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 2012  dicembre 13 Giovedì calendario

Spread, lo scaricabarile del premier - Così spread , se vi pare. Di­pende da come lo si interpreta, quando sale e quando scende: da chi o da che cosa dipende? Dipende

Spread, lo scaricabarile del premier - Così spread , se vi pare. Di­pende da come lo si interpreta, quando sale e quando scende: da chi o da che cosa dipende? Dipende. Nel lunedì nero (me­glio, grigio) delle dimissioni an­nunciate da Monti, la politica ha letto l’impennata momenta­nea dello spread (poi ridisceso a 330 punti, cioè ben 38 punti in meno di un mese fa) come la conseguenza del panico inter­nazionale per l’addio di Super-Mario,o per l’incubodi un Ber­lusconi VI ( L’Unità : «Il ritorno di Silvio: spread oltre 350»). Il premier ha elegantemente sfu­mato la polemica diretta, ma a Uno Mattina non ha scoraggia­to una lettura causa-effetto di questo tipo, avvertendo che gli italiani devono liberarsi di alcu­ni falsi miti, «tipo che ciò che un governo fa (tra cui dimettersi, ndr) non influisca sul suo spread ». Durante i 12 mesi di premiership, tuttavia, Monti ha spesso addebitato ad altri, e non al suo governo, le frequenti impennate dello spread Btp-Bund (mentre ha avocato a sé l’effetto causale quando cala­va). A luglio, quando lo spread -sempre sopra i 450 punti - , arri­vò a sfondare anche i 500 punti base (soglia che costò le dimis­sioni al precedente esecutivo), per Monti non fu responsabili­tà del governo, ma piuttosto del­le affermazioni incaute della presidenza di Confindustria: «A fine marzo la Marcegaglia aveva detto alla stampa interna­zionale che la riforma del lavo­ro è pessima, il 19 giugno Squin­zi ha detto che lariforma del la­voro è, cito, “una vera boiata”, ora dice che dobbiamo evitare la macelleria sociale- ammoni­va Monti - . Dichiarazioni di questo tipo fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non so­lo del debito, ma anche delle im­prese; quindi invito a non fare danno alle imprese». Anche prima Monti aveva rin­tracciatonella condotta altruile cause dell’aumento del diffe­renziale. Già da subito, dicem­bre 2011, Monti si doleva dello «sgradevole» aumento dellospread ,anche in quel caso non addebitabile al suo governo: «Per me lo sgradevole rialzo del­lo spread dopo il 5- 6 dicembre­spiegò il premier- è attribuibile alla delusione dei mercati per i risultati del Consiglio euro­peo ». Quando però lospreadècalato, è capitato che Monti l’abbia attribuito proprio al suo governo, come spiegò ad una cronista a dicembre 2011, quan­do il differenziale era sceso di molto rispetto ai massimi di no­vembre: «Io credo che già da qualche settimana ci si sia ac­corti che il governo stia facendo bene per l’Italia», rispose Mon­ti, collegando direttamente l’azione del governo all’anda­m entospread . Diverso in­vece rispetto a giugno, quando Mon­ti spiegò che l’andamento deglispreaddipendeva, ancora una volta, dalle mosse dell’Eu­ropa, più che dall’Italia:«Se al Consiglio Ue del 28 giu­gno ci sarà un pacchetto cre­dibile di­misu­re per la cresci­ta,allora lo spreaditalia­no diminui­rà ». Mentre qualche setti­mana più tar­di, con lospread ai mas­simidel 2012, dirà che la col­pa era di alcu­ne irresponsa­biliaffermazioni dei paesi del Nord Europa: «L’aumento de­gli­spread dopo il vertice Ue è do­vuto anche a dichiarazioni, che considero inappropriate, di au­torità di Paesi del Nord che han­no avuto l’effetto di ridurre la credibilità delle decisioni pre­se dal Consiglio Ue». Dipende certo anche dell’Italia, se le co­se si mettono male, più però per colpa dei partiti che del go­verno: «Lospreadè risalito per l’incertezza del quadro politi­co, avvicinandosi il termine di un’esperienza nota mentre il fu­turo è ignoto» dirà a fine luglio. Se in carica c’è il governo più amato da Berlino, Bce e Euro­pa,e ciononostante lospreadpeggiora, è colpa dei timori per il dopo Monti, non del governo Monti.Un po’ diversamente da come spiegava a fine novem­bre 2011, con glispreadancora sopra i 500 punti malgrado il suo arrivo: «La lettura che io propongo di dare a questa vi­cenda dellospread ,e che vera­mente invito a tener presente, è di non sovrastimare né quando va bene né quando va male». «Che ci importa dello spread ?», direbbe qualche ex premiersenza loden.