Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 19/10/2013, 19 ottobre 2013
LA CRESCITA CINESE RIPRENDE QUOTA
PECHINO. Dal nostro corrispondente La Cina tira un sospiro di sollievo e, con la Cina, il mondo intero. L’atteso dato sulla produzione industriale del terzo trimestre diffuso dall’Istituto nazionale di statistica mette in guardia scettici e e pessimisti: l’economia cinese è cresciuta al 7,8% tra luglio e settembre dal 7,5% del trimestre precedente. I fondamentali sono buoni, si può andare avanti con maggiore tranquillità, la stabilità tanto necessaria ai vertici del Paese è assicurata. Almeno per un giorno l’ossessione del debito americano è stata neutralizzata e con essa il timore di dover vedere in pericolo il valore dei titoli di Stato Usa in mano a Pechino.
Si tratta in ogni caso della crescita maggiore dell’anno e in linea con le aspettative, il che ha tranquillizzato gli investitori rimasti in stand by, a valutare la reale consistenza della crescita economica cinese. I dati sull’inflazione e sull’export, piuttosto negativi perchè indicavano a settembre un aumento ulteriore dello 0,3% del costo della vita a 3,5 e un calo dell’export rispetto alle attese specie in direzione dei Paesi emergenti, sono stati smentiti dalla produzione industriale che a settembre è salita del 10,2%, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute del 13,3 per cento. L’obiettivo del 7,5 sull’anno sembra alla portata di Pechino. Per la prima volta c’è una crescita reale e confermata da fonti ufficiali.
Non solo, ieri anche il ministro delle Finanze Lou Wei, ex capo del Fondo sovrano cinese, ha rivelato che il gettito fiscale in Cina è aumentato del 13,4% annuo su anno a settembre a 936,2 miliardi di yuan (apri a 152,48 miliardi di dollari). Nei primi nove mesi dell’anno, le entrate fiscali sono cresciute dell’8,6 per cento rispetto a un anno prima.
Questi dati hanno messo le ali alle borse cinesi, mentre le quotazioni dello yuen sul dollaro si sono stabilizzate a 6,1372 contro il dato di 6,1431 di ieri. Lo yuen ha rallentato sulla cavalcata che ha contrassegnato le ultime quotazioni, una moneta troppo forte è un problema in più per le esportazioni di Pechino.
Il mercato azionario ne ha ricavato una ventata di ottimismo: i titoli delle società di assicurazione Citic Securities Co. e Haitong Securities Co. hanno guadagnato piu del 3 per cento. CSR Corp. e China CNR Corp., costruttori di treni, hanno registrato piu 1,9 anche perchè il premier Li Keqiang ha detto di sperare che la Cina possa aiutare l’Australia nell’alta velocità.
Lo Shanghai Composite Index è salito dello 0,5 a 2.200,26. L’indice CSI 300 Index dello 0,8 a 2.431,60, mentre l’Hang Seng China Enterprises dello 0,4 per cento.
Lo Shanghai index è cresciuto del 13% dal suo minimo del 27 giugno, alimentato dalla speculazione sulla nuova free trade zone che vuol attirare sempre più aziende straniere e spingere sulla liberalizzazione dell’area di Pudong .
Bene anche Hong Kong, l’indice Hang Seng ha guadagnato lo 0,7 per cento a 23.260,03. L’Hang Seng China Enterprises Index, lo H-share index, è cresciuto dello 0,6 a 10.633,08. L’Hang Seng Index rispetto al suo minimo di giugno scorso si è incrementato del 17 per cento.
Tanto ottimismo si è riversato in Europa, la moneta unica europea ha raggiunto quota 1,3700 contro il dollaro americano, mantenendosi in posizione di forza relativa in virtù del fatto che la vendita di dollari post risoluzione dei problemi Usa ha interessato tutti gli strumenti finanziari. Bene anche le borse europee, e ora che la Cina tira un respiro di sollievo, la macchina è ripartita. Il Plenum del Partito Comunista in calendario a novembre ora s’ha da fare, con tutta tranquillità.