La Stampa 20/9/2010, pagina 26, 20 settembre 2010
“Voglio un lavoro autonomo e imprenditoriale” - Per scelta o per forza, gli italiani cominciano a orientarsi verso il lavoro autonomo, consulenziale e imprenditoriale
“Voglio un lavoro autonomo e imprenditoriale” - Per scelta o per forza, gli italiani cominciano a orientarsi verso il lavoro autonomo, consulenziale e imprenditoriale. È la spia di un mercato del lavoro dipendente difficile, ma anche la presa d’atto che il lavoro del futuro avrà sempre più una connotazione indipendente. Lo rivela un’indagine, che TuttoSoldi&Lavoro è in grado di anticipare, realizzata dal gruppo internazionale Kelly services. Aspiranti imprenditori Secondo l’indice Kgwi 2010, gli italiani sempre più attratti dalle libere professioni e disponibili a lasciare il proprio posto da dipendenti sono il 36%, mentre il 16% pensa che aprirà un’attività imprenditoriale autonoma e quasi uno su due pensa di farlo entro i prossimi due anni. Il monitor di Kelly ha analizzato le risposte ricevute da 10 mila italiani, di cui solo uno su cinque già lavora come free lance o consulente indipendente. L’idea di affrancarsi dal lavoro dipendente attrae sia uomini che donne. E una quota più che significativa ritiene di possedere già oggi le competenze che consentirebbero di intraprendere una carriera di lavoro autonoma (40%) o per intraprendere la libera professione (45%). Gli ostacoli Orientati ma realisti, gli italiani pensano che i maggiori freni alla scelta della libera professione siano economici, cioè la variabilità dei guadagni (49%), seguiti dalla mancanza o scarsità di servizi di aiuto e supporto (20%) e dalla paura di incorrere in un fallimento (11%). Un doppio terreno di riflessione, quindi, che denuncia l’esile rete di servizi dedicati in Italia a chi vuole mettersi in proprio; a differenza per esempio dagli Stati Uniti, dove chi prova e sperimenta mette in conto tentativi ed errori che non sono ritenuti un marchio infamante. Le regioni che si rivelano più orientate all’auto-occupazione sono, con qualche sorpresa, Lazio (25%), Abruzzo (23%), Campania, Sicilia e Piemonte (22%) e Lombardia ed Emilia (21%). «Per interpretare il fenomeno - afferma Stefano Giorgetti, direttore generale di Kelly Italia - occorre ricordare che le giovani generazioni conoscono una realtà del lavoro diversa da quella dei genitori, in cui il concetto di carriera è svincolato se non opposto a quello di fedeltà aziendale e la mobilità è all’ordine del giorno. Va notato che le nuove tecnologie svincolano il lavoro dalla presenza fisica negli uffici, facilitando il decollo di piccole attività e di servizi che le imprese oggi tendono a esternalizzare». Confronto internazionale L’indagine, il cui campione italiano di 10 mila persone è all’interno di un panel internazionale di oltre 100 mila persone, permette anche di confrontare gli orientamenti degli italiani con quelli dei cittadini di altri Paesi. Qui il ridimensionamento è evidente. Si vede così che i Paesi i cui cittadini hanno dichiarato la maggior propensione verso una libera professione sono i Paesi dell’Est, come Russia (58%) e Ungheria (50%). Seguono Svizzera e Regno Unito (entrambi al 49%), mentre la Germania è al 41% e la Francia allo stesso livello dell’Italia (36%). Più forte il divario nella propensione ad aprire un’impresa. Russi e polacchi si piazzano ai primi posti (39% e 36%). Meglio degli italiani (17%) i francesi (24%) e gli inglesi (20%). Maglia nera ai tedeschi (9%).