Corriere Economia, 3 novembre 2014
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L’altro italiano alla Bce. Ritratto di Fabio Panetta che rappresenta il nostro Paese a Francoforte nell’organo unico di controllo delle euro-banche. Esperto di statistiche finanziarie, si è occupato di fusioni e acquisizioni nel credito
Quest’anno Fabio Panetta non ha preso neanche un giorno di vacanza. Non ha riposato neppure a Ferragosto. Certo l’estate è stato il periodo più caldo anche per lo svolgimento degli esami della Bce alle banche europee e a tutto il Direttorio della Banca d’Italia e l’intero settore della Vigilanza è stato richiesto un impegno più intenso. Ma Panetta, vicedirettore generale della Banca d’Italia e rappresentante dell’Istituto nel consiglio di vigilanza del Meccanismo di supervisione unico presso la Bce, è abituato a lavorare molto. A Palazzo Koch lo sanno bene e lo stimano per questo.
Romano, 55 anni, Panetta è il più giovane del Direttorio. Il governatore Ignazio Visco lo ha chiamato nel gruppo di vertice della Banca nell’ottobre di due anni fa per sostituire Anna Maria Tarantola che si era dimessa per andare alla presidenza della Rai. Per Panetta essere il più giovane in squadra non è una novità: aveva meno di trent’anni quando l’allora governatore Carlo Azeglio Ciampi lo scelse fra gli economisti dell’Ufficio studi per scrivergli le tracce per i discorsi sui mercati monetari. E veniva indicato come il giovane emergente tra i collaboratori, over 60, del governatore Antonio Fazio.
Curriculum
Il suo curriculum è fitto di esperienze e incarichi — e scorrendolo si capisce perché non abbia poi troppo tempo da dedicare al riposo — dopo la laurea in economia alla Luiss di Roma, ovviamente con la lode, e il PhD in Economics and Finance conseguito presso la London Business School. In Banca d’Italia è entrato nell’85, dalla porta dell’Ufficio studi e della direzione Monetaria e Finanziaria, che ha segnato per così dire, il suo percorso futuro.
In Via Nazionale, grazie alle sue ricerche e analisi, si è fatto notare presto: Ciampi, come si è detto, chiedeva a lui notizie sui mercati monetari ma è con Fazio che si è affermato come punto di riferimento degli studi sull’evoluzione del mercato finanziario e creditizio. In quegli anni Panetta si è dedicato in particolare allo studio dell’evoluzione del sistema bancario approfondendo i profili di convenienza delle grandi aggregazioni cross border. Lo studio — che metteva in risalto come le fusioni non necessariamente producessero efficienza e benefici nell’erogazione del credito — venne poi sviluppato nel rapporto del gruppo costituito nell’ambito del G10 presieduto dall’allora numero due della Federal Reserve Usa, Roger Ferguson. E divenne anche il punto di riferimento della politica di Fazio, contraria al superamento dei confini nazionali per le alleanze delle banche italiane.
Le fusioni «sono un’opportunità» ma bisogna vedere nel concreto i profili di convenienza soprattutto quando si tratta di banche troppo grandi, diceva allora Panetta precorrendo i rischi del too big to fail , esplosi con la crisi del 2007-2008. Oggi che il problema delle aggregazioni bancarie in Europa è tornato in primo piano, a Roma come a Francoforte, la sua posizione di fondo è rimasta quella, rielaborata alla luce dei significativi mutamenti di scenario e di regole intervenuti nel frattempo.
Oltre i confini
Se è stato Fazio a chiamare Panetta a partecipare alle riunioni del Consiglio direttivo della Bce in qualità di accompanying person del governatore è stato Mario Draghi a dargli il compito di coordinare le attività connesse con la partecipazione della Banca d’Italia all’Eurosistema. Ed è stato accanto all’attuale presidente della Bce che Panetta ha messo a punto e introdotto tra le pubblicazioni della Banca, il Rapporto sulla Stabilità finanziaria che da cinque anni a questa parte, due volte l’anno, illustra la situazione del credito e misura i rischi e la sostenibilità del debito italiano diventando un punto di riferimento e discussione per gli analisti e gli investitori delle piazze finanziarie europee. L’ultimo terreno di studio riguarda il mercato dei capitali e l’obiettivo di un’unificazione europea dopo quella bancaria, diventato ormai un argomento di primo piano nelle discussioni a livello internazionale.
Con Visco, Panetta è diventato supplente del governatore nel Consiglio direttivo della Bce, conservando anche il suo posto nel consiglio di amministrazione della Bri che lo impegna, a Basilea, sei fine settimana l’anno. Con la sua nomina a componente del Consiglio di vigilanza del nuovo meccanismo di supervisione unico (Msu), i suoi viaggi a Francoforte diventeranno più frequenti . Diminuendo ancora di più i suoi spazi fuori dal lavoro. La famiglia, a quel che si sa, lo accetta così; sposato, ha tre figli, due ragazzi e una ragazza che ancora studiano, due all’università ed il più piccolo al liceo. Osservatore attento delle cose della politica, confessa però una sola passione, quella per la Roma, la squadra di calcio della capitale. Lo sport che pratica — quando ha tempo — è lo sci mentre per la musica — refrattario ai suggerimenti dei figli — è rimasto legato a Lucio Battisti, del quale non ha dubbi nello scegliere Balla Linda.
Gli esiti degli stress test — considerati troppo severi per l’Italia — lo hanno messo in primo piano nella comunicazione della Banca. Panetta, uomo di analisi e statistiche, è anche una persona che prende posizione, cosa che nello stile felpato di Palazzo Koch può essere considerato a volte un difetto. Chi lo conosce meglio però dice che secondo lui — e lo si vedrà anche nel nascente organismo guida della vigilanza europea — il conflitto, la differenza di vedute possono essere necessari per raggiungere decisioni comuni.