Paolo Foschini, Corriere della Sera 3/11/2014, 3 novembre 2014
SATANA C’IMBROGLIA E NOI LO CERCHIAMO NEL POSTO SBAGLIATO
Sul fatto che il Diavolo esista o no si potrà anche discutere, ma che il Male ci stia da sempre attorno è una realtà così evidente da averci quasi abituati a non scandalizzarcene più. E naturalmente è questo, ogni volta, il momento esatto in cui il Diavolo segna un punto. Ma è solo un punto: la partita è destinato a perderla. Se ci credete.
È bizzarro notare, se solo uno ci pensa, come la più varia pubblicistica sul Maligno inteso come tutto ciò che è occulto e paranormale non abbia mai conosciuto tanta fortuna come in questa nostra epoca, fondata in apparenza sulla logica e la scienza. Ecco perché invece merita di essere letto, se vi interessa quel grande «mistero dell’iniquità» con cui tutti prima o poi facciamo i conti, un libro appena stampato da Mondadori: che si intitola appunto Il Diavolo e che, a dispetto di una copertina un filo grottesca, tratta il problema con una profondità rara. In parte questo si deve alla formazione degli autori, vale a dire il giornalista Luciano Regolo, ma soprattutto il padre benedettino Raffaele Talmelli: il quale tra le altre cose è anche medico psichiatra, dottore in filosofia, in psicologia della comunicazione, nelle discipline musicali, postulatore della causa di canonizzazione della beata Maria Bolognesi. Nonché esorcista diocesano, titolo che gli importa di esibire assai meno che non l’ imprimatur — cui tiene molto — del suo arcivescovo, e quindi della Chiesa, alla pubblicazione di ogni parola che ha scritto. E ciò che rende profondo il libro è in effetti il suo approccio al tema. Per carità, i racconti di casi particolari ci sono: da Adolf Hitler in giù, per dire. Ma se cercate un’antologia degli orrori da cinema fate a meno di comprarlo. Anzi il punto è proprio lì. «Aggiornando Baudelaire — spiega padre Talmelli — secondo cui il più grande inganno del Diavolo è lasciarci credere che non esiste, bisognerebbe dire che uno dei suoi imbrogli stia oggi nel farcelo cercare negli sbalzi d’umore, nell’insonnia, nelle fobie, nelle voci minacciose… insomma nell’ambulatorio dello psichiatra». Al contrario: «Fissarsi sul polverone paranormale significa distogliere lo sguardo dalla realtà in cui il Maligno agisce realmente» e che è fatta di cose purtroppo assai normali, tipo «guerre, ingiustizie, egoismi, cultura dell’indifferenza» e l’elenco sarebbe abbastanza lungo da poterlo completare noi semplicemente guardandoci in casa.
Nessuna speranza? Tutt’altro. «Satana non è un dio alternativo ma un cane alla catena», scrive il priore: nella prospettiva cristiana è un bugiardo assassino, già sconfitto in partenza. Peccato che non si arrenda mai, e proprio lì sta il suo mistero. Per batterlo è sufficiente non arrenderci neanche noi, insistono gli autori. E lo dicono citando la battuta con cui papa Francesco, nell’agosto dello scorso anno, fece ridere i ragazzi di Bobbio e Piacenza: «Quando incontro un giovane che mi dice: “Che brutti tempi, Padre, non si può fare niente”… lo mando dallo psichiatra!».