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 2014  novembre 03 Lunedì calendario

Juliette Binoche, una splendida cinquantenne: «Finalmente mi spoglio davanti alla macchina da presa. Nel film la scena di nudo non era nel copione, l’ho improvvisata io. Sono fiera della mia età»

La scena che non si dimentica di Sils Maria, il nuovo film di Olivier Assayas (dal 6 novembre nei cinema) è quella in cui lei entra nelle fresche acque del laghetto dell’Engadina. Completamente nuda.
«E perché no? Perché ho 50 anni? Credo d’averlo fatto proprio per questo — risponde fiera Juliette Binoche —. Quella scena non era neanche prevista. Sono stata io, al momento di girare, che mi sono detta: in un posto come questo, d’estate, vorrei fare il bagno senza niente addosso. Certo, qualche imbarazzo viene. Ma io sono più forte delle paure. E poi spogliarsi è come tuffarsi in mare. Se ci pensi troppo su…».
Chi le sta accanto, invece, Kristen Stewart, quasi trent’anni di meno, il bagno lo fa con su la biancheria intima...
«Le americane non sgarrano dal copione. Noi francesi siamo più libere, più spontanee… Ma è stata un po’ anche una provocazione. In questo film interpreto un’attrice costretta a confrontarsi con il tempo che passa. Con una giovane collega, Chloë Grace Moretz, che ora interpreta il ruolo che una volta era suo. Mentre a lei toccano i panni dell’altra, dell’attrice “matura”. Fantasmi inquietanti, specchio della realtà. Questa storia mi appartiene, ho voluto espormi il più possibile. Nel film il mio viso compare nudo, senza trucchi. E così pure il mio corpo. Sono fiera di entrambi».
Nessuna nostalgia?
«La sola cosa interessante è il presente. Guardare al passato si può, ma tentare di riviverlo è pericoloso. Dà le vertigini. Lo sguardo è passivo nel tourbillon del passato o del futuro. Solo il presente guarisce le angosce, il presente è il momento in cui si crea».
Nessun rimpianto della giovinezza?
«No, non vorrei mai tornare a 20 anni, età davvero difficile. Mi sento molto meglio oggi. Con il tempo si perde qualcosa, ma si guadagna dell’altro».
Nessuna tentazione di patti faustiani?
«Le donne che provano a cancellare i segni che la vita ci ha lasciato, le rughe del dolore e dell’amore, mi fanno malinconia. Come i volti stereotipati dai lifting, i finti turgori del silicone. Mascherarsi non serve. In ogni età si è belle in modo diverso. Cerchiamo di esserlo al massimo per quel che si è».
Questo per lei è un anno cinematograficamente ricco.
«Oltre a quello di Assayas, ho girato con Isabelle Coixet Nobody Wants the Night , storia d’amore in Groenlandia. E un terzo film, L’attesa , mi ha portato in Sicilia, a Ragusa, per uno scontro tra donne, una madre e la fidanzata del figlio. Piero Messina è un regista dagli occhi molto intensi. Mi è piaciuto subito».
Dopo tanti incontri, da Godard a Kieslowski, da Kaufman a Minghella, da Haneke a Kiarostami, come definisce oggi il rapporto tra un’attrice e il suo regista?
«Un camminare insieme. Una seduzione reciproca, una profonda intimità condivisa».
Un’altra sua passione?
«La pittura. Astratta, figurativa… Quando posso dipingo, e con grande gioia. Alla fine credo sia lo stesso lavoro dell’attore, un movimento dall’interno verso l’esterno. Per dipingere come per recitare bisogna aprirsi, lasciar fluire le emozioni. Abbandonare il mentale e lasciar parlare il corpo, il mistero».
E ora che l’attende?
«Antigone a teatro. Uno spettacolo con cui girerò mezzo mondo. Un personaggio molto attuale, il dilemma tra la legge e la pietà. Il tema di oggi. Antigone è l’emblema di tante donne, pronte a dire no a tutti, perfino a sacrificare se stesse per difendere quello in cui credono. In un mondo ancora troppo “al maschile”, Antigone ci ricorda che il femminile è la strada per fare evolvere l’uomo. Succede in Afghanistan come in Iran e da noi. Grazie a tante donne, giovani e non, pronte a resistere alle ingiustizie e sopraffazioni. Anche a costo di pagare la libertà con la vita».