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 2014  novembre 03 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 11

(Eroi senza lapide)

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SOR GINO E IL LADRO DI POLLI –
Invenzioni Pattino col sidecar; calcinculo; mattoni elettrici; branda traducibile; bagni di legno; doppia borraccia per bere e per orinare; rallentatore di treni in salita; motore a cinque cilindri ad aria compressa; frulla uovi di legno; rompistinchi di pizzardoni; moto perpetuo a sistema di contrappesi; bicicletta con ombrellone da sole; canotto con carica di girarrosto per due gatti; autogabinetto a motore; autoletto; trappola elettrica per topi; spie di terremoto; gabbia per conigli a due piani; letto a valigia; bilancia automatica per piccioni a due piatti; girello per piccioni; focolare semovente (invenzioni del Gorino, che negli anni andati si vedeva passare per Perugia in calzoncini corti, cappellino, maglietta, guanti, pedalando su una bicicletta da corsa a bordo della quale stava aperto un ombrellone da spiaggia che lo riparava dal sole).
Polli Un tempo quella del ladro di polli era «quasi un’arte nobile. In una certa zona del contado tutti sapevano che un tale faceva il ladro di polli. ... Tutti dunque sapevano, ma non potevano accusare, perché il ladro di polli era invisibile, evanescente, imprevedibile e si moveva sempre con alibi di ferro. In mezz’ora d’una notte nera un pollaio intero spariva senza che in giro ne rimanesse piuma. I polli passavano dal sonno in una balla ed erano portati in luogo deserto lungo una strada solitaria, dove li aspettava un pollaiolo con un calesse "sotto pressione" e partivano di gran carriera per ignota destinazione, di solito verso un mercato lontano dove alle otto del mattino si erano tutti dispersi ai quattro venti. A quella stessa ora il ladro era in piazza o per le strade a meravigliarsi del colpo subito dal povero contadino, ma un risolino sottile come un filo di refe diceva chiaramente quello che già tutti sapevano».
Vedova «Non potrei mai sopportare il dolore di vederti vedova» (il sor Gino, stravagante vissuto a Cortona nel Novecento, spiega all’ossessa che lo perseguita perché non potrà mai prenderla in moglie).
Uccelli Al sor Gino, esperto cacciatore, l’ostessa portò una piattata di storni invece che di tordi. Il sor Gino protestando, l’ostessa insisteva che erano tordi, perché il becco era così, le zampe cosà... E il sor Gino allora: «Signora, si sente che lei d’uccelli se ne intende parecchio più di me, ma forse lei capisce più di quelli che si pigliano al buio; questi invece si chiappano di giorno e lo lasci dire a me: sono storni».
A spasso Il Tanacca disse al Lambezzi: «’Ndu vai?» e il Lambezzi rispose: «Non lo so». Allora il Tanacca disse: «Vengo anch’io».
China Il tabacco chinato, commerciato durante la guerra, e che si ottiene chinandosi per raccoglier le cicche. Le sigarette che poi a sera si confezionavano avevano quel gusto nuovo e particolare, il gusto del rifumato.
Tandem Il Brignola, vissuto a Nave di Rovezzane (Firenze) intorno alla metà del Novecento, aveva inventato il tandem a due piani nel quale un ciclista pedalava sulla testa dell’altro. «Una cosa avveniristica. Il tandem a castello aveva, rispetto a quello tradizionale, doti di maggiore maneggevolezza, affidabilità, offriva a chi stava sopra una veduta panoramica e prendeva certamente meno spazio».
Buio «Il buio lo so fare anch’io» diceva il Bocca, poeta, filosofo e cantore popolare vissuto a Grosseto nel primo Novecento. E si metteva il cappello sulla faccia premendosi gli occhi. «Ecco fatto il buio, non c’è nulla. Invece (togliendosi il cappello dal viso) invece guardate, guardate: il cielo, gli alberi, le nuvole, il mare... Questo lo fa la luce e la luce la fa Lui. Noi sappiamo fare solamente
il buio».
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 2/11/2014