VARIE 19/10/2013, 19 ottobre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - BERLUSCONI INTERDETTO PER DUE ANNI
REPUBBLICA.IT
MILANO - Silvio Berlusconi è stato condannato a due anni di interdizione dai giudici della Corte di Appello di Milano chiamati a rimodulare al ribasso la pena accessoria relativa all’inchiesta sui diritti tv. Il collegio presieduto da Arturo Soprano ha accolto la richiesta del procuratore generale, Laura Bertolè Viale, e ha condannato l’ex premier a due anni di interdizione dai pubblici uffici.
Il ricalcolo arriva dopo la decisione della Cassazione del primo agosto scorso e modifica la durata dell’esclusione dai pubblici uffici inflitta all’ex premier in primo e secondo grado. La richiesta della difesa di ridurre ad un anno la pena accessoria è stata dunque respinta. Dopo il deposito delle motivazioni, atteso entro 15 giorni, Berlusconi potrà ricorrere in Cassazione contro il verdetto e il suoi avvocato Niccolò Ghedini ha già fatto sapere di esser pronto a fare ricorso. "Ho sentito al telefono Berlusconi. Il nostro leader è forte e determinato come sempre. Siamo tutti con lui, impegnati, oggi più che mai nella ricostruzione di un centrodestra, moderno, competitivo. Il nostro progetto va avanti e non sarà toccato da una sentenza che non priverà un leader del suo popolo e quel popolo del proprio leader", ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano. "La sentenza della Corte d’Appello di Milano altro non fa che rimodulare la pena accessoria, secondo quanto indicato nel dispositivo della sentenza della Corte di Cassazione. Bisogna rispettare questa pronuncia come qualsiasi altra sentenza", ha detto Danilo Leva, responsabile nazionale Giustizia del Pd.
Condividi
Ghedini. "Non avrebbe dovuto trovare ragione la pena interdittiva per le due questioni di legittimità costituzionale da noi sollevate, in particolare quella relativa al contenzioso fiscale, essendo stato fatto un accertamento con adesione - ha detto Ghedini - e avendo Mediaset versato a settembre circa 11 milioni" per le due annualità, 2002 e 2003, relative alla frode fiscale contestata al Cavaliere".
In aula, per la difesa dell’ex premier, oggi era assente il professor Franco Coppi. Al suo posto c’era il collega di studio Roberto Borgogno. La decisione della Corte d’appello non incide sul percorso già intrapreso dalla Giunta per le elezioni del Senato che, sulla base della legge Severino, ha chiesto all’aula di votarne la decadenza dallo scranno di palazzo Madama. Dopo che la Giunta per il regolamento avrà sciolto, presumibilmente già il 29 ottobre, il nodo voto palese-voto segreto, sarà l’aula a pronunciarsi pro o contro la proposta della Giunta per le elezioni.
Le reazioni. Una sentenza, quella di oggi, che suscita diverse reazioni. "Evitiamo di scaricare sui magistrati i nodi del sistema politico - ha detto il vice presidente del Csm, Michele Vietti - .Prendo atto che ancora una volta in qualche modo la politica ha finito per delegare alla magistratura la risoluzione dei problemi". Un commento che non piace in casa Pdl. "Le dichiarazioni rilasciate da Vietti" "denotano la sua totale incoscienza dei problemi afferenti al rapporto fra l’ordine della magistratura e la democrazia", ha detto il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi.
"Sappiano i giudici che potranno anche decidere sull’interdizione di un politico, ma non potranno mai mettere a tacere la leadership di colui che continua e continuerà a rappresentare nel Paese la maggioranza degli italiani", aggiunge Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera. Attacca i giudici di Milano anche Fabrizio Cicchitto (Pdl), presidente della commissione Esteri della Camera che dice: "Con Berlusconi a Milano spesso c’è la perfetta identificazione tra magistratura inquirente e magistratura giudicante il che manda a pallino lo Stato di diritto". Il senatore Pdl e componente della Giunta, Lucio Malan, lancia un appello: "Non si calendarizzi in aula il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi perchè con la decisione dei magistrati di Milano bisogna aspettare che diventi definitiva l’interdizione. Una misura che, a questo punto, prevarrebbe sull’iter di una legge che andrebbe abrogata. Se c’è "in contemporanea la proposta di cambiare la legge Severino per riscriverla decentemente basta non calendarizzare in Aula". Punta a una riflessione sulla legge Severino anche il ministro delle Riforme istituzionali, Gaetano Quagliariello: "La legge Severino prevede un’interdizione di sei anni, che è il triplo. In questo caso la legge dà al condannato un’interdizione che è tre volte la sentenza - ha detto . Forse porsi il problema di una riflessione su quella legge". "Berlusconi è stato utile al paese. Avrebbe dovuto essere più cattivo, più cinico e ora - ha detto Fedele Confalonieri, presidente Mediaset - paga questo atteggiamento".
Condividi
Scendono in campo anche le pidielline vicine al Cavaliuera. "Beato il popolo che non ha bisogno di eroi. E di martiri. E’ paradossale che nella patria di Cesare Beccaria ancora non si sia raggiunta la democrazia piena e si debba assistere sgomenti all’uso politico e barbarico della giustizia che vorrebbe estromettere il leader del maggiore partito di centrodestra per via giudiziaria", attacca Daniela Santanchè. "Noi non crediamo assolutamente che ci sarà una conseguenza sul governo perché Silvio Berlusconi ha tenute distinte le vicende personali da quelle di governo", dice il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo.