Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La mafia nasce proprio così: lo Stato o il Comune non sono più in grado di garantirti un diritto e allora te lo garantisce qualcun altro che possiede la forza necessaria, e in cambio vuole soldi e/o importanti atti di sottomissione. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova mafia, che aiuta i senza casa e fornisce loro alloggi vuoti o perché l’inquilino è momentaneamente assente o perché l’abitazione deve ancora essere assegnata (case popolari). Il racket ti segnala l’esistenza dell’appartamento, tu accetti di occuparlo abusivamente, i criminali si fanno pagare 500 euro per buttare giù la porta e fari entrare. Una volta che sei dentro ti assistono e ti insegnano come si fa. Quando la casa appartiene a qualcuno che prima o poi tornerà, i neomafiosi provvedono a cambiare la serratura. L’occupante abusivo arriva al punto di assumere l’identità dell’inquilino soppiantato e di pagare le bollette in modo da continuare ad usufruire di luce, gas, telefono. Il fenomeno è diffuso soprattutto a Milano e a Roma, ma ci sono casi clamorosi anche in altre città. A Giovinazzo, provincia di Bari, per esempio, ha fatto il giro del paese la storia di una signora di 84 anni che s’era dovuta ricoverare in ospedale per pochi giorni e al ritorno ha trovato il suo piccolo appartamento popolare occupato e la serratura cambiata. La poveretta è stata costretta a dormire in garage per cento giorni prima che la magistratura e la polizia riuscissero ad avere ragione degli abusivi. La storia di Maria Lorenzi, a Roma, è finita sui giornali: è andata a trovare la madre per due giorni, e al ritorno ha trovato altra gente in casa sua e la serratura cambiata. È stata costretta a dormire per tre settimane sul pianerottolo, sdraiata su una coperta che le hanno prestato vicini compassionevoli.
• I casi più clamorosi però sono a Milano.
Milano è salita alla ribalta perché da due giorni il Corriere della Sera sta facendo campagna su questo scandalo apparentemente senza soluzioni. In Lombardia le case popolari sono in mano a un’azienda che si chiama Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) ed è il risultato della trasformazione dei vecchi Istituti Autonomi Case Popolari (Iacp). Inutile dire che, come ha spiegato il Corriere, Aler è tecnicamente fallita. Un inquilino su tre non paga l’affitto, questo ha creato un buco di 60 milioni per il solo 2013, buco che s’è aggiunto al buco precedente di 90 milioni. I fornitori non vengono pagati, le case vanno in pezzi, senza soldi è impossibile la manutenzione. Case in rovina non possono essere assegnate e quindi i ventimila aventi diritto restano senza abitazione e in lista d’attesa. Intanto, i disperati che non sanno dove sbattere la testa si rivolgono alla malavita. La malavita li serve a dovere. Le istituzioni pubbliche, paralizzate dall’aspetto sociale del problema, non sanno bene che pesci prendere. Sgombrano, finora con la necessaria delicatezza, tutte le volte che possono, ma è come svuotare il mare col bicchiere. Il capo leghista Salvini reclama l’esercito e visite implacabili porta a porta.
• Quanti sgomberi ci sono, diciamo, a settimana?
Il Corriere riferisce che nella settimana 20-26 ottobre ci sono stati 54 tentativi di occupazione, e che 16 di questi sono riusciti. I dati davvero impressionanti sono però quelli che mettono a confronto gli anni. Da gennaio a ottobre 2014, i tentativi di occupazione abusiva a Milano sono stati 1.278 , circa il doppio rispetto ai 667 del 2010. In quegli appartamenti, in 3 casi su 4, c’erano cittadini stranieri, tra cui 256 egiziani, 205 romeni, 143 marocchini. Non si può tacere sul fatto che tra questi abusivi c’è anche gente pericolosa e che chi abita regolarmente nelle sue case vive la sua vita di tutti i giorni con una notevole ansia.
• Nella altre città com’è la situazione?
A Roma i dati sono come quelli di Milano, forse anche peggiori. C’è qualcosa di marcio nell’intero meccanismo: mentre la gente ha fame di case, l’Istat certifica l’esistenza in tutto il paese di sette milioni di residenze sfitte, 40 mila a Milano, 50 mila a Roma, con un numero di senza-casa doppio. Manca un’analisi approfondita del fenomeno, che metta a posto tutti i pezzi e permetta un intervento globale e definitivo. Gli sgomberi, pur indispensabili, o le iniziative pre-elettorali lasciano il tempo che trovano. Spesso sono ingiusti o verso i derubati o verso gli infelici che hanno cercato la salvezza nel racket.
• I politici che dicono?
Pisapia ha rotto con l’Aler e s’è ripreso le 28 mila case del Comune che erano gestite dall’istituto. Il sindaco Marino non si sa bene che cosa voglia fare, qualche mese fa ha imposto la restituzione di certi appartamenti occupati a chi era stato sgomberato. Il ministro Lupi, intervistato dal Corriere, ha detto che ci vuole l’intervento dei prefetti e che applichino la legge.
• Che cosa dice la legge?
Che l’occupante, oltre a uscire da qualunque graduatoria per l’assegnazione delle case popolari, non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai servizi, cioè non può avere la luce, l’acqua e il gas. Per ora è spesso solo teoria.
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