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 2012  dicembre 13 Giovedì calendario

“I TAGLI STANNO PICCONANDO IL WELFARE C’È CHI NON SI CURA PIÙ O RICORRE AL LOW COST”

La scure della spending review ha picconato il welfare italiano. Mettendo a rischio i servizi alle persone, la sanità, la scuola, l’ambiente. E «seriamente limitato il grado di tutela dei diritti sociali». Allontanando l’Italia «da modelli di equilibrio solidale e sostenibile». E aggravando «in modo preoccupante la distanza fra Mezzogiorno e resto del Paese», tanto da segnalare «una vera e propria emergenza». Un quadro a tinte fosche, ricco di analisi dure e critiche, quello restituito dalla Relazione annuale del Cnel al Parlamento e al governo che viene presentata oggi in Senato.
Due recessioni in un quinquennio (2008-2012) e una pesantissima crisi del debito sovrano partita nel 2010 e non ancora risolta fanno da sfondo a tagli di spesa pubblica, intervenuti nel frattempo, il cui impatto finale sui cittadini rischia di essere devastante. Solo la sanità, tra spending e legge di Stabilità, deve rinunciare a 34 miliardi tra 2010 e 2015. Con il risultato che «cresce la spesa privata “di tasca propria” » al pari dell’offerta sanitaria low cost «cui fanno ricorso molti cittadini messi nelle condizioni di non poter usufruire dei servizi pubblici». Oltre al fatto che nelle Regioni sottoposte a “Piano di rientro” per l’alto deficit «la situazione è altamente critica ». Il ricorso alle strutture private per gli accertamenti diagnostici complessi, ad esempio, è balzato dal 5,6% del totale nel 2005 al 18% nel 2011. L’anno scorso, oltre 9 milioni di persone dichiarano di non aver potuto accedere ad una o più prestazioni sanitarie “per ragioni economiche ed organizzative”: importo del ticket, tempi di attesa, distanza. «Le Regioni con performance già negative, le vedono peggiorare e quelle con una sanità più adeguata percepiscono segnali di peggioramento meno intensi». Insomma, la Sanità fa acqua ovunque.
Il Rapporto non si ferma qui. Intanto rivela che la spesa pubblica non è quel moloch di cui si straparla, visto che nel 2012 «dovrebbe superare di poco il 50% del Pil», non lontano da quanto si prevede per l’Eurozona (49,4%) e per la Ue a 27 (49,1%). Meno della Francia (56%), poco più su di Germania (46%) e Regno Unito (48%). Ma questi denari sono spesi male e peggio controllati. Esiste una «schizofrenia», un «divario grandissimo» fra un’amministrazione orientata al cittadino, come le ultime riforme la delineano, e «la percezione della reale esperienza», inficiata dall’assenza di «una cultura del risultato». Per questo, suggerisce il Consiglio dell’economia presieduto da Antonio Marzano, occorre monitorare con più efficacia il risultato del servizio pubblico, anche legando i premi ai dirigenti alla soddisfazione del cittadino. A tale scopo, Cnel e Istat faranno partire un Portale della Pubblica amministrazione per monitorare le performance delle varie strutture (in sintonia con il dicastero della Funzione Pubblica). E in tal senso si colloca la proposta, veicolata in particolare da Manin Carabba, consigliere Cnel, di abolire il Bilancio di competenza dello Stato e tenere solo quello di Cassa. Per controllare in modo più efficace entrate ed uscite, prima che si disperdano in rivoli non più tracciabili.