Alberto Statera, Affari&Finanza – la Repubblica 3/11/2014, 3 novembre 2014
BREBEMI CHE SUCCEDERÀ ALL’AUTOSTRADA DELLE CICALE
L’hanno soprannominata l’’autostrada delle cicale’, non solo perché percorrendola nelle calde giornate di fine settembre si sentivano ancora frinire le cicale, invece del rombo dei motori, ma anche perché rischia di diventare un altro monumento allo sperpero di denaro pubblico. La BreBeMi (acronimo di Brescia Bergamo Milano) che corre per 62 chilometri quasi parallela a sud dell’A4, tagliando fertili zone agricole, è aperta da poco più di tre mesi, dopo tre lustri di gestazione, e già rischia di finire nell’albo infinito delle grandi opere inutili che fanno dell’Italia un paese mutilato. Il suo presidente Francesco Bettoni, instancabile collezionista di poltrone pubbliche, l’aveva definita la prima grande opera ’tangent free’ - e confidiamo che sia vero - ma, per ora, è soprattutto ’traffic free’, al punto che gli azionisti privati e pubblici, che sono il solito Gavio, Pizzarotti, Banca Intesa più camere di commercio, comuni e province, si stanno già spaccando la testa per cercare di evitare un bagno di sangue finanziario. Il progetto prevedeva quarantamila transiti nei primi sei mesi di gestione, ma pare che in realtà siano circa la metà e limitati solo a una parte del tracciato, tanto che appare alquanto improbabile raggiungere i 60 mila programmati per il 2015. Le ragioni: intanto è più corta dell’A4 solo di 4 chilometri, ma i tempi di percorrenza sono analoghi se non superiori, l’accesso da Milano è su viabilità ordinaria e, per di più, il pedaggio è di 9,10 euro, contro i 6,70 dell’altro percorso. Nei cinque anni occorsi per la costruzione, il presidente Bettoni ha sempre rivendicato orgogliosamente che il suo gioiello veniva finanziato con soldi privati attraverso il ’project financing’. Ma adesso è evidente che le cose non stavano proprio così. Da una previsione iniziale di spesa di 800 milioni, si è finiti a un consuntivo di 38 milioni di euro per ogni chilometro di asfalto, pari a un conto complessivo di 2 miliardi e 439 milioni. Problema solo dei tanto esibiti privati ? Macché. Del miliardo e 800 milioni di fondi, 820 sono venuti dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè dal ministero dell’Economia e 700 dalla Banca Europea degli Investimenti, cioè dall’Unione europea, con garanzia della Sace, a sua volta controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Che fare ? Bettoni e i suoi soci sono già andati al ministero dell’Economia col cappello in mano e un cesto di scuse, compreso il perfido ostruzionismo dell’autostrada concorrente - come se la concorrenza fosse un peccato - per chiedere, nell’ordine, uno sconto di tasse per 429 milioni, un aumento del periodo di concessione da venti a trent’anni o proprio la restituzione della concessione allo Stato. Pare che Matteo Renzi, sulla cui scrivania finiscono tutti i dossier e che in luglio era stato coinvolto nell’inaugurazione in pompa magna della BreBeMi, si sia piuttosto infuriato e abbia ordinato al ministero dell’Economia un no secco su tutta la linea. Ma ormai l’’autostrada delle cicale’ è lì, mentre la viabilità ordinaria sprofonda nelle buche senza un soldo da spendere, ed è evidente che il presidente del Consiglio non potrà liberarsi tanto facilmente dall’incubo della nuova cattedrale padana nel deserto. Su chi ricadrà il debito in caso di bancarotta ? Noi un sospetto lo abbiamo, perché a pensar male... a.statera@repubblica.it
Alberto Statera, Affari&Finanza – la Repubblica 3/11/2014