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 2013  ottobre 19 Sabato calendario

UN FUNERALE E L’ODIO FUORI TEMPO MASSIMO


CIÒ CHE impressiona nella vicenda Priebke (ma non solo in quella, penso per esempio alla legge recentemente votata dal Parlamento ungherese che vieta ai clochard di dormire di notte per strada, cosa che non si era vista mai, nemmeno nei “secoli bui”, anzi tantomeno nei “secoli bui”) è la progressiva scomparsa di qualsiasi forma di pietas nel cosiddetto mondo civilizzato, nella “cultura superiore”, insomma nell’Occidente inteso in senso lato.

Quando parlo di pietas non intendo la “misericordia” che Papa Bergoglio ha sempre in bocca, perché in materia di onoranze funebri la Chiesa cattolica non è stata mai, e non è, misericordiosa. Il diritto canonico attualmente vigente le vieta per “apostati, eretici, scismatici, per chi ha scelto la cremazione per ragioni contrarie alla fede cristiana, per i peccatori manifesti il cui funerale darebbe pubblico scand a l o”. Le vieta tuttora, almeno formalmente, ai suicidi che pur sono persone che, per arrivare a un atto così estremo, devono aver sofferto parecchio (“Perché dei suicidi non hanno pietà” canta Fabrizio De André nel brano in ricordo di Tenco). Nel Medioevo i suicidi potevano essere sepolti solo in terra sconsacrata. Ciò di cui parlo qui è la pietas intesa in senso latino, virgiliano.

A Nerone, l’imperatore “maledetto” condannato alla damnatio memoriae, nessuno si sognò di negare i funerali che furono pagati, con 200 mila sesterzi, dalle sue nutrici Egloge e Alessandra. Nessuno si sognò di negargli una tomba. E per trent’anni e più il popolino di Roma, che amava questo imperatore che lo aveva difeso contro gli aristocratici latifondisti e fannulloni, continuò, indisturbato, a portare fiori su quella tomba.

A tutt’oggi esiste in Roma un luogo chiamato “Tomba di Nerone”, anche se il tumulo e i resti mortali dell’imperatore non ci sono più, inghiottiti dal tempo. Catilina era “il pericolo pubblico numero uno” per lo Stato romano. Ma dopo che fu sconfitto in un’epica battaglia (3.000 catilinari contro 18 mila soldati regolari) il suo corpo fu restituito agli anziani genitori. Quello di Bin Laden è stato scaraventato in mare, come un sacco di patate, dagli americani.

La vicenda Priebke non interroga quindi la Chiesa, ma lo Stato italiano e la sua società. Un paese civile non rifiuta funerali e una dignitosa sepoltura a nessuno, foss’anche il peggiore dei criminali.

IN UN PAESE civile non si dovrebbe assistere a un’oscena gazzarra, con sputi, calci, urla, contro un feretro, come è accaduto l’altro giorno ad Albano Laziale, cosa, anche questa, mai vista, se si eccettua, forse, lo scempio di Piazzale Loreto, ma allora, almeno, si era ancora vicinissimi alla guerra. Sono scene che si commentano da sole. “Così ci mettiamo sullo stesso piano dei nazisti” ha commentato, intervistato dal tg di Sky, un tranquillo cittadino romano, sulla quarantina, che non aveva affatto l’aria del naziskin. Quando in agosto centinaia di ebrei romani strinsero d’assedio l’abitazione di Priebke per impedirgli di festeggiare il suo centesimo compleanno, concludevo così il mio intervento sul Gazzettino (3/8): “A me questo accanimento, a 70 anni di distanza dai fatti, contro gli ectoplasmi del nazismo, queste larve oggi totalmente inermi, fa venire i brividi. Mi sembra di cogliervi lo stesso spirito di rappresaglia e di vendetta per cui abbiamo giustamente condannato i nazisti. E a questo punto mi chiedo chi siano, oggi, i veri ‘nostalgici dell’odio’”.