Americo Bonanni, varie, 20 settembre 2010
PER LE FOTO UN ALBUM DIGITALE, PER VOCE ARANCIO
Tornare dalle vacanze e avere la propria macchina fotografica digitale (in qualche caso con più di una scheda di memoria) piena di immagini considerate più o meno indimenticabili.
Per averle al sicuro, guardarle con calma e, nei casi migliori, stamparle a casa o portarle in negozio per una stampa professionale, per prima cosa bisogna trasferirle su computer. Operazione apparentemente facile: si collega la macchinetta alla porta Usb e si scaricano le foto da qualche parte, senza ulteriori preoccupazioni. Tanto la nostra memoria è fresca delle avventure appena passate.
Tra qualche anno, però, saremo ancora in grado di trovare quel tramonto che tanto ci piaceva? Migliaia di immagini digitali si accumulano ogni anno nei nostri computer, creando l’equivalente delle vecchie scatole di scarpe piene di negativi e foto sviluppate, dove, se non si era stati attenti al momento di riporle, ci si doveva immergere per ore a caccia dello scatto particolare che ci aveva fatto sognare. Anche in piena era digitale, lunghi elenchi di file dal nome irriconoscibile tipo “DSC10005.jpg” riempiono il disco rigido, e non ci dicono niente fino a che non abbiamo la pazienza di guardare le foto una ad una.
Dare un ordine alle proprie foto in modo da trovarle quando ne avremo bisogno, ora che non ci si preoccupa più del costo della pellicola e il loro numero è cresciuto a dismisura, è diventato un obbligo. Con un accorgimento preliminare che spesso viene dimenticato: cancellare subito tutte quelle immagini che sappiamo essere irrecuperabili, come quella dove la nonna ha gli occhi chiusi, il nipotino sta guardando altrove e magari una parte del nostro dito era piazzata proprio davanti all’obiettivo. Tutto spazio sprecato sul disco rigido.
Quanto alla sistemazione vera e propria, entrano in scena due filosofie quasi agli antipodi tra loro: organizzarsi con i propri mezzi, o ricorrere a programmi specifici.
La prima è la strada semplice e dura: farsi una buona struttura di cartelle (“directory” per i nostalgici). C’è chi preferisce ricordare le cose in modo cronologico, e allora si creerà una cartella per ciascun anno che poi conterrà cartelle dei vari mesi. Altri preferiscono ruotare attorno agli eventi, indipendentemente dalla cronologia. Quindi avremo cartelle “compleanni”, “scuola”, “vacanze” ecc. I fotografi professionisti consigliano un mix delle due cose. Avere una struttura cronologica al cui interno sistemare cartelle degli eventi specifici avvenuti, ad esempio, nel corso dell’anno.
Un lavoro piuttosto faticoso quello di creare minuziosamente cartelle su cartelle prima di scaricare le foto dalla macchina. Ma pagherà in futuro perché non saremo mai legati a un software o a un computer specifico. La struttura rimarrà sempre disponibile e prontamente consultabile, anche se trasferiremo tutte le foto su un altro disco, un cd o una scheda di memoria.
Esistono però anche svantaggi in questo sistema. Succede se cerchiamo una particolare foto di una persona della famiglia, ma non ricordiamo in quale occasione era stata scattata. In altri termini, con le cartelle possiamo organizzare le immagini in un solo modo, che sia cronologico, per eventi o per persone. A meno di non creare doppioni in cartelle diverse, ad esempio la foto di un bimbo potrebbe andare nella cartella “2010/compleanno Andrea” ma anche “Andrea/compleanni”. Comodo, ma con un grande spreco di spazio su disco.
L’altro sistema: visualizzare e archiviare le foto, in modo da creare album digitali, usando programmi specifici. In generale tutti i software esistenti (compresi quelli offerti in omaggio con la macchinetta digitale) si comportano allo stesso modo: al momento dell’installazione esaminano il disco rigido alla ricerca di immagini e poi ve le presentano nel formato “thumbnails”, i provini. A questo punto possiamo creare vari album e sistemare al loro interno le foto. Il vantaggio immediato è che possiamo inserire un’immagine in più album diversi. Quindi avremo la stessa foto della cugina Anna in abito bianco sia nell’album “Matrimoni” che in quello “Anna”, o ancora in “Familiari”. Non si tratta di una duplicazione, ma solo di un’organizzazione logica. La comodità ha un prezzo però: gli album sono legati al software usato. Quindi l’organizzazione dei nostri album potrà essere passata a un amico solo se ha lo stesso programma. Un problema che viene via via superato dal massiccio uso delle risorse di archiviazione on line.
Negli ultimi anni i software per la gestione degli archivi fotografici si sono evoluti con funzioni molto sofisticate, ad esempio con l’uso dei “tags”, già ben noti a chi usa Facebook, e con il riconoscimento automatico delle persone presenti nelle fotografie.
I tags non sono altro che parole chiave o frasi che possiamo associare a una foto. In questo modo viene superato il concetto di album: la ricerca delle immagini viene fatta basandosi sulle parole che abbiamo usato per descriverle. Il metodo più usato e anche il più comodo è di inserire le informazioni nel file stesso della foto, fino a farne parte integrante. In questo modo trasferendo l’immagine porteremo con noi anche le parole che la descrivono. Gli standard principali per usare i tags sono due: Iptc e Xmp, quest’ultimo creato dalla Adobe e attualmente il più popolare. Praticamente tutti i software più moderni riconoscono almeno uno dei due metodi, se non entrambi.
Il riconoscimento facciale è probabilmente il giocattolo più affascinante quando si tratta di organizzare le nostre foto. Dopo qualche anno di “rodaggio”, questa tecnologia è diventata abbastanza matura da poter essere impiegata anche a casa nostra. Il principio è semplice: il programma identifica i volti presenti nelle foto. Via via che noi lo addestriamo a riconoscere le varie persone, comincerà a farlo automaticamente. Commetterà errori, confondendo magari un Marco con un Giovanni, ma gradualmente, grazie alle nostre correzioni, diventerà sempre più preciso. E con un po’ di pazienza torneremo a casa con la macchinetta piena, scaricheremo le foto nel pc e il software saprà chi c’è dentro ciascuna immagine. Digitiamo il nome della persona cercata e avremo un album con tutte le foto in cui compare.
Software capaci di organizzare le foto, usare i tags e riconoscere i volti ne esistono diversi, sia gratuiti (freeware) che a pagamento, fino ad arrivare a quelli più direttamente destinati ai professionisti, e naturalmente molto più costosi.
Picasa (http://picasa.google.com), offerto da Google, è stato per molto tempo il riferimento principale tra i programmi gratuiti, e ancora oggi continua ad essere uno dei preferiti. Bisogna considerare che il massimo della potenza di questo software (ad esempio il riconoscimento facciale) lo si ottiene solo quando lo si usa on line e si è collegati a Picasa web album (un gibayte di memoria disponibile gratuitamente). Questo implica la necessità di scaricare le foto sui server dell’azienda. Con tutti i vantaggi di poter condividere le immagini con amici e parenti, ma anche con le preoccupazioni per la privacy e la necessità di stare molto attenti a cosa si condivide e con chi. Trattandosi di un prodotto associato con Google, poi, non può mancare il “georeferencing”, la possibilità di inserire informazioni su dove la foto è stata scattata, in modo da inserirla in una cartina di Google maps.
Windows Live Photo Gallery di Microsoft (http://explore.live.com/windows-live-photo-gallery), con la versione 4, sta tallonando da vicino Picasa. Creazione di album, naturalmente, ma ora anche riconoscimento facciale (che mancava nelle versioni precedenti) e georeferenziazione, con l’uso del sistema di mappe Bing Maps.
Appena apparso sulla scena, poi, c’è un prodotto di tutto rispetto: Fotobounce (www.fotobounce.com). Gratuito anche questo, offre il riconoscimento facciale, la possibilità di inserire tags e una integrazione molto facile con due dei principali sistemi on line di condivisione di immagini: Facebook (www.facebook.com) e Flickr (www.flickr.com). Le immagini vengono trasferite sui due servizi direttamente dal programma. E’ anche capace di importare la lista degli amici di Facebook in modo da “taggarli” direttamente sulle nostre foto. Forse da migliorare il riconoscimento facciale, ma è un software da tenere d’occhio.
Picajet (www.picajet.com) è un software fortemente orientato alla catalogazione più accurata, ma che fa molto bene proprio questo lavoro. La versione gratuita è abbastanza completa, anche se si può essere annoiati dalla frequente comparsa di inviti a comprare la versione a pagamento.
Tra i prodotti commerciali, chi vuole salire di livello punterà sicuramente su Photoshop Elements (http://www.adobe.com/it/products/photoshopelwinv), a un prezzo appena inferiore ai 100 euro. Un po’ tutti i software di archiviazione fotografica hanno anche capacità di ritoccare le immagini. Ma naturalmente da Photoshop ci aspettiamo di più, anche in un prodotto non destinato agli utenti professionali. E infatti la correzione automatica dei difetti, l’aggiustamento di dimensioni, il raddrizzamento delle foto sono facili da usare e molto potenti. Il riconoscimento facciale è presente, come anche la possibilità di archiviare album on line. Chi non si accontentasse delle funzioni di Photoshop elements può dirigersi verso un livello superiore, ancora dalla Adobe: Lightroom, al prezzo di 250 euro.
E tutte quelle foto che avevamo fatto su pellicola? Tutte quelle scatole di diapositive? Converrà scannerizzare il tutto, altrimenti il nostro archivio non sarà mai completo. Il buon vecchio scanner della nostra scrivania potrà fare un lavoro dignitoso per le foto sviluppate. Ma non aspettatevi molto se avete a che fare con negativi o diapositive. In questi casi ci si potrà rivolgere a un negozio (ma il costo della digitalizzazione di ogni diapositiva può essere piuttosto alto a causa del lavoro manuale richiesto: da 60 centesimi a 1 euro). Oppure, se abbiamo veramente una grossa scorta di negativi e diapositive, potremmo comprare uno scanner specifico. Il mercato è praticamente crollato da anni, ma se ne trovano molti usati. I prezzi sono molto variabili: si parte da meno di 100 euro per prodotti di qualità non eccelsa e con la necessità di inserire a mano ogni singola diapositiva. Risoluzioni di scansione migliori si ottengono spendendo attorno ai 200 euro, mentre a mille ed oltre si trovano prodotti automatici (con il carrello come i vecchi proiettori).