Mario Sensini, Corriere della Sera 20/09/2010, 20 settembre 2010
GOVERNATORI, CONTI A POSTO O NIENTE RICANDIDATURA —
Autonomia impositiva sì, ma non a danno dei contribuenti. I governatori delle Regioni avranno la possibilità di manovrare le tasse a carico di cittadini e imprese, ma solo rispettando precise condizioni. Chi sarà più bravo a gestire la spesa, ottenendo risparmi rispetto al costo standard delle funzioni che sarà stabilito, potrà ridurre le addizionali Irpef e Irap, mentre chi sforerà il tetto sarà costretto ad aumentarle. L’intenzione del governo è quella di innescare tra le Regioni una concorrenza fiscale virtuosa, prevedendo persino di attribuirgli le deduzioni fiscali sui carichi di famiglia oggi concesse direttamente dallo Stato, tutelando però i cittadini. Proprio per questo, oltre a fissare regole ferree sull’autonomia fiscale, il governo sta mettendo a punto un altro specifico meccanismo di garanzia. Un nuovo decreto di attuazione del federalismo con un sistema di premi e penalizzazioni che, per gli amministratori locali, potrà anche determinare per legge il «fallimento politico» e la loro ineleggibilità.
Un governatore che sei mesi prima della scadenza del proprio mandato non presenterà i conti certificati della sanità della propria Regione non potrà, ad esempio, ricandidarsi alle elezioni. Ci saranno sanzioni «politiche» anche per i sindaci e i presidenti di provincia incapaci di gestire i propri bilanci, e il meccanismo non riguarderà solo gli eletti, ma anche i dirigenti delle aziende locali. Come i direttori generali delle Aziende sanitarie, che potranno essere sanzionati in caso di ritardata presentazione dei bilanci. Se poi i conti delle aziende sanitarie si rivelassero falsi, incompleti o inattendibili, come spesso accade oggi, secondo il governo ne pagherebbero le conseguenze anche i revisori contabili. Accanto alle sanzioni, tra le quali c’è anche il «potere sostitutivo» riservato al governo nei confronti degli amministratori locali, ci saranno meccanismi premiali per i Comuni, le Province e le Regioni più assennati. I sindaci, ad esempio, avranno dei bonus legati all’emersione dell’evasione fiscale nel loro territorio, mentre i governatori più abili nella gestione della spesa per le infrastrutture potranno ricevere delle quote aggiuntive di fondi Fas per realizzare opere pubbliche.
Il testo del nuovo decreto è in via di definizione e dovrebbe essere pronto in un paio di settimane. Domani, intanto, il governo presenterà ai governatori i nuovi paletti sull’autonomia impositiva e i criteri per calcolare il costo standard delle funzioni dele Regioni, essenzialmente la sanità. La base di riferimento saranno le cinque regioni che offrono servizi efficienti senza sfondare la spesa (oggi solo Marche, Umbria e Lombardia, maicalcolisi farannosul 2011). Giovedì i due decreti saranno all’esame della Copaff, la Commissione paritetica tra governo ed enti locali, e la prossima settimana arriveranno al Consiglio dei ministri per essere approvati e inviati al Parlamento.
I vincoli alla manovrabilità delle tasse regionali scaturiscono anche dalle pressioni esercitate nei giorni scorsi dai sindacati sul governo. Così, a fronte di margini di manovra ben più ampi sulle tasse (le addizionali Irpef, oggi bloccate all’1,4%, potranno salire fino al 3%), ci saranno regole inderogabili da seguire. Si potrà ridurre e anche azzerare l’Irap alle imprese solo se l’addizionale Irpef gravante sui cittadini non sarà ad un livello superiore all’1,4%. Viceversa, non si potrà alzare l’Irpef se si è ridotta l’Irap. Per incentivare la lotta all’evasione, inoltre, le Regioni avranno il 25% del gettito Iva nazionale, non più calcolato a consuntivo sui dati Istat, bensì sull’imposta effettivamente riscossa nella Regione, e lo stesso principio si applicherà alla compartecipazione al gettito Irpef. Anche questo, nei piani del governo, servirà ad incentivare la concorrenza fiscale tra i territori e favorire la discesa delle tasse.
Mario Sensini