Maria Corbi, La Stampa 3/11/2014, 3 novembre 2014
LA RIVINCITA DEGLI OTTANTENNI. HANNO ENERGIA DA VENDERE E NON SI ARRENDONO MAI. VEDI NICOLA PIETRANGELI, SOPHIA LOREN, GIORGIO ARMANI, SANDRA MILO, CAMILLERI ETC. GUAI A CHIAMARLI ANZIANI
Albertazzi ballerino con Milly Carlucci, Sophia Loren che a 80 anni cambia fusi orari come fossero un golfino di cachemire, Giorgio Armani, 80 anche lui, che non si ferma un attimo e dirige il suo impero con il piglio e l’energia di quando ne aveva 40. Bernardo Valli, 84, che continua a girare il mondo e a raccontarcelo. Per non parlare del simbolo della generazione «80», il presidente Giorgio Napolitano che tiene salde le redini del paese in mano, anche nelle tempeste che si susseguono.
Non chiamateli vecchi, neanche anziani, perché il loro stile di vita, la loro energia fanno invidia a chi di primavere ne ha molte, ma molte di meno. Tanto che qualche tempo fa una ricerca sui servizi sanitari presentata dalla London School of Economics ha sottolineato come avanzi una generazione «giovani di spirito», settantenni, ottantenni (e over) che si sentono bene e che non vogliono modificare le loro abitudini.
Come si fa? Quale è la formula magica per evitare che la terza e la quarta fase della vita siano un peso per se stessi, per la famiglia, per la società? Esiste un elisir di lunga vita? La ricerca medica si concentra sulla longevità, per allungare sempre di più l’aspettativa di vita e per far vivere alle persone vecchiaie in salute. D’altronde siamo il paese più anziano d’Europa con il 20,6% della popolazione rappresentata da over 65 (12,6 milioni di persone) e l’aspettativa di vita alla nascita superiore agli 80 anni. E si prevede che nel 2050 la porzione di popolazione over 64 sarà pari al 33,1% del totale. E oggi la sfida legata al fenomeno dell’invecchiamento è il passaggio da una medicina di prevenzione basata sul controllo dei fattori di rischio a una medicina di tipo rigenerativo.
L’elenco dei grandi vecchi che sembrano aver dimenticato la data di nascita scritta sui documenti è lunga. Il papà del commissario Montalbano, Andrea Camilleri, classe 1925 ha raccontato la sua ricetta di giovinezza al sito web dell’Ansa dedicato agli ultra sessantacinquenni. «La prima cosa è quella di non smettere mai di tenere allenato il cervello: mantenere una posizione critica e interloquire mentalmente con il mondo che ci circonda. La testa conta più di qualsiasi altra cosa», ha spiegato.
«Ubbidire ai medici» e «seguire il buon senso», sono regole importanti secondo lo scrittore. «Non sono un buon esempio perché mi muovo poco, ma da qualche anno ho smesso di consumare pasti completi a pranzo e cena e ora mangio un primo a mezzogiorno e il secondo la sera. Nessun medico me lo ha prescritto, ma è il mio corpo me lo ha consigliato. Ho seguito la mia natura».
D’altronde è la prestigiosa rivista The Lancet a dirci che gli anziani over 90 del duemila mostrano un netto miglioramento delle prestazioni mentali rispetto alle persone nella stessa fascia di età nate un decennio prima.
Il segreto, secondo Nicola Pietrangeli, 81 anni, è il sorriso: «Non prenderci troppo sul serio ed essere più ottimisti». Guai a chiamarlo anziano. «Non ci sono più i vecchi e gli anziani, ci sono solo gli esperti. E io credo di essere abbastanza esperto». Della categoria «Arrendersi? mai» anche lo storico direttore dell’Ansa, Sergio Lepri e lo storico direttore della Rai Ettore Bernabei. Rispettivamente 95 e 94 anni che stanno per dare insieme alle stampe una fatica letteraria. «Dialogo tra un cattolico irriverente e un laico fervente».
Sandra Milo, 81 anni, è la dimostrazione che non sempre una vita senza sfizi, pacata, aiuta a mantenersi giovane. Mentre sicuramente aiutano, nel suo caso, un pizzico di follia e tanto ottimismo. Interrogata sull’argomento età ha spiegato senza un dubbio «Gli anni migliori? Devono ancora venire».
Maria Corbi, La Stampa 3/11/2014