La Stampa, 3 novembre 2014
Quelle milleseicento anime di Castel Campagnano, che hanno risparmiato 2 milioni di euro, costrette a chiedere un Postamat al ministro Padoan per ritirare qualche spicciolo. Un caos finito in Parlamento
Sono solo milleseicento, vivono in un paesino del casertano, ma producono un volume di risparmi da 2 milioni di euro e non ne possono più di dover fare una coda di 4 ore per ritirare qualche spicciolo allo sportello delle Poste. Può sembrare strano ma capita pure che dei parlamentari caldeggino l’apertura di un bancomat, almeno uno, nell’ufficio postale di un paesino di poche anime. E a chi lo chiedono due deputate del Pd in un’interrogazione al governo? Nientedimeno che al ministro Padoan, occupato in ben più spinose questioni legate alla manovra e alla crisi. Ma la prassi è questa, nelle interrogazioni parlamentari c’è di tutto e gli uffici dei ministeri sono tenuti a rispondere. Del resto negli atti ispettivi e di controllo, nelle interrogazioni a risposta scritta e orale se ne trovano tanti di casi locali. Ma questo, scovato dall’agenzia Adn Kronos, è emblematico. La casertana di Santa Maria a Vico, Camilla Sgambato e la salernitana Michela Rostan, sollecitano un intervento del governo nei confronti di Poste italiane affinché nell’ufficio postale di Castel Campagnano in provincia di Caserta che gestisce un centinaio di libretti dei risparmiatori possa essere installato uno sportello Postamat per il prelievo automatico. «Il disagio per la comunità di Castel Campagnano è forte, anche perché l’unica sala aperta al pubblico dell’ufficio postale è di soli 14 metri quadrati. L’erogazione di un servizio importante come quello postale non dovrebbe basarsi solo su logiche imprenditoriali ma tenere conto soprattutto delle esigenze delle piccole comunità».
Distillati padani
Grappa fatta in casa libera e non più fuorilegge. La Lega batte i pugni e rilancia la campagna per sdoganare le tante distillerie domestiche. A patto che sia versato un obolo allo stato di 50 euro l’anno come accisa e che si rispettino basilari norme igieniche. Un’antica tradizione delle zone agricole del nord, sponsorizzata con una proposta di legge di dodici deputati, con la firma pure del capogruppo Massimiliano Fedriga.