Marco Belpoliti, La Stampa 20/9/2010, pagina 31, 20 settembre 2010
Il “dito medio” dell’artista - Un artista, Maurizio Cattelan, l’ha ingrandito sino alle dimensioni di una statua da porre davanti alla Borsa di Milano; un politico, Umberto Bossi, l’ha esibito rispondendo a una domanda dei giornalisti
Il “dito medio” dell’artista - Un artista, Maurizio Cattelan, l’ha ingrandito sino alle dimensioni di una statua da porre davanti alla Borsa di Milano; un politico, Umberto Bossi, l’ha esibito rispondendo a una domanda dei giornalisti. Mi sto riferendo alla «spinta del medio», un gesto fallico, di erezione, vecchio di oltre 2000 anni; era infatti già noto ai Romani, i quali si riferivano, scrive lo zoologo Desmond Morris, al dito medio come dito imprudente ed osceno. Il «fallo» simbolico può essere la lingua, il dito, il medio e l’indice combinati, il pollice, il pugno e l’avambraccio. Il medio si usa in due versioni: quella utilizzata da Bossi, con la mano tenuta a palmo rivolta in su e tutte le dita piegate, salvo il medio; o la versione araba: il medio piegato e le altre dita tese, col palmo rivolto verso il basso e la mano che si muove ripetutamente verso il suolo. Altra possibilità, la «spinta dell’avambraccio»: mano verso l’alto, chiusa, braccio teso, mentre l’altro si appoggia nella piega. In Inghilterra si è diffusa, forse per contagio dai paesi arabi frequentati dalle truppe coloniali, un’altra versione: la V realizzata con indice e medio, avvicinata al viso, in modo che spunti il naso, la cui punta diviene simbolo di un pene eretto. Si tratta di gesti compiuti da un maschio verso un altro maschio che hanno origine da atteggiamenti e movimenti utilizzati come minaccia. Nelle scimmie e nei primati, i nostri parenti più prossimi, è così. Una scimmia maschia monta un subordinato per trasmettergli il messaggio: Solo un maschio dominante può montare le femmine, quindi, se io monto te, tu sei inferiore. Un momento di superiorità che si comunica anche nel gesto del medio. La cultura fallica è rimasta il vero sottofondo del gesto osceno, anche se esistono versioni femminili del medesimo, ma molto più rare; gli stessi gesti osceni che rappresentano organi genitali femminili sono meno comuni di quelli fallici. Oggi, dice lo zoologo, i gesti osceni sono in buona sostanza dei sostituti dell’aggressione: riti in miniatura che si sostituiscono all’attacco fisico. Nel caso di Bossi ciò è evidente, per quanto riguarda Cattelan c’è il dubbio dell’ironia e del sarcasmo. In verità, scrive Morris, noi sottovalutiamo spesso il valore sociale dei gesti osceni. Forse ci conviene così.