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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Mario Monti
Il Ministro degli Interni è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro degli Esteri è Giulio Terzi di Sant’Agata
Il Ministro della Giustizia è Paola Severino
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Vittorio Grilli
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Francesco Profumo
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Elsa Fornero
Il Ministro della Difesa è Giampaolo Di Paola
Il Ministro dello Sviluppo economico è Corrado Passera
Il Ministro delle Politiche agricole è Mario Catania
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Corrado Passera
Il Ministro della Salute è Renato Balduzzi
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Lorenzo Ornaghi
Il Ministro dell’ Ambiente è Corrado Clini
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali, turismo e sport è Piero Gnudi (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Fabrizio Barca (senza portafoglio)
Il Ministro della Cooperazione internazionale e integrazione è Andrea Riccardi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Filippo Patroni Griffi (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Dino Piero Giarda (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Appena s’è saputo che anche Paolo Scaroni, l’a.d. dell’Eni, era finito nel mirino della magistratura, sono stato assediato da parenti e amici, nessuno dei quali sa per chi votare, e tutti stremati, adesso, dalla seguente domanda: dopo Mps, dopo Finmeccanica, dopo Ligresti e dopo Fiorito, esiste ancora qualche azienda o qualche istituzione, in Italia, del tutto esente dalla possibilità di un avviso di garanzia, di un’inchiesta, di un titolo di giornale carico di sospetto?

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Che è successo a Scaroni?

Le riferisco quello che pensano i pm, le ricordo come al solito che la verità vera non potrà essere proclamata prima di un processo e che fino a quel momento sono tutti innocenti. Quello che i magistrati suppongono è questo: poiché il governo algerino voleva aumentare la produttività del giacimento di Menzel Ledjement Est, l’Eni e la sua controllata Saipem si fecero avanti per ottenere la commessa. Si trattava di un business da 11 miliardi di dollari e, secondo i giudici, per persuadere gli algerini i nostri ricorsero alla mediazione di una società di Hong Kong – la Pearl Partners Limited – alla quale versarono 197 milioni di euro, lasciando poi che fosse la Pearl a ungere, con quei soldi, tutto ciò che c’era da ungere. Il titolare di questa Pearl eccetera è Farid Noureddine Bedjaoui, nipote di un ex ministro degli Esteri di quel paese, ed è noto a tutti che in Algeria, se non si passa per Bedjaoui, non si combina niente. Ci sono state perquisizioni negli uffici dell’Eni di Milano e di San Donato Milanese e altre perquisizioni in casa dell’amministratore dell’Eni in viale Majno, sempre a Milano. L’affare si sarebbe chiuso attraverso cinque incontri, a uno dei quali avrebbe preso parte anche Scaroni. Piero Franco Tali, vicepresidente e amministratore delegato di Saipem, e Alessandro Bernini, direttore finanziario, si sono già dimessi. Pietro Varone, direttore dell’area Engineering &Construction, è stato sospeso. L’ex moglie di Varone ha una tenuta agricola in società con Bedjaoui. Qui sarebbero arrivati versamenti sospetti. Saipem avrebbe operato a Menzel con l’azienda di stato algerina Sonatrach. Il caso avrà forse conseguenze anche laggiù ed è probabile che perderemo la commessa di 11 miliardi, il che spiega anche il crollo in Borsa di Saipem, pochi giorni fa. Tra gli operatori c’è sempre qualcuno che sa le cose prima degli altri.  
Si poteva ottenere una commessa simile senza ungere ruote?

Direi di no. Dal tempo della tangente Eni-Petromin, risalente alla fine degli anni Settanta, sappiamo che non si opera sui mercati orientali senza stringere in mano parecchi biglietti di banca. Trent’anni fa lo scandalo scoppiò perché la parte italiana della tangente era finita alla sinistra socialista, e ai craxiani – rimasti a bocca asciutta – la cosa non era andata giù. Stavolta chi ha dato fuoco alle polveri? I magistrati che indagano sono Fabio De Pasquale, Giordano Baggio e Sergio Spadaro.   • 
Come spiega questa esplosione a catena di scandali?

Sotto certi aspetti è un’esplosione persino tardiva. Sto parlando del Monte dei Paschi. Ieri Draghi è intervenuto duramente in difesa dell’operato della Banca d’Italia ed è comprensibile, dato che tutte le vicende tirate fuori dalla magistratura risalgono all’epoca in cui era governatore della Banca d’Italia. Le riferisco tra virgolette quello che ha detto: «C’è un rapporto dettagliato della Banca d’Italia, che ha fatto tutto quello che doveva e ha agito velocemente, nell’ambito delle sue competenze legali. L’operato fu corretto, lo ha riconosciuto anche il Fondo Monetario: c’è il rapporto del team di valutazione finanziaria del Fmi, secondo il quale l’azione di Bankitalia fu tempestiva e appropriata». Draghi aggiunge che i governatori delle banche centrali «dovrebbero avere il potere di rimuovere i manager».  
Difesa corretta?

Sì. Il rapporto della Banca d’Italia sui rischi a cui si stava esponendo Mps esiste ed è già chiaro. Ma è stato ignorato da chi avrebbe dovuto prenderlo in considerazione. Forse Bankitalia avrebbe potuto lanciare un allarme più forte in occasione dell’operazione Antonveneta...  
Sta accusando la magistratura?

Vittorio Feltri ha osservato che per molto meno, quando si tratta di Berlusconi, i telefoni dei sospettati vengono messi sotto controllo. Anche le denunce di Antonio Rizzo, il funzionario di Dresdner che ha rivelato l’esistenza della banda del 5%, risalgono al 2008. Nessuno le ha prese in considerazione. Oppure il bubbone era ancora più grosso e non si poteva farlo scoppiare? Con la Lutifin di Lugano, come abbiamo già scritto, hanno fatto affari un po’ tutti in Italia e in Europa, benché avesse un curriculum ridicolo per il livello dei suoi clienti. Ma sa qual è la cosa che ci deve far riflettere? Che anche Mps nel 2010 fu sottoposta a stress test da parte di quei cerberi della Committee of European Banking Supervisors. Lo stress test doveva verificare la solidità delle grandi banche europee e renderci certi che sarebbero stata capace di superare le crisi. Vuole saperlo? I senesi, benché già con l’acqua alla gola, superarono l’esame a pieni voti. (leggi)

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