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 2012  novembre 01 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - NOVITA’ NELLA LEGGE DI STABILITA’


ARTICOLI DI STAMATTINA DEL CORRIERE DELLA SERA
M.SEN.
ROMA — Salta la riduzione delle aliquote Irpef ma in cambio ci saranno almeno per il 2013 sgravi specifici per i lavoratori dipendenti, la manovra sulle detrazioni e le deduzioni fiscali sarà rinviata di un anno, e l’aumento dell’Iva sarà limitato all’aliquota del 21% e non toccherà quelle agevolate sui beni di prima necessità. Governo e maggioranza hanno trovato ieri un compromesso che modifica profondamente la legge di Stabilità del 2013 che, senza modificare i saldi, punta comunque sulla riduzione delle tasse. «Un’inversione di tendenza, un piccolo passo che può avere un grande significato» ha detto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, auspicando un ritorno della crescita economica nella prima metà del 2013, che consentirebbe «di guardare anche oltre il traguardo del pareggio di bilancio». E ieri notte il consiglio dei ministri ha approvato il recepimento anticipato della direttiva Ue dei pagamenti che impone alla pubblica amministrazione di soddisfare i creditori entro 30 giorni, norma voluta dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che pone l’Italia all’avanguardia tra i maggiori Paesi europei. Il decreto prevede anche il passaggio dal 7% all’8% degli interessi legali moratori in più sul tasso Bce. Il termine dei 30 giorni varrà anche nei rapporti tra le stesse imprese. Termini superiori a 60 giorni possono essere previsti solo in casi particolari e in presenza di obiettive giustificazioni. La norma si applica ai contratti conclusi dal gennaio 2013.
Tornando alla legge di Stabilità, l’intesa raggiunta da Grilli con i relatori del provvedimento in commissione alla Camera, Renato Brunetta (Pdl), Pier Paolo Baretta (Pd) e Amedeo Ciccanti (Udc), prevede la creazione di un fondo, nel 2013, per la riduzione della pressione fiscale alimentato dalla spending review sugli incentivi alle imprese affidata a Francesco Giavazzi e dai proventi della lotta all’evasione. Governo e maggioranza hanno anche concordato la destinazione del nuovo Fondo di Palazzo Chigi, circa 900 milioni di risorse, alla spesa sociale e ai non autosufficienti.
Le aliquote Irpef sui primi due scaglioni di reddito resteranno dunque invariate. L’operazione sarebbe costata 4,5 miliardi l’anno prossimo e 6,8 miliardi a regime, e una parte dei relativi risparmi sarà utilizzata per la riduzione del cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e il salario netto che arriva al lavoratore. Per il prossimo anno lo sgravio fiscale dovrebbe riguardare solo i lavoratori dipendenti mentre dal 2014 l’abbattimento del cuneo interesserà anche le imprese, forse con una nuova riduzione Irap.
Altre risorse serviranno per sterilizzare l’ipotizzato aumento dell’aliquota Iva dal 10% all’11% su alcuni beni e servizi di prima necessità (carne, latte, verdura, frutta, acqua, energia elettrica, gas) da luglio 2013. L’incremento riguarderà solo l’aliquota del 21%, che salirà al 22%, applicata ai rimanenti generi di consumo.
L’accordo governo-maggioranza blocca anche la manovra su detrazioni e deduzioni fiscali cancellando la retroattività, il punto più contestato dai partiti. La franchigia di 250 euro per entrambe e il tetto di 3.000 euro per le sole detrazioni si applicheranno sulle dichiarazioni dei redditi 2013, quindi quelle presentate nel 2014. Per il momento la manovra sulle agevolazioni fiscali è sospesa e non si esclude che il governo possa articolarla in maniera diversa. Gli emendamenti che recepiranno le modifiche concordate dovrebbero essere presentati in commissione Bilancio nei prossimi giorni.
Sul tappeto restano ancora alcuni nodi da sciogliere, tra i quali le risorse per scongiurare l’allungamento dell’orario per gli insegnanti ed alcuni aspetti della nuova Tobin tax sulle transazioni finanziarie. E non è escluso che prima degli emendamenti si tenga un nuovo vertice tra governo e maggioranza.
M. Sen.

MARIO SENSINI
ROMA — Il redditometro fai-da-te, il software che permetterà di controllare la congruità della nostra dichiarazione dei redditi, è ormai pronto ed arriverà online entro i primi dieci giorni di novembre. E, nel frattempo, l’amministrazione fiscale avrà messo nelle mani degli ispettori un’altra potentissima arma contro l’evasione, le nuove modalità di accesso ai conti correnti dei contribuenti italiani che, di fatto, faranno venir meno il segreto bancario.
Tra pochi giorni gli agenti del fisco avranno a disposizione nuove informazioni sui conti correnti bancari e potranno usarle non più solo per verificare e confermare i risultati delle indagini tributarie, come avviene oggi, ma anche per avviare accertamenti nuovi di zecca.
La struttura telematica sulla quale viaggeranno i dati tra gli istituti di credito e l’Agenzia delle entrate ha appena ottenuto il via libera del Garante della privacy, è denominata SID ed è operativa. E tra poche settimane, ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, arriverà il provvedimento che indicherà alle banche le modalità per la trasmissione dei dati, a cominciare da quelli relativi ai saldi e ai movimenti dei singoli conti correnti nel 2012. I dati che arriveranno all’Agenzia delle entrate, come aveva chiesto l’Autorità garante dei dati personali, non transiteranno attraverso il sistema Entratel, e saranno accessibili solo a pochi selezionati dirigenti dell’Agenzia.
A loro spetterà il compito più delicato, ovvero quello di stilare, sulla base di criteri di rischio che sono stati già definiti dall’Agenzia insieme agli istituti di credito, delle vere e proprie «liste» di contribuenti da sottoporre a controlli fiscali specifici e approfonditi. Le informazioni che arriveranno dalle banche «potrebbero concorrere, quale elemento additivo, alla definitiva formazione — ha detto ieri Befera — di liste di contribuenti, già individuati sulla base degli elementi di rilevanza fiscale disponibili, da sottoporre all’accertamento sintetico», ma anche liste di «soggetti risultati non congrui o non coerenti agli studi di settore».
Nell’accertamento sintetico del reddito avrà un ruolo molto importante il redditometro, che metterà a confronto il reddito dichiarato con le spese effettivamente sostenute dai contribuenti. Per testare la coerenza delle dichiarazioni, l’Agenzia metterà a disposizione un programma, accessibile da internet, nel quale ciascuno potrà inserire i dati relativi alle proprie spese e ai ricavi. Se il «Redditest» darà luce verde, si potrà star tranquilli, perché la nostra dichiarazione non contiene elementi capaci di suscitare l’attenzione degli ispettori fiscali. Se però il programma segnalerà la luce rossa, qualcosa non va ed è probabile che l’Agenzia delle entrate arriverà a chiederci informazioni. In quel caso i contribuenti, come dice Befera, «dovranno riflettere bene su cosa scrivere nella dichiarazione dei redditi».
Mario Sensini

ENRICO MARRO
ROMA — A questo punto sarebbe meglio chiamarla legge di Instabilità. Fin dall’inizio, infatti, la legge di Stabilità (quella che una volta era la Finanziaria) ci ha riservato colpi di scena. Il 9 ottobre in Consiglio dei ministri era entrato un testo e ne era uscito un altro, con la sorpresa del taglio delle prime due aliquote dell’Irpef, bilanciato però dall’aumento dell’Iva (sia pure di un punto anziché i previsti due) e da una stretta su detrazioni e deduzioni che poi si era scoperto essere retroattiva. Adesso, dopo il vertice di ieri tra il ministro dell’Economia Vittorio Grilli e i due relatori di maggioranza, si ricambia tutto. Niente più sconti sull’Irpef, incremento dell’Iva limitato alla sola aliquota del 21% e sgravi concentrati sul cuneo fiscale sul lavoro. Solo pochi giorni fa lo stesso Grilli aveva sostenuto in Parlamento che la manovra avrebbe fatto pagare meno tasse al 99% dei contribuenti. Ora gli sconti saranno concentrati su lavoratori dipendenti e imprese. Non è la stessa cosa. Ma la situazione economica e politica è così tanto in movimento che regna l’incertezza e anche il governo ne è vittima.
Il presidente del Consiglio, Mario Monti, aveva voluto lanciare un segnale di sostegno alla domanda dopo una serie di riforme pesanti per i cittadini e nel tentativo di uscire da una spirale deflattiva. Ma i vincoli europei che impongono il pareggio di bilancio nel 2013 avevano reso il gioco del dare e dell’avere quasi a somma zero per i contribuenti. Alla fine i guadagni sarebbero stati impercettibili: in media 13 euro al mese, secondo le stime dello stesso ministro dell’Economia.
Purché non si cambino i saldi, la manovra si può modificare, avevano subito detto Monti e Grilli davanti alle mille critiche. A Palazzo Chigi si erano presto resi conto che, al di là delle buone intenzioni, il segnale sull’Irpef — il primo taglio delle tasse dopo tanti anni — rischiava di rivelarsi un boomerang perché nell’opinione pubblica prevaleva la sensazione di essere stati presi in giro, con l’aumento dell’Iva, che non era stato eliminato come promesso e soprattutto con la retroattività dei limiti alle deduzioni e detrazioni.
L’idea di correre ai ripari si è così fatta strada. Poi è arrivata la conferenza stampa di Silvio Berlusconi, con la minaccia di far cadere il governo. Renato Brunetta, economista ascoltato dall’ex premier e relatore di maggioranza, ha cominciato a dire, senza tanti complimenti: «La legge di Stabilità la smonteremo». Pier Paolo Baretta, relatore per il Pd, ex cislino, con un linguaggio più moderato, preannunciava anche lui «profondi cambiamenti». Risultato: ieri, quando è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio alla Camera, le proposte di modifica presentate erano ben 1.600, quasi la metà dai gruppi della stessa maggioranza. Finiranno tutti nel cestino, annullati dagli emendamenti dei relatori, gli unici che passeranno, se necessario col voto di fiducia. Ma essi sono ancora da concordare. Ieri, dicono i protagonisti del vertice, si è solo raggiunta un’intesa di massima sulla direzione di marcia: si pone l’accento sul lavoro, sulla produzione. Ma mentre il Pd vuole concentrare gli sgravi sui lavoratori dipendenti il Pdl punta agli accordi di produttività e a favorire anche autonomi e piccole imprese. «La stiamo riscrivendo», ha ripetuto a un certo punto del vertice un Brunetta raggiante. «Ognuno la spieghi come vuole, ma i principi della manovra sono salvi», ha replicato Grilli, cioè il pareggio di bilancio e un primo segnale di taglio delle tasse.
Enrico Marro