Gian Maria De Francesco, il Giornale 13/12/2012, 13 dicembre 2012
Allarme, l’economia italiana è in coma - Un’economia bloccata dalla recessione. Un Paese che ha difficoltà a progettare il proprio futuro
Allarme, l’economia italiana è in coma - Un’economia bloccata dalla recessione. Un Paese che ha difficoltà a progettare il proprio futuro. Famiglie che hanno tagliato ormai tutto il «superfluo» per essere sicure che garantirsi il necessario non comporti un aumento del proprio debito. Ecco, questo è il quadro che il governo Monti, giunto al passo d’addio, lascia a chi ne raccoglierà l’eredità. L’alibi dell’Europa e dei sacrifici necessari non regge. Gli ultimi indicatori economici rivelano che sia la produttività sia la capacità di spesa si sono ridotte. E imputarne la responsabilità alla «cura da cavallo», a base di tasse, non è né irresponsabile né sacrilego. LUSSO-CASA I dati pubblicati ieri dall’Istat sono inequivocabili. Nel secondo trimestre del 2012 le compravendite di immobili a uso abitazione sono diminuite del 23,6% annuo, portando il calo dei primi sei mesi al 20,7 per cento. Insomma, da gennaio a giugno sono stati stipulati circa 60mila contratti di compravendita in meno rispetto all’anno scorso. La ragione non è arcana: la diminuzione del reddito disponibile causa tasse e, soprattutto l’Imu, hanno reso gli immobili meno appetibili. MUTUI? UN MIRAGGIO E anche se si volesse investire sul mattone per diventare proprietari di casa, sorgerebbero altre difficoltà. I finanziamenti destinati all’acquisto di immobili nel primo semestre, aggiunge l’istituto di statistica, sono calati del 40,3% su base annua, a quota 334mila. Assofin, Crif e Prometeia hanno analizzato l’andamento dei mutui immobiliari nei primi 9 mesi dell’anno e il dato è ancora più drammatico: le erogazioni si sono dimezzate (-49,6%). Assofin-Crif-Prometeia hanno inoltre evidenziato che da gennaio a settembre le erogazioni di credito al consumo sono calate del 12%. Le banche, d’altronde,hanno visto aumentare i crediti in sofferenza del 15,3% su base annua a 117,6 miliardi: stringere i cordoni è obbligatorio. La crisi, svela l’Abi,ha costretto gli istituti a ridurre gli impieghi (i prestiti) a famiglie e imprese che si sono ridotti del 2,9% nei primi 10 mesi. CONSUMI AL PALO L’acquisto di una casa,in fondo, richiede un investimento importante. Ma è nelle piccole cose che si osserva come la contrazione della spesa sia ormai una realtà che non può più essere sottovalutata. La Cgia di Mestre, ieri, ha infatti pubblicato un sondaggio nel quale si rileva che la quota delle tredicesime destinata alle spese natalizie quest’anno si assottiglierà al 17% dal 22% del 2011 (con una perdita di quota di portafoglio del 22,7%). Una scelta, in fondo ovvia, se si considera che il 71% di questa busta paga «straordinaria » coprirà le spese correnti (bollette, Imu, ecc.). IL CALVARIO DELL’AUTO Troppo riduttivo pensare che tutto ruoti attorno alla Fiat e a Sergio Marchionne. In Italia, ormai,è l’intera filiera automobilistica a percorrere una via Crucis la cui fine non si intravede. Ce lo racconta l’Anfia,l’associazione confindustriale di categoria (della quale il gruppo torinese non fa più parte; ndr). Nel 2012 saranno immatricolate 1,4 milioni di vetture, il 20% in meno rispetto all’anno scorso e oltre un milione di pezzi in meno rispetto al record del 2007. Se si vende di meno, si produce anche di meno: nel 2012, stima l’Anfia, usciranno dalle fabbriche italiane circa 400mila autovetture (-17,5% annuo). Una cifra risibile rispetto a Spagna ( 2 milioni) e Francia (1,6 milioni) e imparagonabile a quella della Germania ( 4,8 milioni). «Di questo passo - osserva il presidente della filiera, Roberto Vavassori - le multinazionali chiuderanno gli impianti in Italia perché sotto una determinata soglia non conviene mantenere la produzione». E la spirale recessiva continuerà: meno fabbriche, meno lavoro, meno consumi, meno entrate fiscali, meno pil e più debito. MADE IN ITALY Una delle eccellenze italiane, l’arredamento,vive una crisi senza fine. Dal 2007 a oggi, ha denunciato il presidente di Federlegno- Arredo, Roberto Snaidero, hanno chiuso 10mila aziende, persi oltre 51mila posti di lavoro. Negli ultimi 5 anni ben 14 miliardi di fatturato sono andati in fumo. L’unica ancora di salvezza restano le esportazioni che hanno fatto registrare un + 10% nei Paesi extra-Ue. Stesso discorso per il settore degli elettrodomestici: per frigoriferi e cucine l’annata è stata molto pesante, rileva Confindustria- Ceced . Se non ci fossero le esportazioni (60% dei 12 miliardi di fatturato totale), i circa 130mila addetti vedrebbero il loro posto di lavoro molto a rischio. Ma forse a chi è nel Palazzo non interessa...