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 2012  dicembre 13 Giovedì calendario

CON LA BICI CI SI INTEGRA MEGLIO


Nel film 40 mq Deutschland una giovane sposa turca arrivata in Germania è costretta dal marito a vivere nel suo angusto appartamento. L’uomo ha paura che la ragazza venga contaminata dal mondo occidentale. La pellicola di Tevfik Baser è la prima girata da un regista turco in Europa, ha vinto diversi premi, e risale al lontano 1986, quando la Germania era divisa.
Oggi, la situazione per le immigrate è cambiata, ma molti problemi di integrazione restano.
Gli uomini vanno a lavorare, le mogli restano tra loro, non imparano il tedesco, ignorano molte regole della società in cui vivono. Paradossalmente, è il sistema assistenziale a facilitare il loro isolamento, se hanno bambini piccoli a cui badare.
Il grave problema sono proprio i figli. Anche se sono nati in Germania, e hanno la cittadinanza, da adolescenti sviluppano aggressività e violenza verso il paese che li ospita. Parlano male la lingua, e si sentono esclusi. Colpa dell’educazione ricevuta da bambini, almeno in parte, ritengono i sociologi. Le madri non erano in grado di dare loro l’educazione civica necessaria, né di aiutarli a imparare il tedesco.
A Berlino hanno avuto un’idea: mandiamo le mamme in bicicletta. Non solo quelle giunte dall’Anatolia, ma tutte le straniere che abbiano voglia di andare per la metropoli su due ruote. La bici, per molte, diventa un simbolo di libertà e di autonomia. Berlino ha ovunque piste ciclabili, ma conoscere le regole del traffico è vitale. Si impara ad andare in bicicletta e si scopre come vivere in Europa, senza avere l’impressione di seguire un indottrinamento forzato.
A Kreuzberg, il quartiere dove sono concentrati i turchi (quasi 250 mila nella capitale), è stato creato dalla polizia un Faharradkurs per le mamme, in collaborazione con la Volkshochschule (Vhs), la scuola popolare dove si tengono corsi di lingua gratuiti. Le allieve imparano a evitare le trappole del traffico, allo stesso tempo migliorano il loro tedesco, e vengono istruite sul sistema scolastico. «E scoprono cosa fare per i loro bambini», spiega Frau Silke Haist, della Vhs. «Le madri che non sono bene inserite istintivamente tengono i piccoli troppo legati a loro, e ne impediscono l’integrazione».
Le madri vengono dalla Turchia, dalla Bosnia, dal Sud America, e sono costrette, per capirsi, a usare il tedesco. L’istruttore cerca di intervenire il meno possibile per stimolare la loro autonomia. Ai corsi si fa amicizia, le giovani mamme si divertono, e continuano a frequentarsi tra loro anche dopo le lezioni. Le biciclette sono tutte equipaggiate con il seggiolino per i piccoli.
«Quasi tutte vengono da un paese in cui non era comune per le donne andare in bicicletta», spiega Silke Haist, «e alcune devono vincere la resistenza dei loro mariti. All’inizio, arrivano accompagnate dagli uomini, che restano per vedere quel che succede. Poi cominciano ad avere fiducia».
«Per trent’anni il mio sogno è stato di andare in bicicletta», racconta Rosa Choque. «Ma a Lima eravamo in cinque fratelli e sorelle, e avere una bici era un gran lusso. A Berlino ho scoperto che è una cosa normale. Ora porto il bambino ogni mattina all’asilo, e la bici me l’ha regalata mio marito».
Nessuna viene obbligata a indossare pantaloni o a togliere il velo se non lo desidera: imparare a tenersi in equilibrio sarà solo all’inizio più difficile. Ma non molto.