Fulvia Caprara, La Stampa 13/12/2012, 13 dicembre 2012
NERI PARENTI: “IO, SCOMUNICATO PER IL MIO PONTEFICE DA RIDERE”
[Il regista: negata la Comunione ai miei figli dopo i film Comiche 1 e Comiche 2] –
Non è pentito, non chiede scusa e, anche oggi, per una risata in più, Neri Parenti quasi quasi ci ricascherebbe: «Ho avuto due scomuniche - svela il regista dei cinepanettoni prodotti da Aurelio De Laurentiis -. Una per “Comiche 1” e l’altra per “Comiche 2”. Mi è arrivata a casa la lettera del Vaticano, chiusa con la ceralacca, come si usava un tempo». Ma la punizione vera, quella che l’ha più toccato perchè riguardava i suoi figli, è venuta dopo: «Non hanno potuto fare la comunione, me lo ha spiegato il mio parroco dicendomi che io sono scomunicato e che quindi per loro non c’era niente da fare». In realtà una cosa ci sarebbe stata, ma Neri Parenti non l’ha voluta fare: «L’unico modo era seguire un corso di catechesi lungo sei mesi, non avevo tempo, non ci sono andato». Tutto per colpa di due sequenze, due scenette da morir dal ridere, affidate all’estro comico del duo formato da Paolo Villaggio e Renato Pozzetto: «Ricordo tutto - conferma il primo - non sapevo della scomunica, ma Neri non è persona che s’inventa le cose. Adesso che cosa gli succederà? Andrà dritto all’inferno ?». Nel primo capitolo delle «Comiche», costruite ricordando lo stile di Stanlio e Ollio, succedeva che Pozzetto e Villaggio, in fuga su una distesa di neve, travolgevano con lo slittino quattro guardie svizzere e, nell’impatto, un Pontefice sciatore finiva in un crepaccio: «Eravamo sul Plateau Rosa, c’era un sole meraviglioso, la scena era molto divertente e l’abbiamo ripetuta tante volte per farla venire bene. Al box-office la pellicola diede ottimi risultati».
La seconda volta, e perseverare è diabolico, si sa, il duetto si trovava nel deserto del Sahara dove vedeva spuntare fra le dune, inattesa, una specie di papamobile scortata da quattro guardie pontificie in motocicletta: «Noi rubiamo la papamobile con tutto il Papa, ci aggreghiamo alla Parigi-Dakar e vinciamo un premio». Villaggio ci ripensa e s’indigna: «Conviviamo con una morale di 1500 anni fa, con una mentalità priva di saggezza e di ironia. Da noi succede che arriva la scomunica, in Inghilterra, invece, hanno il coraggio di scherzare facendo paracadutare la Regina all’apertura delle Olimpiadi». Parenti, invece, sembra rassegnato: «Nel mondo dello spettacolo, le scomuniche non sono una cosa nuova. E comunque mi sono ritrovato in buona compagnia, visto che, insieme a me, sono stati scomunicati gli sceneggiatori Piero De Bernardi e Leo Benvenuti. Quando c’è qualcosa che non va, la Chiesa incrimina sempre gli autori». Villaggio è molto più battagliero: «Questa è la stessa Chiesa che ha mandato al rogo Giordano Bruno, che ha fatto uccidere Savonarola, che ha obbligato Galileo a firmare l’abiura...». Sfiduciato e scomunicato, Parenti ha continuato a confezionare i suoi campioni d’incassi e, tanto per non smentirsi, anche stavolta, in «Colpi di fulmine», ha molto giocato con la Chiesa. Nel primo episodio del film, Christian De Sica non solo si finge prete per sfuggire al fisco, ma è anche irrimediabilmente ammaliato dal fascino di Luisa Ranieri, un Maresciallo dei Carabinieri da amore a prima vista. Nel secondo, succede che Greg, ambasciatore presso la Santa Sede, perda la testa per la pescivendola Anna Foglietta. Equivoci, battute e gag si svolgono in gran parte dentro le mura del Vaticano. Ma non è tutto: «Abbiamo deciso solo alla fine di tagliare una scena in cui si vedeva il Papa che faceva esercizi di Tai Chi». Insomma, due scomuniche bastano e avanzano, la terza sarebbe stata troppo.