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 2012  dicembre 13 Giovedì calendario

IN TROPPI VOLTANO LE SPALLE A B


Prove tecniche di scissione. Contro Silvio Berlusconi, che si ricandida e ricompatta il partito. O meglio: una parte del partito. Infatti da un lato ci sono i fedelissimi guidati da Daniela Santanchè, ma c’è anche il cospicuo gruppo dei maldipancisti disposti a ingoiare il rospo seppur di controvoglia e il gruppo di chi sta facendo le valigie per traslocare, soprattutto nel grande centro di Pierferdinando Casini, Luca di Montezemolo e Gianfranco Fini.
Il primo ad alzare la voce contro quella che definisce la deriva estremista del Cavaliere e che incomincia a flirtare coi centristi è il parlamentare Giuliano Cazzola, che propone questa analisi: «Il coro scomposto di critiche a tutto campo che, in Italia e in Europa, hanno accolto la candidatura di Berlusconi è un primo successo del Cavaliere, il quale ha tutto l’interesse ad una campagna elettorale urlata, che si trasformi in una rissa a colpi di slogan e di luoghi comuni». «Grazie alla demonizzazione in atto», aggiunge, «egli è tornato al centro del dibattito: si voterà contro di lui o per lui. Così ha ricompattato non solo gli avversari, ma anche le proprie forze, oggi confuse e disperse. Basterebbe, invece, lasciarlo parlare. Gli elettori sanno giudicare da soli».
A braccetto con Cazzola in questa marcia verso il centro vi è Isabella Bertolini, berlusconiana della prim’ora che ha detto addio al Cavaliere: «Sono molto contenta che colleghi come Franco Frattini, Gennaro Malgieri, Giuliano Cazzola e Alfredo Mantovano abbiano votato la fiducia al governo contro la linea distruttiva e avventurista del Pdl. Lancio un appello a quanti stanno ancora subendo in silenzio la deriva distruttiva del Pdl: lascino quel partito e vengano con noi per costruire una credibile offerta agli elettori».
Nella pattuglia dissidente e già con un piede fuori c’è appunto Franco Frattini ma anche Giuseppe Pisanu, Guido Corsetto e Carla Castellani, poi c’è l’ala dei ciellini capitanata da Maurizio Lupi e Gaetano Quagliarello, che sono tutt’altro che insensibili al richiamo del cardinale Angelo Bagnasco, a capo della Cei, la conferenza dei vescovi italiani, che ha esplicitamente invitato i cattolici a impegnarsi nel grande centro: non è un caso che a fianco di Montezemolo, nell’ultima sua uscita pubblica, a Reggio Emilia, vi fosse il presidente delle Acli, Andrea Oliviero.
Ancora: ci sono i pidiellini montiani che non se la sentono di voltare le spalle al presidente del consiglio, in prima fila troviamo Francesco Biavia, Carlo Nola, Mario Landolfi, Marcello De Angelis e soprattutto Mario Valducci, azzurro della primissima ora. Ma pure Barbara Saltamartini, dell’entourage del sindaco in scadenza di Roma, Gianni Alemanno. È stata mandata in avanscoperta, del resto Alemanno continua a ribadire che il Cavaliere dovrebbe starsene buono a fare il padre nobile, difficile quindi che partecipi a una campagna elettorale pro-Berlusconi.
Alemanno avrebbe ipotizzato la nascita di un nuovo raggruppamento, Centrodestra nazionale, per partecipare intanto alla campagna elettorale e decidere gli sviluppi dopo l’esito del voto. Anche Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri potrebbero abbracciare un’ipotesi di questo tipo, cioè il non ingresso nel grande centro ma una tappa intermedia griffata destra. Però i due ex-An vorrebbero che si formasse un drappello significativo di transfughi e in questo caso sarebbe della partita anche Altero Matteoli.
Un altro pezzo-da-novanta che sta meditando sul che fare è Roberto Formigoni, braccato dai giudici e scaricato dal Cavaliere che gli ha preferito Roberto Maroni quale candidato alla presidenza della Regione Lombardia. Se a questo risentimento aggiungiamo la già citata freddezza di Cl (e dei vescovi) verso il revival berlusconiano ecco che Formigoni nel Pdl sta stretto e se ci sarà un’ancora di salvezza è pronto a salire.
È un fuggi-fuggi. Perfino Gianpiero Samorì, che si stava preparando per le primarie e sosteneva di far parte del cerchio magico di Berlusconi, annuncia che presenterà proprie liste nonostante la tessera Pdl, e Giorgia Meloni, altra pimarista mancata, sta radunando l’ala giovanile ed ex-An a lei vicina per decidere un’eventuale uscita concordata. Per ora si sfoga su Twitter: «Basta far finta che vada tutto bene: candidature impresentabili, decisioni prese e smentite. Troppe cose non offrono molti stimoli in un Pdl nel quale vorrei rimanere ma ci sono persone a cui sarebbe bene chiedere di fare un passo indietro. Marcello Dell’Utri è una di queste».
Adesso che Gianfranco Fini non sembra più isolato con la sua creatura Fli ma in procinto di essere una gamba del grande centro, con lui dovrebbero andare nientemeno che Alfredo Biondi, ex-ministro ed ex-deputato forzista che ha rassegnato le dimissioni dalla direzione del Pdl, e l’ex-deputato Pdl, Enrico Musso.
Stanno lanciando in aria la moneta per decidere che fare ma il loro futuro non sarà con Berlusconi gli ormai ex-parlamentari pidiellini, Giancarlo Mazzuca (ex-direttore del Resto del Carlino), Alessio Bonciani e Roberto Rosso.
La decisione di Berlusconi sta terremotando il vertice ma anche a livello locale lo stato di salute pidiellino è assai precario, un esempio tra i tanti è quello dei quattro consiglieri comunali di Fidenza (Parma), Angelo Bernazzoli, Ilaria Comelli, Francesca Ambroggi e Mirko Sesenna, che hanno chiuso col Pdl e formato un nuovo gruppo consiliare di maggioranza: «Vivere Fidenza».
«È ovvio che succedano tutte queste cose», conclude Isabella Bertolini, «il Pdl così come l’abbiamo conosciuto non esiste più».