Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 19 Sabato calendario

VIERI CERIANI SCAVA LA FOSSA A FASSINA


«Se la questione è solo di metodo, allora probabilmente la risolviamo in pochi giorni» dice un pezzo da novanta del ministero dell’Economia. La questione è quella di Stefano Fassina: il viceministro Pd ha minacciato le dimissioni. Non ha gradito, appunto, il metodo con cui sta prendendo forma la legge di stabilità. Fassina ha la delega sul fisco, ma di fatto è stato tagliato fuori dalle scelte strategiche sulla manovra. «Il clima era teso da tempo» spiegano a via Venti Settembre. «La finanziaria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso». L’esponente del Partito democratico attende il rientro dagli Stati Uniti di Enrico Letta per un chiarimento faccia a faccia. Letta ha detto che parlerà col viceministro ed è convinto di uscire dal confronto «più forte di prima ». In attesa del premier dagli States, comunque, la bomba Fassina agita il Governo e la strana maggioranza. E dentro il Pd si registra qualche crepa. Il titolare dello Sviluppo economico, Claudio Zanonato, non si è nascosto: «Quando la domanda supera le disponibilità si creano difficoltà inevitabili» ha dichiarato facendo capire che le richieste del viceministro sono eccessive (Fassina era contrario all’aumento dell’Iva dal 21 al 22). Solite coltellate democrat. C’è dell’altro. Che ha nome e cognome: Vieri Ceriani. Si tratta del consigliere fiscale del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Entrambi provengono dalla Banca d’Italia. Ma Ceriani al Tesoro è arrivato prima di Saccomanni, visto che è stato sottosegretario nell’Esecutivo di Mario Monti. L’attuale ministro lo ha voluto trattenere a via Venti Settembre e non potendolo confermare coi galloni di sottosegretario, lo ha imbarcato come consulente esterno. E qui nasce l’equivoco di fondo. Perché Ceriani in questa nuova veste - ecco cosa non digerisce Fassina e, dietro le quinte, pure altri pezzi da novanta del ministero - ha mantenuto le vecchie prerogative ed è così diventato il regista della legge di stabilità oltre che di tutti i provvedimenti chiave di Saccomanni. Che avalla questa impostazione. Non si tratta di gelosie, spiegano. I detrattori gli rimproverano anche il filo diretto con le lobby di banche e grandi industrie. Competenze extra large, insomma. «La sua casella di posta elettronica è intasata di email provenienti da Abi e Confindustria » dice una fonte ben informata.