Il Post 13/12/2012, 13 dicembre 2012
MA MONTI SI PUO’ CANDIDARE?
Nelle ultime settimane si è parlato molto della possibilità che Mario Monti sia nuovamente il premier del prossimo governo. Se ne è parlato per due motivi, principalmente: il primo è il modo sfuggente e a volte enigmatico con cui lo stesso Monti ha risposto alle domande su una sua eventuale ricandidatura, specialmente negli ultimi mesi, e la seconda è l’esplicita volontà della parte centrista dello schieramento politico di appoggiare Mario Monti anche per il prossimo incarico di presidente del Consiglio (per tacere di quanto detto ieri da Berlusconi in una delle molte giravolte di questi giorni).
Ma è possibile, tecnicamente, che il senatore a vita Mario Monti si candidi alle prossime politiche ed è possibile che sia nuovamente presidente del Consiglio? Circola qualche equivoco, anche per via di quanto detto da Napolitano lo scorso 22 novembre («è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento»). Esaminiamo le possibilità, sapendo che molte sono solamente casi teorici con scarsa o nulla concretezza.
La risposta è certamente sì. La Costituzione, negli articoli in cui si occupa della figura del presidente del Consiglio (sono quattro: artt. 92, 93, 95 e 96), non stabilisce alcun requisito particolare per la carica di presidente, tranne che deve essere nominato dal presidente della Repubblica e che deve avere la fiducia del parlamento. Quindi il presidente del Consiglio può anche non essere un parlamentare e non essersi candidato alle politiche: questo è già successo ad esempio nel nel 1996, con Romano Prodi, che era leader dell’Ulivo ma non parlamentare al momento di vincere le elezioni.
Parentesi. Il prossimo presidente del Consiglio sarà nominato dal presidente della Repubblica, ma quasi certamente non si tratterà di Napolitano. Il mandato di Giorgio Napolitano scade il 15 maggio 2013, ma l’attuale presidente della Repubblica ha già lasciato capire che lascerà l’incarico in anticipo per non essere lui a designare il presidente del Consiglio con cui avrà a che fare soprattutto il suo successore. Normalmente, le Camere in seduta congiunta e i rappresentanti delle Regioni che hanno il compito di eleggere il Presidente della Repubblica si riuniscono 30 giorni prima della scadenza del mandato e dunque, attualmente, il 16 aprile 2013.
Il presidente della Repubblica, per prassi (la Costituzione non le prevede), dà l’incarico al presidente del Consiglio designato dopo le cosiddette “consultazioni” con i principali leader politici: e il centro (l’UdC di Casini e FLI ad esempio) hanno detto che, attualmente, hanno l’intenzione di proporre al capo dello Stato il nome di Mario Monti. Quindi, riassumendo, è possibile che Monti sia il prossimo presidente del Consiglio e una parte dello schieramento politico lo vuole.
Veniamo alla questione della candidatura. Il punto principale è che in Italia non esiste l’elezione diretta del presidente del Consiglio: i cittadini eleggono unicamente i parlamentari. L’attuale legge elettorale, il famigerato Porcellum, prevede però che le coalizioni indichino prima delle elezioni non solo il programma, ma anche un “capo” della coalizione che è informalmente il candidato alla presidenza del Consiglio. Anche in questo caso, Monti potrebbe quindi comparire come “capo” o addirittura nel nome e nel simbolo di qualche lista: essere o non essere parlamentare o candidato al Parlamento non ha alcun peso.
Monti potrebbe però anche comparire all’interno di qualche lista, anche se qui le cose si fanno più complicate: Monti infatti è attualmente un senatore a vita, nominato da Napolitano il 9 novembre 2011 (lo stesso giorno delle dimissioni di Berlusconi). Per candidarsi al Parlamento, Monti dovrebbe prima dimettersi. Ma i senatori a vita possono dimettersi? La Costituzione prevede solo una “rinunzia” prima che questo venga accettato, ma il problema si pose in concreto quando l’ex presidente della Repubblica – e dunque senatore a vita di diritto – Francesco Cossiga presentò le sue dimissioni con una lettera al presidente del Senato, nel giugno del 2002.
Si decise allora che le dimissioni di un senatore a vita erano possibili e che, in secondo luogo, che per esse bisognava seguire per loro la stessa procedura delle dimissioni per i senatori ordinari: ovvero la votazione del Senato a scrutinio segreto. Il Senato votò il 19 giugno 2002 e respinse le dimissioni. Cossiga annunciò che non intendeva insistere, ma la pratica di fatto creò un precedente: i senatori a vita si possono dimettere, così come tutti gli altri senatori. In teoria Monti potrebbe persino candidarsi alla Camera prima ancora di dimettersi dal Senato, trovandosi poi costretto a optare per una delle due cariche – che sono incompatibili – una volta eventualmente eletto.
Quindi anche la risposta alla prima domanda è sì: Mario Monti potrebbe presentare le sue dimissioni da senatore a vita, il Senato potrebbe approvarle – ma a questo punto si porrebbe il problema del comportamento delle forze politiche con poco interesse alla sua ricandidatura, a voler approfondire il romanzo – e a quel punto, da comune cittadino, Mario Monti potrebbe presentare la sua candidatura sia alla Camera che al Senato.
Si potrebbe anche pensare a una trama del romanzo che appartenga direttamente alla fantascienza? L’Italia potrebbe dichiarare guerra a un paese estero: in quel caso, e solo in quello, la durata delle Camere può essere prorogata per legge. A quel punto i problemi delle dimissioni e della candidatura non si porrebbero: Monti resterebbe presidente del Consiglio anche oltre la fine teorica di questa legislatura.