Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ha fatto una certa sensazione la quotazione raggiunta dall’oro venerdì scorso: 1280 dollari l’oncia, +26% rispetto a un anno fa e record. C’è attesa naturalmente per sapere se oggi, e nei prossimi giorni, il rialzo del metallo nobile continuerà.
• Chi compra?
Posso farle dei nomi e dei cognomi, se vuole. Soros, John Paulson (che ha già guadagnato miliardi a palate con i subprime), Tom Kaplan, Marc Faber, Graham Tuckwell. Faber è uno svizzero che vive in Thailanda e da anni predica che non ci si deve fidare di nessuna valuta, che bisogna comprare oro e solo oro. Tuckwell è un australiano che sette anni fa ha cominciato a creare fondi d’investimento che comprano oro e solo oro. Oro fisico, voglio dire. Fino ad ora ha messo insieme 2.800 tonnellate, grosso modo cento miliardi di dollari. Kaplan è invece un laureato in Storia, filantropo e collezionista d’arte. Gli è venuta la malattia dell’oro dopo aver incontrato Faber. Faber ha convinto anche Paulson e Soros a puntare 165 milioni di dollari. Finora ne hanno guadagnati una trentina. Questo per quanto riguarda i nomi e i cognomi.
• Non saranno mica questi cinque gnomi da soli a fare il prezzo.
No, infatti è ai massimi anche l’argento. Dunque si tratta di una tendenza di fondo. Tipica, come già saprà, dei periodi di crisi, ma stavolta incoraggiata da due motivazioni di fondo. La prima – a più lunga scadenza – è la certezza che a un certo punto tornerà l’inflazione. L’altra è che i grandi investitori comprano sempre meno volentieri titoli. In America hanno chiuso a causa di questo 400 fondi d’investimento e tutti i dati segnalano che il numero dei riscatti è in aumento. Si rendono quindi disponibili grandi masse di denaro, che vanno naturalmente subito alla ricerca di impieghi. L’immobiliare non promette niente di buono, almeno per ora. Il commercio è abbastanza fermo, come dimostra il prezzo del petrolio che non si muove dai 70/80 dollari (quindi non c’è un aumento di domanda dell’energia) e l’indice Bdi (Baltic Dry Index), che misura il trasporto merci via mare sta fermo come i traffici. Chi ha soldi investe perciò su oro e argento. Oppure su altre materie prime.
• Per esempio il grano?
Soprattutto il granturco. A New York ha fatto 5 dollari e 1325, i futures sono aumentati del 10,6% in una settimana e del 40% da luglio. Qui la colpa è del maltempo che ha decimato e, stando ai bollettini metereologici, decimerà i raccolti sia in Cina che negli Stati Uniti. Il clima è responsabile anche dei rialzi di zucchero, carne, cotone. Il cotone è diventato merce rara a causa della tragedia pakistana. La scarsità dell’offerta sta persuadendo l’India a vietarne le esportazioni. Lo zucchero è salito del 64% dall’inizio di giugno perché all’allagamento del Pakistan si sono aggiunti la siccità russa e il troppo caldo brasiliano. L’aumento del prezzo della carne è una conseguenza di quello dei cereali: se vanno su i mangimi… La carne è già aumentata di un quinto.
• Supponiamo che io voglia investire in oro. Come faccio?
Ci sono cinque modi. Primo modo: le monete, tipo la sterlina oro, che pesa 7,332 grammi. Si compra tramite le poche società di intermediazione autorizzate dall’Ufficio italiano cambi, non si pagano né commissioni né imposte e dal 2000, anno in cui è caduto il monopolio, non si paga neanche l’Iva del 20 per cento. Per il risparmiatore il vero problema è rivenderle, ma alcune vendono e acquistano. Secondo modo: i lingotti. Da 50 grammi a un chilo. Si comprano presso le società autorizzate dall’Ufficio italiano cambi e sono meno commercializzabili delle monete per ragioni di peso e costo. Terzo modo: i gioielli. Come puro investimento non convengono, contano troppo la maison, la manifattura eccetera. Alla fine, non si compra oro, ma arte. Quarto modo: i titoli auriferi. Cioè le azioni delle società minerarie che l’oro lo estraggono. Qui, in pratica, si comprano fondi che hanno in portafoglio i titoli di queste società. È considerato un investimento a rischio elevato. Quinto modo: i certificati auriferi. Si possiede l’oro senza averlo materialmente in casa. Lo si tiene infatti la banca. È un’operazione di moda soprattutto in Germania e Svizzera.
• Che fine ha fatto l’oro degli stati?
La Banca d’Italia ha le riserve intatte, nonostante le tentazioni manifestate a suo tempo da Prodi. Gli stati che hanno venduto parte delle loro riserve adesso le stanno ricomprando. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/9/2010]