Francesca Pierantozzi, Il Messaggero 19/10/2013, 19 ottobre 2013
FRANCIA, I SINDACI OBBLIGATI A SPOSARE I GAY
LA SENTENZA
PARIGI Non c’è coscienza che tenga: i sindaci di Francia devono celebrare i matrimoni, tutti, anche quelli omosessuali. Cinque mesi dopo la legalizzazione delle nozze gay, il Consiglio costituzionale francese ha sancito senza ombra di dubbio che i sindaci non possono trincerarsi dietro l’obiezione di coscienza per rifiutare di unire in matrimonio due donne o due uomini. La legge è «conforme alla Costituzione» hanno ricordato i Saggi di Francia, e va applicata dai funzionari dello Stato «per garantire il buon funzionamento e la neutralità del servizio pubblico dello stato civile». Un collettivo di sindaci irriducibili oppositori alle nozze e al diritto di adozione per i gay, avevano chiesto al Consiglio costituzionale di garantire una «clausola di coscienza» che un anno fa, in pieno dibattito sul matrimonio gay, perfino il presidente François Hollande aveva considerato possibile. «La legge si applicherà a tutti, nel rispetto della libertà di coscienza di ognuno» aveva detto Hollande davanti a un infuocato congresso dell’Associazione dei Comuni di Francia. Il presidente aveva poi corretto le sue dichiarazioni, ma i sindaci recalcitranti, anche sull’onda del movimento di protesta che per mesi ha organizzato manifestazioni in tutto il paese, hanno deciso di andare fino in fondo.
ROUTINE
Dall’entrata in vigore della legge, sono stati celebrati circa mille matrimoni gay in Francia. Dopo il clamore del primo sì di Vincent e Bruno il 29 maggio a Montpellier, le nozze omo sono pian piano entrate nella routine delle cerimonie. Per scoraggiare i sindaci obiettori, il ministro dell’interno Valls ha approvato una circolare che prevede fino a cinque anni di carcere e 75 mila euro di multa per un rappresentante dello stato che rifiuta di applicare la legge e di celebrare un matrimonio, qualsiasi sia il sesso degli sposi. Uno dei bastioni della rivolta è stato il comune di Arcangues, sui Pirenei, dove il sindaco Jean-Michel Colo ha rifiutato per settimane di celebrare le nozze di due suoi concittadini, Jean-Michel e Guy, alla fine uniti in matrimonio da un assessore. Ieri Colo era davanti alla Corte costituzionale ad aspettare la sentenza con altri colleghi del Collettivo che rivendica 20mila sindaci «oppositori». «Siamo in democrazia, l’Europa dirà quello che il Consiglio costituzionale non ha saputo dire» ha detto Colo. I sindaci del fronte del No intendono infatti portare la loro obiezione di coscienza davanti alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. I socialisti hanno invece salutato una decisione che consentirà di applicare la legge «senza resistenze». Soddisfatta anche al ministro della Giustizia Christiane Taubira, autrice della riforma: «Il rispetto della legge - ha detto - è inerente alla funzione dell’ufficiale di stato civile».