Barbara Ganz, Il Sole 24 Ore 19/10/2013, 19 ottobre 2013
ADDIO AL RIGASSIFICATORE DI TRIESTE
TRIESTE
Tecnicamente è un "preavviso di rigetto": non ancora la mossa definitiva, ma un passo significativo del ministero dell’Ambiente verso la revoca della concessione per il rigassificatore di Zaule, Trieste. La Via era stata concessa nel 2009.
Dieci giorni di tempo
Ieri è scaduta la sospensione di sei mesi della Valutazione di impatto ambientale (Via): la decisione era stata presa lo scorso aprile dai ministri dell’Ambiente, Clini, e dei Beni culturali, Ornaghi. In questo arco di tempo, non si è verifica alcuna delle condizioni indicate dal decreto: la multinazionale spagnola Gas Natural – autrice del progetto che prevede un investimento a capitale privato superiore ai 500 milioni per la costruzione di un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto che, riportato allo stato gassoso, doveva essere immesso nella rete nazionale attraverso il gasdotto Zaule-Villesse – non ha presentato proposte di localizzazioni alternative. Dal canto suo l’Autorità portuale di Trieste non ha affatto rivisto al ribasso le stime di traffico che l’avevano portata, a fine 2012, a sostenere l’incompatibilità fra la progettata infrastruttura e le prospettive di sviluppo dello scalo. Al contrario, secondo gli ultimi dati forniti «con un +60% di aumento nei teu (la misura standard di volume dei container, ndr) dal primo semestre 2010 al primo semestre 2013, il trend positivo prosegue». Gas Natural ha ora 10 giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni.
Le mosse dell’Europa
Nei giorni scorsi, il sito di Zaule era stato cancellato dalla lista Ue dei progetti prioritari energetici per l’Italia: «Un premio alla posizione della nuova amministrazione del Friuli Venezia Giulia, che ha da subito e con forza espresso contrarietà a questo impianto», ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Sara Vito. «Infrastrutture che hanno un impatto ambientale e conseguenze dirette sul futuro delle attività produttive devono essere ponderate fin dall’inizio con attenzione e in una logica di dialogo transfrontaliero. Siamo favorevoli a una strategia europea che punti a fornire energia a costo più basso per il sistema produttivo e per i cittadini, ma non possiamo accettare che la Regione subisca imposizioni dall’alto». Resta il sì europeo a un rigassificatore «in Alto Adriatico», la cui collocazione dovrà essere decisa in accordo tra il governo italiano e quello sloveno. La contrarietà della Slovenia al progetto Zaule è stata ribadita in ogni occasione, così come la necessità di trovare una soluzione condivisa, emersa durante gli ultimi incontri fra il premier Letta e il primo ministro sloveno Alenka Bratusek, prima a Bled e poi a Venezia.
Nell’elenco dei 248 progetti definiti prioritari per le connessioni energetiche rientra invece il terminal metanifero di Castelmuschio (Omisalj), isola di Veglia: la presenza nella lista europea è la condizione per candidare i progetti ai fondi comunitari. Sullo sfondo resta la questione dell’ormai probabile contenzioso: il prossimo 19 marzo il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso di Gas Natural contro la sospensiva della Via. Una decisione ormai praticamente superata dalla mossa del ministero, ma l’azienda spagnola ha già fatto sapere di «riservarsi di valutare progressivamente l’approccio attraverso cui tutelare i propri diritti». Il provvedimento di sospensione dei sei mesi, non prorogabile, secondo la multinazionale avrebbe dovuto perdere efficacia dal 18 ottobre 2013, «facendo automaticamente tornare pienamente valido ed efficace il decreto Via del 2009, facendo ripartire l’iter autorizzativo da dove era stato interrotto».
Il gap energetico
Quasi dieci anni – la presentazione al ministero delle Attività produttive dell’istanza di avvio del procedimento autorizzativo risale al 1. luglio 2004 – per decidere sul rigassificatore di Zaule, altrettanti per l’elettrodotto Redipuglia Udine Ovest: il tutto in una regione che, ricorda il presidente degli industriali triestini Sergio Razeto «essendo terra di confine paga bollette più care nell’ordine del 30% rispetto alla Slovenia e all’Austria».
Il progetto – un investimento Terna da 100 milioni, destinato a produrre 60 milioni annui di risparmi per gli utenti del sistema elettrico – è stato approvato dal ministero dello Sviluppo economico nel marzo 2013. Un mese fa la Giunta regionale ha sospeso per 90 giorni l’esecuzione della delibera approvata il 18 aprile 2013 con lo schema di convenzione tra la Regione e Terna Spa e le misure di compensazione per i comuni interessati. Una settimana fa la nuova firma e l’annuncio dell’avvio dei cantieri nelle prossime settimane – 24 mesi di durata stimata, lavoro per 10 imprese e 340 persone – ma da Cisl e Uil Udine è arrivata la richiesta di «riaprire i giochi», mentre il sindacato regionale Elettrici Cisl si smarca e parla di "opera strategica per il NordEst". «Non rimettiamo in discussione ancora una volta progetto e tracciato: dopo un decennio anni di discussione, oltre centro incontri istituzionali, seminari e convegni tutti, ma proprio tutti, hanno potuto dire la loro – attacca il presidente di Confindustria Udine Matteo Tonon – Quest’opera è essenziale per l’efficientamento energetico della Regione. A chi è contrario a prescindere chiedo se questo atteggiamento corrisponda alle esigenze dell’impresa e del lavoro».