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 2012  novembre 01 Giovedì calendario

Israele non aspetta più L’attacco all’Iran dopo il voto americano - A distanza di pochi giorni dalle elezioni americane (anche se si può già votare in anticipo come ha fatto il presidente Obama a Chi­cago) riaffiora l’incubo per Washington e per Gerusalemme di una azione militare israeliana contro l’Iran

Israele non aspetta più L’attacco all’Iran dopo il voto americano - A distanza di pochi giorni dalle elezioni americane (anche se si può già votare in anticipo come ha fatto il presidente Obama a Chi­cago) riaffiora l’incubo per Washington e per Gerusalemme di una azione militare israeliana contro l’Iran.Molto faceva pensa­re che una intesa fosse stata rag­giunta fra Netanyahu e Obama per evitare un attacco israeliano contro l’Iran prima delle elezioni. Ora si ha l’impressione che co­munque esse vadano, l’operazio­ne contro Teheran è prossima, an­che se Washington si sforza ad as­sicurare a Gerusalemme che non permetterà all’Iran di fabbricare la bomba. (A riprova della deter­minazione americana oltre mille soldati statunitensi stanno parte­cipando a una grande manovra congiunta difensiva anti missilisti­ca). Nonostante l’opposizione a un attacco israeliano autonomo al­l’Iran resti forte ( dal presidente Pe­res alle più alte gerarchie militari e di sicurezza) alla base di questa possibilità c’è la recentissima fu­sione del partito Likud di Natan­yahu con quello del ministro della difesa Lieberman (Israel Beite­nu). Secondo Haaretz si tratta del­la formazione di un «gabinetto di guerra». Il bombardamento «mi­sterioso », la settimana scorsa, del deposito di armi e munizioni di origine iraniana nei pressi di Khar­tum, la capitale del Sudan, desti­nato a rifornire Hezbollah e Ha­mas, sarebbe una prova generale per l’attacco (1.700 km da Israele cioè stessa distanza che con Qom, la base sotterranea nucleare ira­niana; uso apparente di un nuovo marchingegno capace paralizza­re l’elettricità, ecc). Per il primo ministro Natanyahu, anche se ri­conosce che le sanzioni contro l’Iran stanno facendo effetto, non si può più rimandare ulteriormen­te la decisione militare per alme­no cinque ragioni. A Che vinca Obama o Romney nessuno dei due potrebbe interve­nire nell’immediato contro l’Iran. Il primo perché convinto di poter fermare la corsa iraniana alla bom­ba con le sanzioni e negoziati che prendono tempo; il secondo per­ché non sarebbe al potere che in gennaio. B L’Iran con le nuove centrifu­ghe per l’arricchimento dell’ura­nio installate negli scorsi giorni nella base sotterranea di Qom sa­rebbe ormai in grado entro un me­se se non meno di far esplodere una carica atomica sotterranea comprovante la capacità di Tehe­ran di­darsi in qualunque momen­to uno strumento nucleare monta­bile su un missile. C L’America si trova a migliaia di chilometri dall’Iran e può atten­dere, Israele a centinaia e non può aspettare che Teheran sia in gra­do di armare i suoi missili con una carica nucleare ridotta. D Un Iran con la bomba­anche se non la usasse mai - sarebbe un Iran dotato di una potenzialità ne­goz­iale centuplicata tanto nei con­fronti dell’Occidente che dei pae­si del Medio oriente. E In tal caso Israele perdereb­be la su­a autonomia politica e mili­tare nei confronto degli arabi, del­l’Onu e in particolare sulla que­stione palestinese soprattutto nel caso vincesse Obama. Natanyahu si prepara anche a far fronte a questa eventualità raf­forzando alle prossime elezioni generali (22 gennaio, il giorno do­po l’entrata in carica del nuovo presidente americano) la propria posizione all’interno. Unendosi a Avigdor Lieberman potrebbe otte­nere 50 seggi ( su 120) al parlamen­to di Gerusalemme creando un go­verno di destra laico nazionalista, libero dai ricatti dei partiti religio­si ( contrari ad una azione autono­ma contro l’Iran) e meno sensibili alle pressioni di una presidenza Obama bis favorevole ai palestine­si e contraria alla estensione della colonizzazione ebraica in Cisgior­dania.