogeni e testosterone, sindromi e sintomi, fisime e tentazioni. Tutti insieme, più o meno appassionatamente, sul carrozzone di un’età fugace e interminabile che galoppa dai 50 agli 80.
L’andropausa, a differenza del climaterio femminile, è tracciata con l’inchiostro simpatico: c’è, ma non si vede. «In realtà non esiste, si tratta di un normale rallentamento degli ormoni, perché l’invecchiamento è inevitabile. E diventa un fenomeno culturale che ruota intorno alla prospettiva di vita che oggi ha superato gli ottant’anni», conclude il professor Daniele Maria Cusi, ordinario di Nefrologia alla facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano. Basta non piangere sul tempo passato. Altrimenti si rischia di scivolare in quella zona, emozionalmente vischiosa, che non matura e non si rassegna al passare del tempo. Dove il satiro che ingurgita Viagra è protagonista solitario e patetico.

DATI SUI VIP:
Kevin Spacey, 53 anni: Pelle disidratata, calvizie, tendenza all’anemia.
Richard Gere, 63 anni: Calo della memoria, incanutimento, scarsa capacità di concentrazione.
Bruce Willis, 57 anni: Insonnia, ipertensione, eccesso di sudorazione.
Liam Neeson, 60 anni: Diminuzione dell’entusiasmo, stanchezza crescente, atrofia muscolare.
Harrison Ford, 70 anni: Depressione, malinconia, maniacalità ossessiva.
Andy Garcia, 56 anni: Pessimismo, suscettibilità, calo netto dell’autostima.
Mel Gibson, 56 anni: Irritabilità, vittimismo, aggressività ingiustificata.
Alec Baldwin, 54 anni: Aumento di peso, crescita della ghiandola mammaria, scarso rendimento fisico.