Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La confusione regna sovrana. Berlusconi, confermando di essere lui il candidato del Pdl per Palazzo Chigi, ha detto che però potrebbe essere candidato del centrodestra anche Alfano oppure Montezemolo oppure Monti se si mettesse ufficialmente a capo dei moderati, a patto che nella parola “moderati” si comprenda anche la Lega. Mentre così parlava, la berlusconiana Deborah Bergamini alla Camera attaccava a testa bassa Monti e invano il democratico Andrea Sarubbi, agitando le braccia sull’altro lato della Camera, tentava di avvertirla che la linea era cambiata. La Bergamini, finito l’intervento e informata delle novità, ha detto: «La prossima volta Sarubbi gesticoli con più convinzione». Berlusconi, rispondendo a una domanda di Bruno Vespa che, tentando di raccapezzarsi, gli chiedeva se insomma era o non era candidato a Palazzo Chigi, ha controreplicato: «Vuole la risposta di ieri sera, di stamattina, di oggi a pranzo, o di oggi pomeriggio?». A Marcello Sorgi e Massimo Franco che a loro volta tentavano di capire verso quale mèta stesse veleggiando il Cav, il Cav ha detto: «Se la politica fosse una cosa semplice, la fareste anche voi». I giornalisti presenti si auguravano di venirne a capo prima di mezzanotte. Non si sa se siano riusciti nell’impresa.
• Pensi un po’ che vorremmo capirci qualcosa anche noi.
Si stava presentando, al residence Ripetta di Roma, il nuovo libro di Bruno Vespa, argomento che a quanto pare è stato trattato pochissimo. I fuochi d’artificio di Berlusconi sono cominciati con questo discorso: «Feci un passo indietro dal Governo per riportare Casini tra i moderati. Avevo pensato di non candidarmi premier per amor di patria. Se fai un passo indietro io sarò con i moderati, mi disse Casini, che ha un complesso verso di me. Io feci questo passo indietro e Alfano divenne segretario. Ci aspettavamo il ritorno di Casini, ma questo non avvenne. Casini ha continuato a dialogare con la sinistra. Io ho sempre mantenuto la coerenza guardando all’interesse del Paese. Ma caduto il motivo per cui ho fatto un passo indietro, ho accettato su richiesta dei miei di essere disponibile a un’eventuale candidatura. Ma sono disposto anche a fare solo il leader del partito. Non ho nessuna ambizione personale con la storia che ho alle spalle. Sono a disposizione se serve nell’interesse del Paese e dei moderati. Il mio ruolo dipenderà da come evolvono le cose».
• Quindi, dopo essersi candidato, sarebbe pronto a ritirare la candidatura?
Già. Dice che un leader dell’area moderata potrebbe essere Monti. Se Monti si facesse avanti («ma non credo lo farà»), lui gli cederebbe il passo. È vero che un mese fa, a cena, glielo aveva proposto. Ma è anche vero che nell’ultima settimana lo ha fatto a pezzi. Non mi chieda come tutte queste oscillazioni possano produrre alla fine una linea chiara. La risposta è molto semplice: non la producono! Altro elemento incomprensibile: lo schieramento dei moderati alla cui testa dovrebbe mettersi Monti deve comprendere anche la Lega: ma se la Lega spara a zero sui tecnici fin dal primo secondo? Lo dico con molta prudenza, ma si direbbe che Berlusconi non sappia in questo momento quello che dice.
• Ha detto che potrebbe essere candidato anche Alfano.
La frase è questa: «Non è affatto escluso che Angelino Alfano, che ha tutta la mia stima e che considero tra i migliori protagonisti della politica italiana, è assolutamente possibile che sia lui il candidato premier e ieri sera ho avuto l’ok della Lega, quindi la sua candidatura è in pole position». In questa ricostruzione dell’incontro di martedì sera tra Berlusconi e Maroni vediamo un modo di dire la cosa che ne rovescia quasi il senso: Maroni ha detto no all’alleanza con il Pdl se Berlusconi resta candidato premier di quel partito. Il Cav finge che questo “no” sia un endorsement per Alfano, ma non è così: è solo una bocciatura di Berlusconi! Infatti poco dopo il Cav è passato alle minacce: se la Lega non farà asse con il Popolo della Libertà, il Popolo della Libertà toglierà l’appoggio alle Lega in Piemonte e Veneto, facendo cadere quelle due giunte. Che era la posizione di Formigoni venti giorni fa (a quell’epoca bocciata da Berlusconi).
• Quindi?
Una chiave di lettura è che Berlusconi è partito lancia in resta alla volta di Palazzo Chigi credendo di avere alle spalle il solito esercito, e invece il solito esercito gli si sta squagliando dietro. Maroni gli ha dato il benservito, i cattolici lo avversano per bocca delle gerarchie vaticane che gli dicono vade retro tra virgolette, la Meloni annuncerà domenica prossima l’addio al partito, La Russa e Gasparri si preparano a mettere insieme una formazione che dovrebbe chiamarsi Centrodestra Nazionale, i montiani del Pdl, spinti anche dal Ppe che non vuole sentir parlare di un Berlusconi in campo, sono a loro volta pronti a sfilarsi e in questo caso parliamo di pezzi grossi come la Gelmini, come Frattini, come Pisanu. Girava voce ieri sera (poi smentita) che anche Alfano sarebbe pronto a fare le valigie. Berlusconi è drammaticamente solo: le giravolte di ieri pomeriggio sembrerebbero il tentativo disperato di tenere insieme ciò che non può più essere tenuto insieme, specialmente se il collante è rappresentato da lui e dal suo vecchio modo di fare politica. Pensi un po’ che i sondaggi lo davano in ripresa di due punti.
• Altre piroette di ieri?
Dell’Utri non sarà candidato. Ha di nuovo attaccato la magistratura (cancro, ecc.). Ha di nuovo attaccato la Merkel e la Germania. Ha di nuovo sostenuto che lo spread è un imbroglio, ha detto che i soldi per gli stipendi pubblici l’anno scorso c’erano, s’è lamentato della Littizzetto e del suo «hai rotto il c…». Su quest’ultimo punto, anzi, è stato piuttosto sobrio.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 13 dicembre 2012]
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