A. Ga. e G. San., Corriere della Sera 3/11/2014, 3 novembre 2014
ULTIME SULL’EMERGENZA DELLE OCCUPAZIONI DELLE CASE POPOLARI A MILANO: BLITZ DI DUE RAGAZZE ROM E INCINTA IN UN APPARTAMENTO, INSORGONO GLI INQUILINI REGOLARI CHE LE CACCIANO A SASSATE URLANDO «BASTARDE, VE NE DOVETE ANDARE». PROTETTE DALL’ARRIVO DEGLI AGENTI
«Bastarde, ve ne dovete andare». L’urlo rimbomba nel buio del cortile, stretto tra le due palazzine, poca luce dei lampioni; nell’ombra, sotto un albero, la statua di una madonnina inquadrata in una nicchia celeste. Un uomo scaglia la prima pietra. Poi un’altra. Contro la porta sbattono sassi, lanciati con sempre più violenza, e anche pezzi di legno raccolti nel giardino. Qualcuno impugna un bastone. «Adesso vi cacciamo noi di qua».
Dietro la porta restano in attesa due ragazze rom, incinte. Sono terrorizzate. Hanno occupato da un paio d’ore una casa in via Giambellino al civico 146, scala B, alloggio 9, pian terreno: qualcuno ha spaccato per loro una finestra sul retro.
Sono da poco passate le 23 di sabato. E in questo quartiere popolare si rischia una rissa che racconta il nuovo conflitto sociale nelle periferie di Milano. Inquilini regolari contro abusivi. Le ragazze hanno occupato e poi hanno chiamato, proprio loro, la polizia. Per farsi proteggere. E uscire salve da quella casa. Non è la prima volta. In città c’è una rabbia latente che bolle e ogni tanto si coagula, di solito intorno alle occupazioni abusive dei rom, che erano una ventina qualche anno fa e ora sono oltre 130.
Prendiamo il 2 ottobre, ad esempio. Ancora via Giambellino, civico 58. Tre uomini spaccano una porta nella notte, lasciano dentro due ragazze e tre bimbi. L’indomani, all’ora di pranzo, si presentano nel cortile con un furgone e iniziano a scaricare mobili. Gli inquilini li vedono, si danno la voce dalle finestre, si scambiano rapide telefonate, in pochi minuti gli uomini si raggruppano nel cortile e iniziano le urla, gli spintoni. Parte una chiamata al 112, i rom risalgono lesti nel furgone ma uno fa in tempo a dire: «Ho visto chi sei, io torno e t’ammazzo».
I carabinieri arrivano, calmano le persone, fanno sgomberare la casa. In via Odazio, quartiere Lorenteggio, è successo due volte nell’ultimo mese, il 13 e il 25 ottobre. Due rivolte degli inquilini per l’occupazione dello stesso appartamento. E per due volte gli ispettori dell’Aler, l’azienda milanese dell’edilizia popolare, sono intervenuti, hanno convinto gli abusivi ad andarsene, hanno blindato porte e finestre con lastre d’acciaio.
Rivolte. Il fatto più grave risale al 19 maggio, via Ciceri Visconti, quartiere Calvairate: quel giorno si ritrovarono fianco a fianco inquilini regolari e abusivi italiani contro gli abusivi rom (arrivati dall’Emilia Romagna, casa dopo casa si stavano «prendendo» una palazzina). La protesta esplose in strada: blocco del traffico, cassonetti rovesciati, intervento della polizia. Una «manifestazione» che per la prima volta mostrò alla città quel che stava succedendo e succede nelle periferie: le occupazioni abusive possono diventare un problema di ordine pubblico. Il confine è labile. Sabato, in via Giambellino, gli agenti erano stati già chiamati intorno alle 21, quando gli inquilini avevano sentito sfondare le finestre. I poliziotti hanno identificato le due ragazze; con gli ispettori Aler hanno provato a convincerle ad uscire e loro si sono rifiutate. Una è incinta al terzo mese, l’altra al sesto: con la forza non si poteva portarle fuori.
Questo principio gli inquilini esasperati non lo accettano e hanno protestato. La «volante» è andata via; la rabbia ha fomentato minacce e violenza; quando i cittadini hanno rivisto i poliziotti, si sono calmati; gli agenti hanno fatto uscire le abusive da una finestra, con l’aiuto di una scala. Le ragazze rom hanno atteso qualche minuto sul marciapiede. Poi è arrivato un taxi e le ha portate via.