3 novembre 2014
La crisi delle milanesi e i successi delle genovesi, Mazzarri rischia la panchina mentre Lippi vince in Cina e annuncia l’addio al calcio. Il fenomeno Carpi in Serie B. Hamilton sempre più vicino al Mondiale, la Maratona di New York nel segno del Kenya
Il meglio dalle pagine sportive dei giornali di oggi.
Samp al terzo posto, scendono Inter e Milan
In attesa delle ultime due partite di oggi (Lazio-Cagliari e Cesena Verona), la decima giornata di campionato ha decretato la crisi delle milanesi, con la sconfitta del Milan in casa contro il Palermo e dell’Inter a Parma. Continua invece la striscia positive di Genoa e Samp, quest’ultima ora terza in solitario dietro a Juventus e Roma. Secondo k.o di fila per l’Udinese di Stramaccioni, mentre il Torino rimane a corto di gol, fermato sullo 0-0 dall’Atalanta.
La crisi delle milanesi, i successi delle genovesi
Gigi Garanzini sulla Sta: «Le squadre del giorno sono le genovesi. In queste primi dieci turni di campionato hanno messo insieme 37 punti, gli stessi delle torinesi. Avendo la Juventus fatto il suo e il Torino poco meno del previsto, questo significa che Sampdoria e Genoa stanno andando ben oltre le aspettative della vigilia. Da qui, anche da qui, la domanda del giorno: ma quante sono realmente le pretendenti al terzo posto? E un dubbio inedito: ma siamo poi così sicuri che i primi due siano scontati?».
Mario Sconcerti sul Cds: «La crisi di Milano torna a essere la vera notizia del campionato. Quella del Milan è forse peggiore di quella interista, l’Inter ha almeno un progetto, è stata finanziata per 200 milioni, qualcosa dirà quel progetto per aver convinto grandi banche al rischio. Il Milan vivacchia da un po’ di anni sull’esperienza di Galliani e sull’enorme peso che la sua figura ha su tutta la società. Quei cambiamenti che all’Inter sono traumaticamente riusciti, al Milan si sono fermati davanti alla loro complessità. Il risultato è che nel migliore dei casi abbiamo oggi un Milan troppo vecchio per essere competitivo e un’Inter troppo giovane. Ma Milano non c’è più».
Maurizio Crosetti su Rep: «Con le sue rupie indonesiane, Thohir ha comprato i debiti di Moratti ma ben pochi giocatori di valore. E Berlusconi non spende più: continuano a fargli schifo i difensori. Veramente, ha appena costruito insieme alla figlia Barbara “la sede più bella del mondo”, e sai come saranno contenti i tifosi milanisti. Invece di scudetti e Coppe, ottimi infissi e prestigiose scaffalature».
Laura Bandinelli sulla Sta: «L’effetto Inzaghi evapora dentro uno stadio vuoto e sconsolato. Perché la sconfitta che il Milan incassa dal Palermo non sembra un caso isolato. I pareggi contro Fiorentina e Cagliari qualche spia l’avevano accesa. Adesso si tratta di capire se lo spirito è quello giusto e c’è davvero voglia di ripartire. Superpippo è rimasto in campo a prendersi i fischi insieme ai suoi giocatori. Li ha poi spediti sotto la curva per salutare la gente, perché tutti devono assumersi le proprie responsabilità senza restare indietro. Il terzo posto si allontana e adesso arriveranno tempi più bui. Perché c’è sempre qualcuno pronto a rimpiangere il passato e quando tutto funziona nessuno ha mai il coraggio di parlare».
La risposta alla sconfitta di Parma data da Walter Mazzari e dal suo nutritissimo staff: nella notte di sabato, è stato deciso di trasformare l’allenamento di ieri mattina da obbligatorio in facoltativo. Così, infortunati a parte, si sono presentati ad Appiano soltanto Handanovic e Hernanes. Fabio Monti sul Cds: «Vista la qualità del gioco espresso dai nerazzurri (anche) contro la squadra di Donadoni, non si capisce perché gli interisti continuino ad allenarsi. Sarebbe più opportuno raggiungere lo stadio con mezzi propri un’ora e mezzo prima della gara, fare una breve merenda e andare in campo. Di certo non si giocherebbe peggio di quanto visto al Tardini».
Conte: «Volevo De Rossi alla Juve»
Intervistato da Sky, Antonio Conte ha raccontato che «il primo anno, appena arrivato alla Juve, mi sarebbe piaciuto avere Daniele De Rossi: ci provai, ma lui ha sempre pensato alla Roma come unica squadra italiana in cui avrebbe giocato». Sulla Juventus poi il ct azzurro ha detto: «Questa è la Juve di Allegri, è cominciato un nuovo ciclo: dopo tre anni straordinari sono inevitabili i confronti, ma è giusto che questa sia la sua squadra...» [Guglielmo Buccheri, Sta].
Lippi dice addio alla panchina: «Sto invecchiando»
Dopo aver vinto il terzo campionato cinese consecutivo alla guida del Guangzhou, ieri Marcello Lippi ha fatto sapere che non allenerà più: «Presto farò 67 anni, sto invecchiando».
«Quando chiuse come calciatore 30 anni fa faceva il libero nella Samp, ruolo preistorico ormai estinto, per finire a fare il Marco Polo del football. Lo avevano preceduto altri tipo Materazzi Sr., ma insomma fra le spedizioni non c’è nemmeno confronto. Il Guangzhou Evergrande è finito per metà nelle mani del boss di Alibaba, l’Ebay d’Oriente ma ora mondiale, e paga senza battere ciglio parecchi milioni di euro calciatori europei, brasiliani e pure qualche solenne scarpone. E a Lippi qualche decina di milioni per la scomodità di soggiornare a Canton invece che a Viareggio, con la sua comunità-staff (Pezzotti, Maddaloni, Rampulla, Gaudino, Del Rosso, Castellacci, Cotti, Innocenti), un’intera Little Italy in una megalopoli di 13 milioni di abitanti» (Fabrizio Bocca su Rep).
Il successo del Carpi, rinato dopo il terremoto
Giulia Zonca sulla Sta racconta il fenomeno Carpi, primo in Serie B: «La squadra ha preso il carattere da una città che ha saputo reagire al terremoto, che non si è mai fermata, neanche con le macerie in piazza. Il progetto esisteva prima del sisma del 2012, nato dalle ambizioni del presidente Stefano Bonacini, industriale nel settore della maglieria, che ha mescolato due squadre di serie D e ha tirato fuori un gruppo capace di guadagnarsi 3 promozioni in 6 anni».
Il Carpi è al secondo anno di Serie B e per tutti poteva arrivarci in anticipo, solo che la prima possibilità si è presentata nei giorni peggiori. Nel mezzo dei playoff 2012 è arrivato il terremoto: la squadra ha traslocato nel parmense, ha dovuto giocare in trasferta e senza pubblico.
Hamilton vince ad Austin, Mondiale più vicino
Vincendo il Gran Premio di Austin Lewis Hamilton ora ha 22 punti di vantaggio in classifica generale sul compagno di scuderia Nico Rosberg e il titolo mondiale sembra più vicino. Per la cronaca, ieri Alonso è arrivato solo sesto e Raikkonen tredicesimo.
Flavio Vanetti sul Cds: «È una curva a gomito, la dodicesima del Circuit of the Americas di Austin, il punto del destino del Mondiale 2014 della F.1. In quella secca piegata verso sinistra a 90 gradi, Lewis Hamilton spende tutto il suo coraggio e il suo immenso talento: è il momento del sorpasso a Nico Rosberg, è il luogo dove raccattare la quinta vittoria di fila e portare a 24 punti il vantaggio sul tedesco a due gare dal termine. È una mazzata psicologica, immaginiamo, a maggior ragione dopo che Rosberg con la pole position aveva dato cenni di ritrovata bellicosità, ma se non altro Nico trova nell’aritmetica un’inaspettata crocerossina: anche se tra una settimana dovesse ritirarsi e Lewis rivincere, avrebbe ancora una chance di ribaltare tutto ad Abu Dhabi, dove il punteggio è doppio».
Maratona di New York, doppio successo keniota
Il freddo condiziona la maratona di New York, tempi alti e due arrivi con un testa a testa deciso allo sprint. Vincono due keniani, Wilson Kipsang (2h10’55) primo ad accumulare successi nelle tre 42 km più importanti: Berlino, Londra e New York e Mary Keitany (2h25’04, nella foto) al rientro dalla gravidanza. Straneo è solo 8ª (2h29’23), l’obiettivo dichiarato dall’azzurra era arrivare tra le prime cinque ma ha sofferto la gara a strappi. Un po’ di Italia c’è però nel trionfo di Keitany gestita da Demadonna e allenata da Gabriele Nicola.