Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 19 Sabato calendario

UNO SCHIAFFO ALL’ONU L’ARABIA SAUDITA RIFIUTA IL CONSIGLIO DI SICUREZZA


LO STRAPPO NEW YORK Colpo di scena all’Onu e imbarazzo generale presso il Consiglio di sicurezza. Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha diramato giovedì sera un comunicato nel quale rigetta l’offerta di entrare a far parte del Consiglio come membro non permanente per il prossimo biennio.
La decisione non ha precedenti sia nella sostanza che nel metodo. La chiamata del paese arabo insieme a Ciad, Cile, Lituania e Nigeria era scontata e attesa, e la stessa diplomazia saudita ci lavorava da tempo. La carica è poco più che onorifica dal momento che non conferisce diritto di voto all’interno dell’organo direttivo. Ma le nazione che si alternano nell’incarico, hanno la possibilità di stringere contatti di vertice con le diplomazie più potenti del mondo, e nessuno degli eletti ha mai rinunciato. L’unico precedente cui assimilare l’evento è la temporanea autosospensione che la Russia decretò nel 1950, senza peraltro uscire dal Consiglio.
Il rifiuto è stato una sorpresa per la stessa delegazione saudita a New York, che da anni lavorava per rendere possibile per la prima volta nella storia dell’Onu l’accesso del proprio Paese al vertice dell’organizzazione. L’ambasciatore saudita all’Onu Abdallah al Mouallimi aveva commentato dopo il voto: «Prendiamo con la massima serietà questa elezione e la responsabilità che ne deriva di contribuire in questa sede alla pace mondiale». Messaggi di congratulazioni erano in arrivo dagli altri Paesi membri del Consiglio di sicurezza, a partire da quello inviato dall’ambasciatrice americana Samantha Power. Poche ore dopo, il comunicato diffuso dall’agenzia di stampa governativa ha smentito tutti. In esso, il ministero degli Esteri lamentava la mancanza di leadership che l’Onu ha dimostrato nel gestire la crisi siriana, quando le risoluzioni contro Bashar al Assad sono state bloccate dal veto russo e cinese. Il messaggio esprime un giudizio di totale sfiducia nei confronti del Consiglio di sicurezza, paralizzato, si dice dalla distribuzione ineguale del potere e da forti interessi settari. Si può solo immaginare che la decisione sia maturata all’ultimo momento nei piani alti del palazzo reale di Riad. La famiglia reale saudita si trova nella difficile posizione di dover mediare gli interessi che la legano alla rete di alleanze regionali, al tradizionale rapporto di amicizia che l’ha avvicinata nel tempo alle democrazie occidentali e alle istituzioni internazionali da loro patrocinate. L’Arabia Saudita ha già scavalcato il consenso dell’Onu schierandosi apertamente a fianco dei ribelli siriani, e forse l’ingresso nel Consiglio l’avrebbe posta in una posizione di imbarazzo.