Agostino Giovagnoli, la Repubblica 13/12/2012, 13 dicembre 2012
TUTTO INIZIÒ CON COSTANTINO
La lunga storia iniziata con l’editto di Milano del 313 continua fino ad oggi. Quell’editto riconosceva libertà di culto ai seguaci di tutte le religioni: i cristiani, in precedenza a lungo perseguitati, furono equiparati ai pagani. Subito dopo, Costantino iniziò a sostenerli, introducendo leggi a loro favorevoli, promuovendo la costruzione di nuove chiese, intervenendo contro scismi ed eresie. Nei secoli, perciò, egli è stato visto in modi contrapposti, come difensore della libertà religiosa e come iniziatore della “chiesa costantiniana” e cioè della commistione tra religione e potere. È un’ambivalenza che ha fatto versare fiumi di inchiostro, pro e contro di lui, ma il più delle volte il suo nome è stato coinvolto impropriamente in problemi e dispute propri di altre epoche.
È accaduto nel Medioevo quando, appellandosi alla donazione costantiniana quale fondamento del potere temporale del papa, si è discusso lungamente della superiorità del pontefice sull’imperatore o viceversa. Era infatti convinzione comune che alla Chiesa spettasse un ruolo diretto nell’organizzazione politica della società europea, dentro lo stretto intreccio tra sacerdotium edimperiumtipico del “regime di cristianità”. Ma Lorenzo Valla ha poi chiarito, nel quattrocento, che la donazione di Costantino era un falso dell’ VIII secolo, fabbricato ad arte per giustificare il potere temporale del papa. La Chiesa costantiniana, insomma, non è stata un’invenzione di Costantino.
La falsità del documento fu dimostrata proprio quando, tornati a Roma dopo l’esilio avignonese, i papi abbandonarono ambiziosi progetti politici, accettando come fondamentali interlocutori – e come scomoda controparte – i grandi Stati moderni. È iniziata allora una distinzione tra istituzione ecclesiastica ed istituzioni politiche che costituisce la principale originalità europea nei rapporti tra Stato e Chiesa. Anche tutta l’età moderna, però, è stata attraversata da ambiguità nella divisione dei compiti tra le due istituzioni, malgrado il positivo superamento dello Stato quale braccio armato della religione. E anche dopo la radicale separazione tra Stato e Chiesa imposta dalla Rivoluzione francese, le ambiguità sono continuate: gli stessi rivoluzionari tentarono di imporre un nuovo culto, alla Dea Ragione, una sorta di “religione della laicità” quale nuova religione di Stato. In reazione, da parte cattolica si cominciò ad evocare il mito della cristianità medievale e le sue (false) origini costantiniane. Solo dopo molte tormentate vicende, è maturato un senso pieno della laicità come insieme di valori condivisi e, con il Concilio Vaticano II, si è parlato di definitivo superamento della (cosiddetta) Chiesa costantiniana.
Pochi giorni fa il cardinale Scola ha aperto l’anno costantiniano, toccando il problema della «commistione tra il potere politico e la religione» e formulando alcune osservazioni critiche in tema di laicità dello Stato – con un riferimento alla riforma sanitaria di Obama – che hanno fatto discutere. Tra i temi di questo anno, oltre a quello della libertà religiosa su cui ha insistito il cardinale Scola, interesse particolare riveste la scelta costantiniana di equiparare sul piano dei diritti cristiani e pagani, senza proibire il paganesimo sostituendolo con il cristianesimo. Anche oggi, infatti, il rapporto tra libertà religiosa e costruzione di una convivenza pacifica tra uomini e donne di religioni diverse costituisce una questione rilevante.