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 2010  settembre 20 Lunedì calendario

E DOPO L’INGLESE?, PER VOCE ARANCIO


Ogni anno, il 26 settembre, viene celebrata la Giornata europea delle lingue. L’idea alla base dell’evento è promuovere il multilinguismo e sensibilizzare i cittadini europei sull’importanza dell’apprendimento delle lingue.
6.700. Le lingue di tutto il mondo. Le più parlate: cinese mandarino, inglese, hindi/urdu, spagnolo, russo, arabo, bengali, portoghese, indonesiano e giapponese.
Le lingue ufficiali dell’Unione europea sono 23. Il tedesco è la lingua madre più diffusa con circa 90 milioni di parlanti nativi (il 18% della popolazione Ue).
Secondo un sondaggio di Eurobarometro, nel 2001, il 53% degli intervistati affermava di saper parlare una lingua straniera. Nel 2006, la quota è salita al 56%. I più poliglotti sono i lussemburghesi: il 99% di loro parla almeno una lingua straniera. Seguono slovacchi (97%) e lettoni (95%).
Nel 2006, il 28% degli intervistati affermava di parlare due lingue straniere. Nel 2001 erano il 26%. Le seconde lingue più diffuse sono l’inglese, il francese e il tedesco, seguite dallo spagnolo e dal russo. L’84% degli intervistati ritiene che tutti i cittadini Ue dovrebbero conoscere una seconda lingua oltre a quella materna. Il 68% ritiene che l’inglese sia la lingua straniera più importante da apprendere, seguito dal francese (25%) e dal tedesco (22%) (fonte Eurobarometro).
Chi apprende una seconda lingua lo fa principalmente per andare in vacanza (35%) o per motivi inerenti al lavoro (32%). In questo contesto, l’inglese rappresenta la lingua principale, ma crescono d’importanza il cinese, l’arabo, il russo.
Solo il 41% degli italiani conosce una lingua straniera, rispetto a una media europea del 56%. In Svezia è il 90% e in Danimarca l’88%. Ne sanno più di noi anche in Germania (67%), in Francia (51%) e in Spagna (44%). Quanto a due lingue straniere, il numero degli italiani scende al 16% rispetto a una media europea del 28%. In Olanda parla almeno due lingue straniere il 75% dei cittadini. Tanti anche in Danimarca (il 66%) in Svezia (il 48%) e in Belgio (67%).
L’8% degli europei considera poco importante lo studio delle lingue.
Ma quali sono in Italia le lingue più studiate? Ci risponde Paola Mattoccia, dell’A&A Language Center di Roma. «Per quanto riguarda il nostro centro, lo spagnolo è sicuramente la lingua più ricercata, naturalmente dopo l’inglese. Poi, in terza posizione, il francese». Perché si scelgono queste lingue? «Spesso non c’è un motivo vero e proprio. Gli italiani si avvicinano allo spagnolo o al francese perché, essendo lingue neolatine, sono più simili alla nostra. Molti studiano il francese per poter entrare in organizzazioni internazionali come Medici senza frontiere o per andare a lavorare a Bruxelles o alle Nazioni Unite. Lo spagnolo, invece, sembra essere più una moda. Tanti lo fanno perché seguono magari un corso di salsa o merenge. La richiesta, però, è aumentata anche grazie agli studenti universitari che decidono di andare a fare l’Erasmus in Spagna». E le altre lingue? «C’è una piccola nicchia di tedesco, di solito richiesto per una questione di lavoro o, nella maggior parte dei casi, per interesse personale. Da poco abbiamo introdotto anche il russo, mentre l’arabo, per ora, l’abbiamo solo pubblicizzato». Quali sono le più difficili? «Avvicinarsi all’arabo e al russo, a livello di scrittura, è più difficile rispetto alle lingue europee. Ci vuole più tempo. Anche il tedesco ha un alto grado di difficoltà dovuto a suoni gutturali che noi italiani non conosciamo». Un corso di arabo costa più o meno di un corso d’inglese? «Da noi i corsi hanno tutti lo stesso prezzo. Non conta la difficoltà della lingua, ma la quantità delle lezioni. Un corso base di 60 ore, con una parte di lezioni individuali e una parte di gruppo, per due volte la settimana per circa 7 mesi, è intorno ai 1.200 euro».
«Deutsche Sprache, schwere Sprache». «Lingua tedesca, lingua difficile» (detto tedesco).
Le sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite: Inglese, Francese, Spagnolo, Cinese, Arabo, Russo.
InLingua tiene corsi in 14 lingue, compreso russo, cinese, arabo, greco, croato, svedese. «Dopo l’inglese vengono le altre principali lingue europee: tedesco, spagnolo, francese. Per le altre lingue la richiesta è sporadica», spiega Ahmad Bteibet, direttore di Inlingua di Milano. Chi sono i vostri studenti? «Abbiamo un target medio-alto e adulto, persone già inserite nel mondo del lavoro o alla ricerca del primo impiego». Perché scelgono di studiare una lingua che non sia l’inglese? «Per lavoro. A noi si rivolgono persone che necessitano di una conoscenza professionale della lingua». Anche per l’arabo e il cinese? «Sì. Alcuni lavorano in aziende che hanno contatti con i paesi arabi, altri invece hanno mogli o mariti che parlano quella lingua e vogliono avvicinarsi al loro mondo». Quanto si spende un corso annuale? «Ci sono diverse combinazioni, ma in generale mai meno di mille euro».
«La lingua inglese resta la più utilizzata per comunicare in ambienti lavorativi. In Europa il tedesco e il francese ricoprono una notevole importanza: il primo è molto richiesto nel settore del turismo e del commercio, il francese è la lingua ufficiale dell’Unione europea e, se si aspira a un incarico, è bene conoscerlo a fondo», conferma a Voce Arancio Adriana Bisirri, direttrice della Scuola superiore mediatori linguistici Gregorio VII di Roma. Con l’apertura del mercato globale come sono cambiate le lingue del mondo del lavoro? «A intaccare il primato dell’inglese sono soprattutto lingue di aree non occidentali che si sono inserite nel mercato con una crescita economica esponenziale: Cina, Giappone, India, Russia, Medio Oriente».
In provincia di Modena, il luglio scorso, il Pd decise di promuovere la propria festa con manifesti in lingua araba.
Tim ha recentemente lanciato una campagna per offerte di telefonia cellulare, con cartelloni pubblicitari in arabo, albanese, cinese….
Dopo il lancio avvenuto l’anno scorso della nuova versione in italiano e inglese, il sito della Ferrari quest’anno ha lanciato quella in lingua giapponese e sta pensando a quella in cinese.
Ma le aziende cosa cercano, oltre all’inglese? Pamela Bonavita, direttore della divisione Assistant & Office Support di Page Personnel: «Il settore della grande distribuzione ci richiede profili con la conoscenza del francese. Per l’import-export, lo spagnolo e il cinese. Per il settore bancario o del “locomotive engineering” è fondamentale il tedesco. Per la moda, rimane l’inglese». Più lingue si sanno, più si guadagna? «Più competenze linguistiche si hanno, più si riscontra da parte dell’azienda una certa apertura nel riconoscere un profitto retributivo più importante. Se parlato, il tedesco è una lingua che si vede anche in busta paga. Anche per il cinese è così. Per il francese e lo spagnolo un po’ meno. A parità di competenze, una persona che parla una o due lingue ha un incremento del 10-20% in termini economici». E il russo e l’arabo? «Sono richiesti ancora poco, anche se il russo si è studiato molto negli anni ‘90». Che lingua consiglierebbe in previsione lavorativa? «Spagnolo e tedesco. Lo spagnolo semplicemente per una questione di grandezza del mercato. L’America latina, ad esclusione del Brasile, è un’economia emergente, la forza lavoro costa meno e sempre più aziende investono in queste zone. Aggiungerei però anche il cinese, un mercato nuovo, emergente e vastissimo». Meglio una lingua bene o due un po’ meno bene? «L’inglese, se è fluente, compensa tutte le altre lacune. Se si devono parlare due lingue così così, meglio parlare l’inglese molto bene». Ma su molti curricula si legge “inglese ottimo”... «Già, l’inglese è sempre fluente su tutti i curricula che riceviamo, ma di fatto non è così. E’ un problema per le aziende e per chi fa selezione. Quando scriviamo che la lingua deve essere ottima, lo facciamo perché poi la conoscenza della lingua serve realmente e quotidianamente. E questo non vale solo per l’inglese. La nostra scarsa conoscenza delle lingue ci rende poco competitivi sul mercato. Madrelingua inglesi spesso vengono preferiti rispetto a colleghi italiani, anche se con competenze lavorative superiori».
Attualmente sono circa tremila le aziende italiane presenti in Cina.
«Ma che parlo arabo?». Nel mondo l’arabo è parlato da 220 milioni di persone. L’italiano da 62 milioni, il francese da 80 milioni, il tedesco da 90 milioni, il russo da 145 milioni, lo spagnolo da 450 milioni, l’inglese da 1.060, il cinese da 1.200 milioni.
Per parlare il cinese e l’arabo occorrono almeno cinque anni.
I prossimi corsi di cinese organizzati dall’Istituto Confucio, l’ente ufficiale per lo studio della lingua cinese, avranno inizio il 4 ottobre (fino al 23 settembre le iscrizioni). Il costo di un corso è di 330 euro per moduli da cinquanta ore. All’IsIAO di Roma si tengono corsi di arabo, cinese, coreano, giapponese, hindi indonesiano, persiano, thai, tibetano, urdu (iscrizioni fino al 31 ottobre). Costo: 900 euro. All’Istituto Cervantes di Milano, un corso di spagnolo di quattro mesi, due volte a settimana per un totale di sessanta ore, è intorno ai 540 euro. Tre mesi di tedesco presso il Goethe Institut di Roma costano 480 euro, con una o due lezioni a settimana (quaranta ore totali). Un corso intensivo di francese, con moduli da 30 o 40 ore, presso il Centre culturel français di Milano, va dai 355 ai 525 euro (escluse spese di segreteria e materiale didattico).
In Gran Bretagna il cinese è materia ufficiale nei licei linguistici dal 1952, in Francia dagli anni Settanta. Da noi, in Italia, da settembre.
Ogni anno vengono pubblicati 80 mila libri in tedesco. Solo il cinese e l’inglese sono più rappresentati.
I soggiorni linguistici all’estero rimangono il miglior modo per imparare la lingua. Le offerte sono tante e diverse: con percorsi di gruppo o individuali, da una a quattro settimane, part o full time con soggiorni in college, famiglia, albergo. Ma c’ è anche chi opta per una soluzione «a casa dell’insegnante» per una full immersion nella lingua, negli usi e nei costumi.
L’istituto spagnolo Cervantes nel suo sito mette a disposizione una banca dati di 1.700 corsi con opzioni di ricerca diversa (località, durata, termini di iscrizione, prezzi). Se si vuole approfondire il tedesco, il Goethe organizza direttamente corsi per giovani, adulti e manager in Germania, anche su linguaggi specifici (tedesco giuridico, economico, etc.). Per il francese, si può consultare l’elenco dei corsi erogati in Francia presso le diverse sedi del Centre culturel francais. Per il russo ci si può rivolgere alla società Arbat, che organizza corsi di gruppo e individuali appoggiandosi all’università di San Pietroburgo. Per il cinese, ci si può informare all’Istituto Confucio o consultare direttamente le pagine internet del Moe, il ministero dell’istruzione cinese.
Una settimana di russo per principianti con LSI, a San Pietroburgo: 225 euro. Due settimane di arabo a Rabat, con Sprachcaffe: 340 euro. Due settimane di tedesco con il Goethe Institut, a Berlino: 750 euro (50 lezioni da 45 minuti). Con EF, due settimane di cinese a Pechino: 820 euro… Restano esclusi in ogni caso trasporto e alloggio.
«La capacità di comunicare in varie lingue costituisce un grande vantaggio per le persone, le organizzazioni e le imprese. Promuove la creatività, rompe gli stereotipi culturali, incoraggia le idee originali e può aiutare a sviluppare prodotti e servizi innovativi» (Leonard Orban, membro della Commissione europea).