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 2014  novembre 03 Lunedì calendario

GROUND ZERO, I PRIMI INQUILINI DELLA TORRE 1 SONO I 3.400 DIPENDENTI DELLA CONDE’ NAST. LA CASA EDITRICE OCCUPERÀ DAL 20ESIMO AL 44ESIMO PIANO DEL GRATTACIELO. IL RITORNO ALLA VITA DOPO GLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE 2001

Torna la vita, a Ground Zero. Quella vera, delle persone che andranno a lavorarci ogni giorno, come prima dell’11 settembre 2001. Non più solo i pompieri, poliziotti, medici, religiosi e operai, che negli ultimi tredici anni hanno prima soccorso, poi pianto, poi ripulito e ricostruito il cratere scavato nel cuore di Manhattan dalla follia omicida dei terroristi di Al Qaeda.
Stamattina all’ingresso dello One World Trade Center si presenteranno i primi inquilini del grattacielo che ha preso il posto delle Torri Gemelle. Avanguardia dei 3400 dipendenti della Condé Nast, che ha avuto insieme il coraggio e la furbizia di sfruttare l’occasione, occupando dal 20esimo al 44esimo piano.
Questa è New York, la città che non dorme mai. Le 2800 vittime degli attentati dell’11 settembre saranno sempre ricordate, ma sarebbero rimaste deluse se i terroristi avessero centrato l’obiettivo di intimidire l’America e svuotare Lower Manhattan. E così, nonostante tutte le polemiche, i ritardi e i problemi ancora irrisolti, non solo riapre Ground Zero, ma l’intero quartiere colpito a morte da Al Qaeda rinasce in una nuova veste. L’offesa è stata trasformata in una opportunità, con tutto il rispetto per le vittime, come si addice a New York.
La storia di One World Trade Center è stata travagliata, e non poteva andare diversamente. Al momento dell’attentato i 16 acri di terreno su cui sorgevano le Torri Gemelle appartenevano alla Port Authority di New York, ma i grattacieli erano stati dati in gestione per 99 anni alla Silverstein. Se a questo si aggiunge il significato politico ed emotivo delle ricostruzione, i contrasti erano inevitabili. Prima l’architetto Daniel Libeskind aveva ricevuto l’incarico di progettare la Freedom Tower dei simbolici 1776 piedi; poi gli architetti dello studio Skidmore, Owings & Merrill, assunti da Silverstein, l’avevano trasformata nello One World Trade Center, con tutte le polemiche accessorie dello spazio dedicato alla memoria della tragedia.
L’apertura era prevista per il 2006, ma poi è slittata al 2011, 2012, e infine 2014. Nel frattempo Fbi, Homeland Security e Polizia di New York hanno chiesto e ottenuto di trasformare i primi 24 piani del grattacielo in una fortezza: 24 colonne di acciaio intorno al perimetro, pesanti 70 tonnellate ciascuna; uno scudo spesso un metro a protezione degli ascensori; 190.000 metri cubi di cemento e 45.000 tonnellate di acciaio in tutta la struttura, per renderla capace di resistere anche a un altro attacco come quello dell’11 settembre. Il tutto al prezzo di 3,9 miliardi di dollari, ossia il costo più alto di sempre per un edificio nel mondo occidentale.
La storia della ricostruzione non è ancora un successo, perché solo il 60% dei 104 piani dello One World Trade Center sono affittati. L’apertura di oggi, però, è il simbolo di una rinascita dell’intero quartiere, già andata oltre le previsioni. Il 10 settembre del 2001 Lower Manhattan e il Financial District erano una zona viva dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio: poi gli uffici chiudevano e diventava il deserto. Gli attentati, la paura, hanno costretto i proprietari delle case ad abbassare gli affitti, e molti uffici a trasformarsi in abitazioni. Così la popolazione locale è triplicata, salendo da 20.000 a 60.000 abitanti, fra cui diverse famiglie che hanno portato con loro la domanda di servizi. Ristoranti, come quelli che apriranno i celebrity chef Tom Colicchio, Keith McNally e Joël Robuchon, palestre, librerie, scuole. Ora arrivano anche gli uffici, e Eataly intende alzare le saracinesche al vicino 4 World Trade Center per servirli. La vita torna, il terrore perde.
Paolo Mastrolilli, La Stampa 3/11/2014