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 2014  novembre 03 Lunedì calendario

BARROSO UN ADDIO SENZA RIMPIANTI

Si è congedato dai giornalisti citando una poesia in portoghese sulla necessità di ricominciare. A lui sembrava un gesto elegante. Per molti è suonata come una minaccia. José Manuel Durao Barroso, per dieci anni presidente della Commissione, esce dalla scena europea senza lasciare rimpianti. Lascia, invece, danni forse irreparabili. Non tanto le ferite della più grave recessione del dopoguerra. Non solo i molti errori che sono stati compiuti nell’affrontare la crisi, di cui è stato complice ma non artefice. Il guasto più grave è la perdita dello spirito europeo e di quel senso di missione che la Commissione aveva fin da prima dei tempi di Delors. Ma, in fondo, il suo mandato politico era proprio questo: trasformare uno straordinario organismo inventato dal genio dei padri fondatori dell’Europa in una specie di segretariato al servizio dei governi nazionali. Missione compiuta, purtroppo. Barroso ha fondato la propria carriera politica sui due più gravi errori che l’Europa abbia compiuto negli ultimi decenni: l’invasione dell’Iraq e una gestione burocratica della crisi basata su una austerità senza solidarietà. A molti governanti questi errori sono costati il posto. A lui hanno spianato la strada del primo e del secondo mandato come presidente della Commissione. Quando era premier portoghese ospitò il vertice delle Azzorre in cui Bush convinse Blair, Berlusconi e Aznar a seguirlo nell’avventura irachena. Poco dopo, nel 2004, furono proprio Blair, Berlusconi e Aznar (con la benedizione di Bush) a volere Barroso a Bruxelles imponendolo contro altri candidati considerati troppo europeisti. Arrivato alla guida della Commissione, Barroso si mise prontamente al servizio dei governi. Di quelli più forti, naturalmente. Non vide arrivare la crisi. Non si oppose al deterioramento dei conti pubblici che poi sfociò nella tempesta dei debiti sovrani. Non cercò neppure di osteggiare l’ostinazione con cui Merkel e Sarkozy affondarono i mercati rifiutando inizialmente di salvare la Grecia. E questo gli valse la riconferma per un secondo mandato nel 2009, nel pieno della bufera finanziaria che, grazie anche agli errori da lui regolarmente controfirmati, è diventata recessione economica. Paradossalmente, nonostante una brillante carriera che gli è valsa due mandati alla guida dell’Europa, nessuno dei europei che ha cercato di servire così fedelmente lo ha mai amato. Non Blair, che ne diffidava. Non Sarkozy, che lo maltrattava. Non la Merkel, che lo disprezza. E neppure Berlusconi, che proprio da Barroso ha ricevuto il colpo di grazia. Ora si dice che aspiri a fare il presidente del Portogallo. Ricominciare? No, grazie. ...........................................
Andrea Bonanni, Affari&Finanza – la Repubblica 3/11/2014