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 2013  ottobre 19 Sabato calendario

AFFARI E UN MILIONE DI ALBERI L’EREDITÀ DI BLOOMBERG PER LA NEW YORK DEL FUTURO


Gli analisti concordano su questo giudizio: Bill de Blasio, lanciatissimo verso la poltrona di sindaco a New York, è l’anti Bloomberg. Ammesso che sia così, però, gli elettori dovrebbero dare un’occhiata approfondita all’eredità del successore di Rudy Giuliani, per chiedersi se davvero desiderano l’opposto di quanto hanno avuto da lui negli ultimi dodici anni.
Michael Bloomberg aveva preso una città ferita dagli attentati dell’11 settembre 2001, e l’ha guidata attraverso la dura crisi economica cominciata nel 2008 proprio a Wall Street. La lascerà a gennaio con un surplus nel bilancio, che ha raggiunto i 70 miliardi di dollari all’anno, la criminalità ai minimi storici, un record di nuove costruzioni che stanno rimodellando il 20% della città, Ground Zero inclusa, e un milione di alberi piantati o in via di sistemazione, nell’ambito di un progetto finalizzato a fare della Grande Mela la metropoli più verde del mondo.
Molta gente ha sorriso, quando Bloomberg ha cercato di cambiare le abitudini dei newyorchesi, imponendo drastici divieti al fumo e anche alle bibite gassate. Questa campagna salutista però sarà una delle più grandi eredità del suo mandato, e si collega al PlaNYC, con cui ha provato a trasformare uno dei centri urbani più congestionati del mondo in una perla ecologica. L’evento più ad effetto di questo piano avvenne il 9 ottobre del 2007, quando insieme a Bette Midler il sindaco andò nel quartiere Morrisania del Bronx per piantare il primo di quelli che dovrebbero diventare un milione di nuovi alberi entro il 2017. L’obiettivo è espandere la «foresta urbana» di New York del 20%, ma va visto insieme alla creazione della High Line, il Brooklyn Bridge Park e la ristrutturazione delle Atlantic Yards, come parte di un progetto che ha ridisegnato il panorama della città. A questo poi vanno aggiunte le nuove regole per l’efficienza energetica degli edifici, le 450 miglia di piste ciclabili aperte, l’incitamento a lasciare le auto parcheggiate, che hanno contribuito a ridurre le emissioni del 13% dal 2005 ad oggi. Perché puntare così tanto sul colore verde? Bloomberg ce lo aveva spiegato durante un’intervista col direttore Mario Calabresi, dicendo che lo faceva per il bene sanitario di New York, ma anche per quello economico: «È così che oggi una città attira i giovani talenti».
Le politiche pro business, infatti, sono state l’altro pallino del sindaco. Appena entrato in carica ha alzato le tasse sulle proprietà edili, mettendo il bilancio di New York al riparo dai rischi corsi in posti come Detroit, ma da allora in poi ha spinto per aiutare gli affari, cominciando proprio dal mattone. Il 20% della città è stato destinato a nuove costruzioni, di cui l’ex Gorund Zero è solo il simbolo più visibile. Poi c’è l’enorme progetto delle Hudson Yards, e ora il tentativo di ridisegnare Midtown East, per rilanciarla come polo globale degli uffici.
La criminalità era già scesa con Giuliani, ma Bloomberg è andato anche oltre: dal 2001 ad oggi gli omicidi sono diminuiti del 35%, gli stupri del 27%, i furti nelle case del 41% e quelli di auto del 73%. Naturalmente ci sono anche problemi irrisolti. La disoccupazione, ad esempio, è un punto sopra la media nazionale, anche se i difensori del sindaco attribuiscono questo dato al fatto che molti scoraggiati sono tornati a cercare lavoro. Il 20% della popolazione però vive sotto la soglia della povertà e gli homeless sono saliti a circa 50.000, mentre i super ricchi se la godono nei grattacieli con vista su Central Park.
De Blasio si presenta come l’anti Bloomberg proprio perché vuole combattere questa diseguaglianza, alzando le tasse ai milionari, investendo nell’istruzione, e mettendo fine a pratiche di polizia come le discusse «stop and frisk», cioè le perquisizioni in strada che prendono di mira soprattutto neri e ispanici. New York è nata per tendere sempre a migliorarsi, ed è giusto sperare che dopo dodici anni una mano diversa possa dare nuova spinta. A patto però di tenere a mente che la diseguaglianza sociale è difficile da battere, senza crescita economica e sicurezza.