Paolo Pica, Corriere della Sera 20/09/2010, 20 settembre 2010
UNICREDIT E IL CASO LIBIA, PRESSING SU PROFUMO —
Il caso Libia sta mettendo a dura prova le relazioni al vertice di Unicredit e i rapporti tra l’amministratore delegato Alessandro Profumo e i principali azionistiita liani . Ques tiultimi avrebbero chiesto al manager di fermare l’avanzata dei fondi del governo di Muammar Gheddafi che hanno ormai assunto una posizione da primo socio con il 7,5%, un compito che Profumo non intende o non può assumersi. Da qui il rincorrersi di voci su una tensione salita e anzi tornata ai livelli di guardia dopo il duro confronto sulla Banca Unica la scorsa primavera, anche se è difficile credere che il problema tra i soci e Profumo sia davvero e soltanto l’investimento di Tripoli, socio che peraltro ha già sostenuto senza sforzo le maxi ricapitalizzazioni che hanno messo in affanno le fondazioni. E se il tema ha una rilevanza politica — la Lega Nord decisa a contrastare l’avanzata dei capitali arabi — in Piazza Cordusio potrebbero esserci altre questioni sul tavolo.
Di un fine settimana al calor bianco ha dato conto ieri sera «Radio24», l’emittente del «Sole 24ore», sostenendo che «la pressione su Profumo sta crescendo d’intensità con esiti incerti». Il Comitato strategico che si riunisce giovedì 23, ha ricordato ancora «Radio 24» in un comunicato diffuso a tarda sera, affronterà anche il nodo di «un conto economico deludente». E dopo un fine settimana scandito da molte telefonate e mail, uno dei maggiori azionisti ha sostenuto che «la situazione è molto delicata e molto fluida».
Il comitato strategico convocato in vista del consiglio di amministrazione del 30 settembre vedrà un primo aggiornamento da parte del presidente Dieter Rampl sull’istruttoria interna volta a val utarel’i mpatto del l a mini-scalata libica sulla governance. Ma intanto a surriscaldare il clima anche tra Profumo e Rampl, con quest’ultimo profondamente risentito di essere rimasto all’oscuro dell’operazione Libia, è stato l’attacco della «Süddeutsche Zeitung» all’amministratore delegato. Il giornale di Monaco di Baviera, la città di Rampl e di Hvb, la banca acquisita da Unicredit nel 2005, ha definito «un disturbo cronico» le tensioni tra il presidente e Profumo in un pezzo con un incipit volutamente provocatorio: «Mister “Arrogance” è tornato». Il nomignolo affibbiato a Profumo negli anni ’90, ha scritto il primo quotidiano tedesco, «è tornato di moda, segno anche di un Paese conformista, dove l’indipendenza viene scambiata per arroganza».
E infatti sembra essere proprio questo il punto: la messa in discussione del «modello Profumo» e dell’autonomia da sempre rivendicata dal banchiere che ha traghettato la ex bin in Europa.
La scorsa primavera il rapporto con i soci si era ricomposto grazie alla quadra trovata sulla gestione della Banca Unica, la nuova rete nazionale che dovrebbe assicurare una maggiore attenzione ai clienti e ai territori (il progetto parte ai primi di novembre). Gli azionisti chiedevano un direttore generale che limitasse l’accumulo di poteri di Profumo, hanno ottenuto un country chairman. Già allora si era parlato di un possibile passo indietro del banchiere, e anche ieri son tornati a fiorire i rumor che rilanciano tuttavia «vecchi» nomi in corsa per la sostituzione, dall’ex amministratore delegato di Capitalia Matteo Arpe a Gianpiero Auletta Armenise.
Paolo Pica