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 2010  settembre 20 Lunedì calendario

Denunce bestiali. Quando gli animali finiscono sotto processo - Ma- per un pollo - è meglio essere dichiarato in arre­sto o in arrosto? Pollo Tony, il primo pennuto trasferito in cella di sicurezza per disturbo della quiete pubblica, non ha dubbi: meglio finire in manette che in casseruo­la

Denunce bestiali. Quando gli animali finiscono sotto processo - Ma- per un pollo - è meglio essere dichiarato in arre­sto o in arrosto? Pollo Tony, il primo pennuto trasferito in cella di sicurezza per disturbo della quiete pubblica, non ha dubbi: meglio finire in manette che in casseruo­la. Soprattutto se poi lo «stato di fermo» dura appena due giorni durante i quali Tony è perfino diventato la mascotte della polizia di Lisbona che lo aveva portato in commissariato dopo le denunce ricevute per quel suo vizietto di «cantare» in piena notte. Ben più gravi le impu­tazioni che hanno portato alla «carcerazione» (in un ap­posito penitenziario dotato di mega-vasca circondaria­le) di due delfini-spia utilizzati, secondo la tesi accusato­ria della Cia, dai servizi segreti del Kgb per carpire i segre­ti tecnologi dei sommergibili della marina americana. Ma, nei giorni scorsi, uno dei video più cliccati sul web è stato quello dell’arresto di un pappagallo, la cui fedina penale è stata indelebilmente macchiata dal sospetto di essere un fiancheggiatore dei narcotrafficanti. Il pappa­gallo Lorenzo era stato infatti addestrato ad avvisare i narcos della città colombiana di Barranquilla, a fare da «palo» ed avvertirli dell’arrivo degli agenti con la frase «corri che ti catturano», non appena vedeva una divisa militare. Lo ha reso noto- senza paura di sfidare il ridico­lo - il comandante della polizia locale, precisando che, «con il pennuto, sono stati detenuti anche nove malavi­tosi, ai quali sono stati sequestrati 250 coltelli ed una so­stanziosa quantità di droga». Secondo un quotidiano lo­cale, la banda utilizzava Lorenzo quando compiva furti nei negozi del centro della città e lo piazzava in un trespo­lo poco lontano. Il capo della polizia ha anche assicurato che il pappagallo è stato «interrogato» perché confer­masse l’identità dei suoi «complici», ma che si è limitato «ad articolare suoni strani che sembravano risate e a chiedere cioccolatini». È stato portato a un’associazione che si occupa della protezione degli animali. Ad oggi le forze dell’ordine pensano che siano circa 1700 i pappa­galli addestrati per fare le sentinelle dello spaccio e per loro è prevista una particolare rieducazione prima di es­sere «rimessi in libertà», cioè prima di uscire dalla strut­tura carceraria o da quella che ospiterà la rieducazione all’essere un «buon pappagallo modello». Infine un giallo bestiale tutto italiano. La domanda chiave è: «Si può uccidere un piccione che sosta sul cor­nicione della propria abitazione e che ne sporca i muri con i suoi bisogni?». Secondo la procura no, secondo il gip sì e quindi, nel tribunale di Trento, è scoppiato il caso del piccione.Protagonista,oltreal volatile morto,un cin­quantenne di Trento che un anno fa fece secco l’animale con una pistola ad aria compressa. Il killer dell’uccello sarà assolto o condannato? Co­munque sia, un verdetto destinato a volare alto.