Andrea Tarquini, la Repubblica 20/9/2010, 20 settembre 2010
I PORTIERI NON VIVONO PIU’ QUI
«Un palazzo senza portiere è come il Prater senza la sua grande ruota», dicono da generazioni i viennesi. Dall´epoca di Francesco Giuseppe alla perdita dell´Impero, dall´Anschluss, l´annessione nazista, alla guerra fredda che ebbe in Vienna il crocevia suggestivo di spionaggio e dialogo est-Ovest, lo Hausmeister, cioè appunto il portiere, era una figura insostituibile per tutti. Nel grande Karl-Marx-Hof, uno dei più bei complessi di case popolari d´Europa, come negli edifici borghesi, innaffiava d´estate e spalava neve e ghiaccio d´inverno, aiutava gli anziani e teneva loro compagnia, consigliava i nuovi inquilini o condomini, specie se giovani sperduti. Da qualche anno, col boom dell´immigrazione, assisteva anche i musulmani per l´osservanza del Ramadan e la celebrazione della sua fine. Acqua passata: da dieci anni, anche in nome del risparmio, soprattutto per le case popolari non vengono più concesse nuove licenze di portiere, i giovani non sono interessati al duro lavoro di Hausmeister, e portieri in servizio invecchiano e calano di numero. Morte d´un mestiere, addio a un dettaglio gentile del piccolo mondo antico. In un referendum, la gente ha detto (con l´84% dei sì) di volere nuovi portieri. Resta da vedere se in tempi di borsa stretta e di non voglia dei giovani di spalare neve e aiutare i vecchietti a salir le scale, basterà quel responso dei viennesi sovrani.