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 2013  ottobre 19 Sabato calendario

I TEOLOGI PAPISTI SCOMUNICANO ATEI DEVOTI E TRADIZIONALISTI


Poche, irritate, parole, rispondendo a un let­tore, sono state la re­plica di Giuliano Fer­rara all’omelìa di papa France­sco «scatenato» contro ciò che considera le «false ideologie cristiane». «Invita a pregare dal profondo della coscienza cristiana e fedele, in un modo che sembra implicare la rinun­cia al pensare, al dubitare o di converso all’ottemperare a un pensiero codificato nei secoli da filosofia e teologia»,ha scrit­tol’Elefantino sul Foglio . «Pen­sa così di salvare la Chiesa co­me libera associazione di mol­titudini credenti, che non inter­ferisce con l’uomo contempo­raneo e ne rispetta le scelte di coscienza. Molti cari auguri».
Dopo settimane di articoles­se di aperta contestazione, du­rante la messa nella Casa Santa Marta Bergoglio aveva parlato dei cristiani nei quali «la fede passa, per così dire, per un alambicco e diventa ideologia. E l’ideologia non convoca.Nel­le ideologie non c’è Gesù: la sua tenerezza, amore, mitez­za... Quando un cristiano di­venta discepolo dell’ideolo­gia, ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pen­siero », aveva continuato Fran­cesco. Concludendo: «La cono­scenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché que­sti chiudevano la porta con tan­te prescrizioni».
Citando l’articolo di Alessan­dro Gnocchi e Mario Palmaro, intitolato appunto Questo Pa­pa non ci piace , Salvatore Ab­bruzzese, sociologo delle reli­gioni con cattedra all’universi­tà di Trento, esordisce dicen­do: «Questa polemica non mi piace. Non mi piace questa sor­ta di disputa verbale dove cia­scuno tira il mantello del Papa non facendo i conti con ciò che è. Non il capo di un partito, o il CEO di una multinazionale, ma il vicario del falegname di Nazareth che ha sulle spalle il peso delle speranze di un’inte­ra umanità credente (e anche di tutta quella non credente che è in ricerca). Non si può ascoltare un Papa parlare della “coscienza” e pensare che la stia riducendo alle semplici opinioni personali, come se il vero non esistesse, come se Dio non ci fosse e non ci parlas­se attraverso la ragione. Solo la nostra ragione riduttiva crede che in fondo al nostro cuore non ci siano che opinioni, che il bene non parli e non ci dica la verità». Federico Pichetto, do­cente di Patrologia e Cristolo­gia all’Istituto di scienze reli­giose di Genova condivide l’espressione “iteologia”conia­ta ieri dal Giornale , «ma forse parlerei di ideo-teologia». Tut­tavia, continua Pichetto, auto­re di alcuni interventi sul Sussi­diario.
net sull’accoglienza di papa Francesco tra gli atei de­voti, «vengo incontro a queste persone che, non avendo chia­ro che il cristianesimo non na­sce da un magistero ma da un avveni­mento, hanno pa­ura che, cambiando il ma­gistero scompaia il ruolo della Chiesa come tutela della civil­tà ». Certo, per chi vive la fede come«cortigiana di un’idea di società che deve affer­marsi, Francesco è un inno­vatore eccessivo. Ma il cri­stianesimo è sempre stata un’esperienza di plurali­tà. Francesco non sta cer­to dicendo che i matri­moni gay vanno bene. Cambia solo il linguag­gio della stessa missio­ne. Si sente meno par­lare di ragione e rela­tivismo e più di coscienza, mi­sericordia e povertà che pure appartengono alla tradizione cristiana». Assai critico sulla predicazione di Bergoglio si mostra invece Sandro Magi­ster, vaticanista dell’ Espresso e titolare del seguitissimo blog Settimo cielo . Se l’obiettivo del­l’omelìa di Bergoglio «era colpi­re quelle sistematizzazioni del pensiero cristiano che lui vede come una sorta di gabbia che imprigiona il nucleo vivo e in­fuocato del pensiero cristiano stesso, a mio giudizio questa preoccupazione è senza fonda­mento perché il problema del­la Chiesa negli ultimi decenni è stato opposto. Ovvero quello di essere smarrita, disancorata dai suoi fondamenti. Proprio per cercare di rispondere a que­sta crisi ci sono stati i pontifica­ti di Giovanni Paolo II e più an­cora di Benedetto XVI. In parti­colare Ratzinger ha cercato di dare un’architettura organica al pensiero cristiano.L’annun­cio del vangelo non è innanzi­tutto l’annuncio della miseri­cordia di Dio, ma anche il prolo­go del vangelo di Giovanni do­ve si parla del Logos che si fa carne. Purtroppo - conclude Magister - leggere il vangelo di Giovanni non è come ascoltare le prediche di Bergoglio. Sono molto diffidente della solidità di questo consenso che avvol­ge il Papa. Perché mi pare co­struito con una predicazione che ha sempre schivato i punti contestabili». Di giudizio oppo­sto è padre Livio Fanzaga, il di­rettore di Radio Maria che non vuole tornare sulla sospensio­ne di Gnocchi e Palmaro: «Nel­la meditazione a Santa Marta c’è l’impostazione spirituale di fondo di Francesco, che è poi l’unica cristiana. La fede è l’incontro con la persona di Cri­sto risorto, e quindi con la sua tenerezza, il suo amore, la sua mitezza. Questo incontro tra­sforma la vita. La persona di Cri­sto è al centro e la dottrina cri­stiana deve sempre portarci a questo centro irradiatore di vi­ta. Se manca questo il cristiane­simo scade a ideologia e morali­smo. Questo succede quando gli intellettuali cattolici smetto­no di incontrare Dio nella pre­ghiera. Francesco fa quello che Gesù ha detto a Pietro: “Pasci le mie pecorelle”. Credo che Be­nedetto XVI, il Papa emerito, sia lui per primo felicissimo del dono che Dio ha fatto alla chie­sa con papa Francesco».