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 2014  novembre 03 Lunedì calendario

L’amministratore delegato della Ast di Terni, Lucia Morselli, ha deciso di bloccare il pagamento degli stipendi dei dipendenti dell’acciaieria fino al termine degli scioperi in fabbrica. In questo modo, in una vertenza che già ha fatto segnare momenti di tensione, la top manager della Thyssen ha voluto versare altra benzina sul fuoco inventando una forma di ritorsione davvero infelice

L’amministratore delegato della Ast, Lucia Morselli, ha avuto la geniale idea di bloccare il pagamento degli stipendi dei dipendenti dell’acciaieria di Terni fino al termine degli scioperi in fabbrica. In questo modo, in una vertenza che già ha fatto segnare momenti di tensione, la top manager della Thyssen ha voluto versare altra benzina sul fuoco inventando una forma di ritorsione davvero infelice. Il caso dell’Ast è complesso e tira in ballo miopie comunitarie e decisioni aziendali non meditate, bisognerebbe lavorare tutti insieme per aprire la strada a una soluzione ragionevole e invece Morselli sceglie la strada opposta. La Thyssen è forse la multinazionale che in Italia ha avuto in questi anni la linea di condotta più scorretta e sorda agli interessi del territorio e del lavoro e, purtroppo, sta riconfermando questa vocazione. Finora in Italia negli anni della Grande Crisi non abbiamo avuto fiammate di conflitto operaio, anzi gli scioperi endemici si sono concentrati quasi esclusivamente nel settore dei trasporti locali e invece in tutte le vertenze aziendali legate a ristrutturazione e ridimensionamenti di imprese manifatturiere i sindacati hanno dato tutto sommato prova di equilibrio e pragmatismo.
È vero che hanno quasi sempre chiesto che intervenisse la Cassa Depositi e Prestiti (quasi fosse la Gepi!) ma alla fine hanno negoziato le soluzioni che via via si sono presentate. A che serve, dunque, provocare come sta facendo Morselli e come, in chiave tutta politica, ha fatto anche il finanziere Davide Serra?
È giusto chiedere che i comportamenti sindacali evolvano, che la contrattazione si svolga in azienda e sia legata a parametri di produttività, che Cgil-Cisl-Uil evitino di politicizzare la loro azione ma attaccare frontalmente il diritto di sciopero non ha niente di costruttivo. Allontana le soluzioni.