Adriano Melchiori e Gianfranco Ursino, Il Sole 24 Ore 19/10/2013, 19 ottobre 2013
COOP, TUTTO QUELLO CHE I SOCI PRESTATORI DEVONO SAPERE
Pagine a cura di Adriano Melchiori e Gianfranco Ursino
La fiducia dei soci è linfa vitale per una Coop. Un attestato di stima che è tutto espresso negli 11 miliardi depositati nei prestiti sociali (anche se sarebbe più appropriato chiamarli libretti di risparmio per i soci), che rappresentano il vero motore per il funzionamento delle cooperative di consumatori che operano con il marchio Coop. Ma la fiducia va conquistata e conservata con fatti concreti e con la massima trasparenza.
Il socio che affida i suoi risparmi alla cooperativa, per sostenerne lo sviluppo, ha diritto di sapere come sono utilizzati. Rispetto alle inchieste condotte da Plus24 sui bilanci 2010 e 2011 dell Coop (si vedano le pubblicazioni del 4 febbraio e del 29 dicembre 2012, nonché del 12 e 26 gennaio 2013) solo Coop Lombardia si è aggiunta a Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense nella lista delle cooperative che mettono a disposizione sul proprio sito internet l’intera informativa di bilancio. Per le altre grandi Coop, i buoni propositi espressi dopo le precedenti inchieste sono rimasti per il momento lettera morta. Un deficit di informazione e trasparenza che non va nella direzione dell’ostentata attenzione ai quasi 8 milioni di soci (di cui 1,2 milioni anche prestatori) rimarcata negli slogan delle Coop. Non si è credibili se non si rendono facilmente recuperabili i bilanci e tutta la documentazione relativa al prestito sociale, comprese le policy d’investimento e di gestione dei rischi.
Anche perché dai bilanci consolidati 2012, emerge chiaramente il peso della finanza rispetto a quello della gestione commerciale: prestiti dei soci anche superiori al 150% del fatturato (Coop Nordest) e al 125% delle attività finanziarie (Unicoop Firenze), oppure pari a 4,9 volte il patrimonio consolidato (Unicoop Tirreno).
Volumi di raccolta di risparmio che surclassano quelli dell’80% delle banche italiane: con i suoi 2,4 miliardi di prestiti, infatti, Unicoop Firenze si collocherebbe, per raccolta, fra le migliori 100 delle 693 banche italiane. Prestiti gestiti senza alcun presidio di vigilanza finanziaria e privi di un sistema di garanzia a favore dei depositanti. Il ruolo di tutela è assegnato al solo patrimonio aziendale, peraltro completamente investito in immobili e beni strumentali che in caso d’insolvenza si deprezzano in modo considerevole. Banca d’Italia ha già fatto sapere, rinviando la palla al ministro dell’Economia, che non può intervenire nemmeno per il solo ripristino della trasparenza informativa e contrattuale. Che cosa deve succedere perché il quadro delle regole e dei limiti sia adeguatamente ridefinito? Occorre attendere altri "imprevedibili" crack, come quelli descritti a pagina 6? Anche perché dai dati esposti in alto, estratti dagli ultimi bilanci disponibili delle nove grandi Coop, emerge con evidenza non solo l’impatto della crisi sulla gestione commerciale e sull’ammontare delle somme raccolte (-7%), ma anche quello delle svalutazioni (spesate, ma ne rimangono anche di latenti) sugli investimenti della cosiddetta “finanza strategica”.