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 2013  ottobre 19 Sabato calendario

CINQUANT’ANNI DI INCOMPIUTE: LE 400 GRANDI OPERE FANTASMA


Mezzo secolo. A tanto arriva­no in Italia i tempi di attesa di opere infrastrutturali, per lo più ormai considerate lettera mor­ta. Pochi giorni fa il Paese ha cele­br­ato il primo test del Mose di Ve­nezia ( iniziato 10 anni fa e che sa­rà ultimato tra altri 3, per un co­sto previsto di 5,5 miliardi). Un’opera indiscutibilmente grandiosa e simbolo del nostro sapere ingegneristico, ma il bi­lancio italiano dei grandi lavori potrebbe difficilmente essere peggiore, a causa delle raffica di «in­compiute » che rap­pr­esentano la vergo­gna di un Paese pre­cipitato all’82esima posizione nelle clas­sifiche mondiali. Se­condo Confesercen­ti- Ref, l’Italia figura nel ranking infra­strutture dopo il Kenya,l’Uruguay e il Botswana. Paesi lon­tani, realtà diverse. Ma i conti non torna­no nemmeno nel confronto europeo: la Francia è al quinto posto, la Germania al nono, il Portogal­lo all’undicesimo, la Spagna al diciottesi­mo come spes­a pro­capite per infrastrut­ture.
D’altra parte, da Nord a Sud, basta guardarsi intorno per individuare can­tie­ri a cielo aperto la­sciati a metà, o mai cominciati. Spesso per ragioni economi­che, o a causa della complessa normativa sugli ap­palti, ma sempre di più per la cre­scente opposizione di ambien­talisti e movimenti sociali che battagliano al motto «Nimby» (Not in my back yard, Mai nel mio giardino).
Una stima ufficiale di tutte le opere mancate non c’è ancora, anche se il governo, nel tentati­vo di mettere ordine, ha creato un’anagrafe nazionale in cui gli enti locali stanno facendo con­fluire elenchi dettagliati. È stato comunque già tentato un «censi­mento » e le organizzazioni go­vernative e non, che si sono ci­mentate, parlano di almeno 400 casi eclatanti e di miliardi sper­perati, con una forte concentra­zione in Sicilia. Tuttavia, al di là dei casi più noti, come il Ponte sullo Stretto di Messina, un viag­gio virtuale per l’Italia non ri­sparmia nessuno.
In Lombardia, sono ormai sto­ria i casi di Brebemi (in corso da 16 anni) e di Tem (9 anni), man­cano poi il 50% delle opere per l’Expo 2015:dai completamenti stradali a nuo­ve tratte della metropolita­na. A Cantù, in provincia di Como, la squa­dra di basket campione d’Italia gioca in trasferta da oltre 40 anni, perché il palazzetto che dovreb­be ospitarla non riesce a vedere la luce. E non va meglio in Friuli, dove, a causa del patto di stabili­tà milioni e mi­lioni­sono con­gelati e le ope­re ferme. Tra i lavori bloccati ci sono il cosid­detto «mini Mose» del Vil­laggio del Pe­scatore e nel comune di Muggia (Trieste) sono al palo i progetti di ristrutturazione del­lo stadio e la riqualificazione del­la costa. In Veneto,la punta del­l’iceberg è sempre la Pedemon­tana Veneta sottoposta a conti­nui stop and go. Anche in Lagu­na, a Venezia, non mancano gli esempi con il progetto del Pala­cinema lanciato nel 2006 ma fi­nito nel nulla. Così come la ri­qualificazione dell’ex ospedale al Mare. Quasi come a Genova, dove il Terzo Valico sta prenden­do le mosse in questi giorni do­po oltre trent’anni. Scendendo nel centro Italia, è evidente la mancanza di linee ad alta veloci­tà sulle dorsali adriatiche e tirre­niche. In Toscana, il sito della re­gione segnala oltre 1.000 opere (per 2,7 miliardi) da portare a termine. E tra quelle fantasma, la più suggestiva è il planetario di Lucca lasciato a metà dopo es­sere stato finanziato per 1,5 mi­lioni. A Roma, oltre alla «metro c», spicca la Città dello sport di Tor Vergata, cantiere a cielo aperto dai tempi della giunta Veltroni.
Sfogliando il libro bianco sui Trasporti, ci si imbatte poi in al­tre incompiute eccellenti: l’au­tostrada Roma- Latina (in corso da 11 anni), il colle­gamento Montesil­vano- Collecorvino (27 anni), la trasver­sale Fano-Grosseto (50 anni).A Sud,l’au­tostrada Ragusa- Ca­tania ( 11 anni), il po­lo di interscambio Striano-Palma Cam­pania (9 anni) e il completamento del­la Bari-Matera (10 anni). Strade a par­te, in Sicilia il comu­ne di Giarre (Cata­nia) si è guadagnato il titolo di capitale dell’incompiuto gra­zie a una dozzina di opere mai termina­te: tra queste, uno stadio di polo ai pie­di dell’Etna. A Lame­zia, infine, dagli an­ni Settanta un ponti­le si protendeva per 640 metri: avrebbe dovuto servire l’im­pianto chimico del­la Sir. È crollato un anno fa senza aver servito una nave.
Nell’elenco an­drebbero poi ricom­prese le tante infrastrutture bloccate dagli ambientalisti e dai movimenti «Nimby»: nel 2012 i progetti contestati sono stati 354 (+7% sul 2011). Tra le opere più controverse, si anno­verano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eoli­ci ( 32). Dal punto di vista geogra­fico si contesta maggiormente nel Nord Est, segue il Centro e il Nord Ovest. In termini assoluti, la Lombardia è la regione più ostacolata con il 14,7% dei casi.