Mark Franchetti*, La Stampa 20/9/2010, pagina 1, 20 settembre 2010
In Russia nessuno ascolta i nuovi dissidenti - Ormai è una data fissa nel calendario moscovita. Il 31 di ogni mese qualche centinaio di manifestanti si danno appuntamento in centro per protestare contro la mancanza di democrazia in Russia
In Russia nessuno ascolta i nuovi dissidenti - Ormai è una data fissa nel calendario moscovita. Il 31 di ogni mese qualche centinaio di manifestanti si danno appuntamento in centro per protestare contro la mancanza di democrazia in Russia. E’quasi una routine: i critici del governo chiedono l’autorizzazione per manifestare, e le autorità gliela negano. Ma gli oppositori scendono in piazza lo stesso, per invocare l’articolo 31 della Costituzione russa, che stabilisce il diritto di ogni cittadino all’assemblea pacifica (da cui la scelta simbolica della data di fine mese). Di regola, ad aspettarli ci sono tre volte più poliziotti che manifestanti, e l’evento si conclude sempre con i primi che picchiano e arrestano i secondi. Se qualcuno sperava che col tempo le autorità avrebbero reagito con maggior tolleranza, è stato deluso dal primo ministro Vladimir Putin, l’«uomo forte» della Russia. Cosa si aspettano i manifestanti? ha chiesto di recente. Se scendono in piazza senza autorizzazione ovviamente verranno accolti da botte in testa, ha aggiunto, senza spiegare però come mai gli oppositori non riescano mai a ottenere il permesso delle autorità a sfilare. I leader della protesta sono un gruppo eterogeneo ed eclettico, che non ha molto in comune. Tra i più in vista c’è Boris Nemzov: ex vicepremier sotto Boris Eltsin, veniva considerato il prossimo presidente russo. Godeva di prestigio, status e potere. In Occidente era visto come il nuovo volto della democrazia russa. Oggi viene fermato regolarmente dalla polizia come un qualsiasi dimostrante. Poi c’è Eduard Limonov, scrittore di estrema sinistra. Dissidente e anarchico, ha fondato il Fronte nazional-bolscevico, un partito che è stato proibito. Porta un pizzetto che lo fa assomigliare a Trozky e ha passato due anni in prigione per possesso di armi. I suoi seguaci radicali vestono in nero e aderiscono alla sua idea di un grande impero che includa tutta l’Europa, la Russia e buona parte dell’Asia. Tra i suoi idoli c’è Stalin e durante la guerra in Bosnia si era unito a una pattuglia di cecchini serbi. Non proprio un democratico convenzionale. Accanto a Nemzov, ex personaggio dell’establishment, e a Limonov il rivoluzionario, c’è Garry Kasparov, campione mondiale di scacchi e leggenda sovietica. Lanciando una delle più grandi sfide della sua vita, è entrato in politica come uno dei più accesi critici di Putin. Con il suo inglese fluente, Kasparov - che per anni ha predetto l’imminente collasso del regime putiniano - è il beniamino dei liberali americani in aperta opposizione al premier russo. La lista di compagni d’armi improbabili non finisce qui, per esempio, si può aggiungere Liudmila Alexeeva, 82 anni, ex dissidente sovietica e fervente liberale. La maggior parte dei russi di pensiero liberale, che credono nella democrazia, il governo della legge e la libertà di stampa, non troverebbero nulla da obiettare alle critiche di questa bizzarra alleanza contro i potenti russi. Almeno in linea di principio. Eppure, sono veramente pochi quelli che li prendono sul serio. Attenzione a non fraintendere. Lo scontento e la rabbia sono sempre più forti e diffusi in Russia. I russi scendono in piazza per esprimere la loro disapprovazione su una vasta serie di problemi. E in Internet sta nascendo una nuova Russia dove le notizie viaggiano veloci e senza censura, una Russia che non potrebbe essere più diversa dal Paese virtuale mostrato dai TG della tv di Stato ogni sera. Ma, piaccia o no, Nemzov e i suoi sono solo una forza marginale. Diranno pure la verità, ma nessuno li ascolta. E questa è la maggiore differenza tra loro e i dissidenti dell’era sovietica. Personaggi come Sakharov o Solzenicyn avevano poco o nessun potere, ma agli occhi dei sovietici possedevano un’enorme autorevolezza morale. La gente comune li rispettava e ogni messaggio trapelato da loro aveva un certo peso. Tempi diversi, personaggi di altro stampo. L’Urss era un regime totalitario in tutti i sensi, e questo spiega il calibro dei suoi dissidenti e la credibilità che avevano agli occhi della gente. La Russia post sovietica è autoritaria, ma non dittatoriale. Quelli a cui non piace possono salire su un aereo e andarsene. Con il crollo del comunismo e la maggior libertà, i dissidenti dell’epoca sovietica hanno perso buona parte della loro influenza. Personaggi come Solzenicyn conservavano rispetto, ma nessuno aveva più né tempo, né voglia di prestare loro ascolto. Nulla di strano, dunque, se personaggi come Nemzov restano marginali nella Russia contemporanea. Ma se non abbiamo accesso ai media come possiamo raccogliere un sostegno di massa?, vi ribatterebbero Nemzov, Kasparov e Limonov. Vero. Assolutamente vero. Ma non è cosi semplice. Negli ultimi 15 anni i russi, anche quelli più arrabbiati, sono diventati profondamente scettici nei confronti dei democratici e dei liberali. Con il crollo del comunismo, la maggioranza di loro aderì alla democrazia con entusiasmo. Poi vennero il caos, la criminalità debordante, la miseria economica, le code per il pane, la corruzione onnipresente. La gente perse i risparmi di una vita in una notte, mentre una piccola cricca di persone vicine al potere diventò favolosamente ricca. Un esempio tratto dal quotidiano: la mia donna delle pulizie all’epoca sovietica aveva lavorato nello spionaggio militare, con missioni in Afghanistan e Bulgaria. Per milioni di persone come lei l’implosione dell’Urss ha segnato una svolta drammatica, con la loro vita che volgeva verso il peggio. E così «De-mo-cra-tia» presto diventò «Der-mo-cra-tia», la merdocrazia. I russi, che in tutta la loro storia non hanno mai vissuto la democrazia, hanno cominciato ad associare il liberalismo con gli anni in cui il loro Paese si trovò in ginocchio. Chiedete a qualcuno come la mia donna delle pulizie e lei si troverà d’accordo con la maggior parte delle critiche che Nemzov e soci rivolgono al governo. Menzionatele i loro nomi e guardate la sua faccia assumere un’espressione di disprezzo e disgusto. Certo, non è sorprendente per una signora cresciuta in Unione Sovietica, ma nemmeno i russi più giovani riescono a farsi ispirare da Nemzov e i suoi. E’ perciò difficile se non impossibile immaginare gli stravaganti personaggi che animano le manifestazioni moscovite di fine mese con un seguito popolare massiccio. E proprio per questo la pesante reazione del Cremlino a questi dimostranti è rivelatoria. I vertici di potere russo sono evidentemente spaventati da ogni manifestazione di dissenso. Perché non lasciare manifestare tranquillamente un gruppetto così marginale? Perché nessuno sa cosa potrebbe succedere se gli oppositori venissero lasciati senza controllo, perché è rischioso, rispondono uomini del governo dietro porte chiuse. In fondo un segno di profonda insicurezza. Ma se siete uno di quelli che sognano una Russia più liberale non disperatevi. Il Paese più grande del mondo è in fermento. Il numero di voci critiche che squarciano il velo della pesante propaganda statale aumenta. Non nelle strade di Mosca, il 31 di ogni mese, ma su Internet e nella società. Certamente, non è una rivoluzione, ma i primi germogli di una società civile sono già spuntati. Sono soltanto fragili piantine, ma ci vorrà ben più di qualche centinaio di poliziotti con i manganelli per sradicarle. *Corrispondente da Mosca del Sunday Times di Londra