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 2013  ottobre 19 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente facente funzioni dell’ Egitto è Adly Mansour
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

I tre partiti che formano la maggioranza di governo...

Quali tre partiti? Sapevo che i partiti che sostengono il governo Letta sono due, il Pdl e il Pd, uno di destra e l’altro di sinistra, due partiti nati per combattersi e che invece Napolitano, forte del risultato elettorale, ha costretto a convivere...
I partiti sono tre, perché fa parte della maggioranza anche il partito fondato dall’ex premier Mario Monti, cioè Scelta Civica. Ora, stavo dicendo, prima che lei mi interrompesse, che i tre partiti che formano la maggioranza di governo sembrano avviati verso un destino comune, quello di spaccarsi in due. La spaccatura è provocata dalla stessa esistenza delle larghe intese: in tutti e tre gli schieramenti c’è chi non le sopporta e c’è chi invece le ritiene il non plus ultra per l’Italia. Come sa, il Pdl è ogni giorno a un passo dal divorzio tra falchi e colombe, e lo stesso Berlusconi appare dimezzato, nei giorni dispari Letta va bene e nei giorni pari è una disgrazia assoluta, Nel Pd l’effetto è ancora contenuto per il rispetto che il partito è obbligato a portare a Napolitano, ma le dimissioni di Fassina, se davvero le darà, possono essere il primo segnale di uno smottamento destinato a portare chi sa dove. Invece per Scelta Civica la scissione è in realtà già avvenuta: Mario Monti, il fondatore, il faro di quella formazione, se n’è andato sbattendo la porta e si è iscritto al gruppo misto. Non gli sta bene l’appoggio incondizionato al governo annunciato dal ministro Mario Mauro, non gli stanno bene le lotte intestine tra casiniani, montezemoliani, montiani, cattolici alla Riccardi. Oggi si vorrebbe guardare un po’ più da vicino la parabola di questo grand’uomo, finito miseramente dopo un’epoca di grande lustro e prestigio, anche o soprattutto internazionali.  

Secondo me, l’errore è stato quello di candidarsi.
Senz’altro, e Napolitano lo aveva avvertito: lascia stare... Ma l’errore, penso, è cominciato anche prima. Approvata la riforma delle pensioni (una grande riforma, quale i partiti non sarebbero mai stati capaci di fare), Monti ha sbagliato nel mettersi a parlare via via la lingua del nemico. È cominciata l’epoca delle trattative, delle discussioni, delle mediazioni, la riforma del lavoro e le pretese liberalizzazioni ne sono uscite annacquate e incomprensibili. Monti aveva già in mente la sua salita in politica e s’era impadronito dei codici di chi fa quel mestiere lugubre per vocazione, interesse e facilità di pasticcio. Avrebbe dovuto continuare come il primo mese: tirare dritto per la sua strada - dato che sapeva quello che andava fatto -, continuare a non parlare con i sindacati e a non parlare nemmeno con le segreterie di Pd e Pdl, fare i tagli che andavano fatti, non esagerare con le tasse, e marciare all’insegna del motto «buttatemi giù, se ne avete il coraggio». Alla fine, non presentarsi alle elezioni, ma ritirarsi sul suo campi come un nobilissimo Cincinnato che aveva reso il suo servizio alla patria. Oggi sarebbe presidente della Repubblica, o di nuovo primo ministro, e ancora più forte di prima.  

Che cosa lo ha indotto in errore?
Un’esagerata presunzione di sé, segno di scarsa ironia, un tratto davvero sorprendente in un uomo che, quando parlava, sembrava invece pieno di finezza. Sa che voleva diventare presidente del Senato, e in quel momento era ancora capo del governo, un momento in cui Bersani non veniva a capo di nulla e l’esistenza di un governo era l’unica certezza di un quadro politico indecifrabile? Beh, non andò da Napolitano a dirgli che voleva dimettersi per essere candidabile a Palazzo Madama? E Napolitano si sarebbe messo volentieri le mani nei capelli, se li avesse avuti.  

Com’è avvenuta l’uscita di scena?
Monti s’era già dimesso un paio di volte, e lo avevano persuaso a desistere. L’altro giorno il ministro Mauro è andato a pranzo con Berlusconi, e questo ha mandato Monti su tutte le furie: Mauro è un ex Pdl. Monti ha visto nella mossa del suo ministro il tentativo di spingere Scelta Civica verso lidi di destra.    • Che c’era di male alla fine?
Già nel partito era deflagrata la discussione se, a livello europeo, Scelta Civica dovesse stare con i popolari (Dc) o con i socialisti. E la teoria di Monti è sempre stata quella di collocarsi in mezzo, di non schierarsi né con questi né con quelli... Una linea che ha interpretato meglio Grillo, alla fine, che sconsacra ogni minuto le due grandi bande della politica. Ma Grillo ha lo stesso difetto di Monti, alla fine: non sa governare i suoi uomini, crede che 160 persone si possano guidare standosene a casa sua a Genova. Allo stesso modo Monti non è stato capace nemmeno di piazzare un suo esponente alla presidenza della commissione antimafia, resa disponibile da Pd e Pdl: se la contendono i civici Vecchio e Dellai, a suon di brutte parole. Una fine davvero malinconica. (leggi)

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