Carla Reschia, la Stampa 19/10/2013, 19 ottobre 2013
IL SOFFIO DELLA BORA DIVENTA UN LA-BORA-TORIO
Imprevedibile, selvaggia, spensieratamente distruttiva, la Bora è un vento femmina che, come molte «cattive ragazze», ha più innamorati che detrattori. A Trieste se la coccolano, nonostante i periodici, inevitabili sconquassi provocati dal suo soffio da Est-NordEst, e le hanno dedicato una via e ora anche un museo.
Che per essere consacrato alla più volatile delle essenze è uno spazio straordinariamente zeppo di oggetti: oltre 200 libri, strumenti eolici, video, giochi, manifesti, souvenir d’epoca, venti in bottiglia, omaggi d’autore, anemometri, tabelle… Un laboratorio. Anzi un La-Bora-torio, come scrive sul sito dell’associazione Museo della Bora (www.museobora.org) il presidente Rino Lombardi, triestino di origini lucane, pubblicitario a Milano, rimpatriato per nostalgia e appassionata guida per adulti e ragazzi alla scoperta dei mille contenuti dell’esposizione.
Meta di scolaresche, viaggiatori e appassionati il «Magazzino dei venti» di via dei Giustinelli, dietro le Rive, è però solo una parte, immediatamente spendibile, del progetto che prevede, in un futuro che si spera maggiormente generoso di finanziamenti (per ora è tutto privato), un’esposizione in più sale e una serie di eventi mondani, culturali e scientifici. Ogni estate, già da 11 anni si tiene sul Carso «Girandolart», una festa all’aria aperta dove con la bora, che sempre onora della sua presenza la manifestazione, si gioca, si pedala, si creano oggetti utili e ludici.
Un viaggio iniziato nel 1999 grazie all’archivio del meteorologo Silvio Polli, grande studioso della Bora, e che dal 2004 raccoglie nello spazio espositivo testimonianze e documentazione, dalle citazioni letterarie, da Stendhal e Handke, alle canzoni, cartoline, reperti e perfino pareri sanitari: secondo il dottor Luzzati, medico ottocentesco, la Bora «diminuisce le escrezioni, ravviva l’appetito, accelera la digestione, e poiché sotto il medesimo rinchiude una maggior copia di gas ossigeno, accresce l’energia del sistema polmonare e sanguigno…».
I nostalgici e gli studiosi, qui, hanno modo di fare confronti anche visivi tra eventi che si ripetono puntuali: il Tir che due inverni fa, nei già leggendari 15 giorni consecutivi di Bora «scura» a oltre 160 km orari si ribaltò in pieno centro, in vista di piazza Unità, e la motrice del tram rovesciata in riva al mare in un altro inverno da tregenda, quello del 1929. I foresti, e i viaggiatori, possono invece approfondire le loro conoscenze sui vari tipi di Bora e di vento e aderire al progetto «Centoventi», che propone un ideale gemellaggio tra tutti i venti del mondo: «Dalla Tramontana di Cupramontana al Mistral provenzale, dal Libeccio di Viareggio al Ponentino romano al Meltemi, fino alle brezze più esotiche e lontane dell’Africa e dell’Asia».
L’archivio ne ospita già 120 (compreso uno della Val di Susa donato dal meteorologo Luca Mercalli), frutto dell’attività di tanti ambasciatori eolici sparsi per tutta l’Europa, contenuti nei ricettacoli più disparati, dalle bottiglie di plastica al vetro soffiato alle lattine.
Altre iniziative arriveranno, promette alla fine del giro Rino Lombardi. «Perché il vento porta nuove idee - spiega - perché il vento è vita».